Politica
Casa al Colosseo: assolto Scajola. L'ex ministro: «Ho sempre detto la verità»
ROMA, 27 GENNAIO 2014 - Claudio Scajola, l’ex ministro dello Sviluppo Economico, è stato assolto dal Tribunale di Roma dall’accusa di concorso in finanziamento illecito per la compravendita della casa romana di via Fagutale, vicino al Colosseo.
«Il fatto non costituisce reato» si legge nella sentenza pronunciata dal giudice Eleonora Santolini, che pone fine ad una vicenda che scoppiò in maniera eclatante nel maggio del 2010, quando l’ex ministro Scajola fu costretto a rassegnare le proprie dimissioni, lasciando il Viminale, prima di essere iscritto nel registro degli indagati, nell’agosto del 2011.
I pm Ilaria Calò e Roberto Felici avevano formulato una richiesta di 3 anni di condanna, sia per Scajola, sia per l’altro indagato, l’imprenditore Diego Anenome che è stato prosciolto per intervenuta prescrizione, ed il pagamento di una maxi multa di due milioni di euro. Sempre secondo l’accusa, Anemone avrebbe pagato, mediante l’architetto Angelo Zampolini, parte della somma, circa 1,1 milioni di euro su 1,7 milioni, versata nel luglio del 2004 da Claudio Scajola al fine di acquistare l’immobile e avrebbe successivamente dato centomila euro per i lavori di ristrutturazione dell’appartamento.
Ricostruzione, questa, che fu smontata dalla difesa in quanto, come si legge nei verbali, «le prove documentali e testimoniali emerse durante il processo hanno rivelato la superficialità e l'inesattezza delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza».[MORE]
Dopo la lettura dell’odierna sentenza, l’ex ministro Scajola, visibilmente commosso, ha espresso la propria felicità e soddisfazione: «Ho sempre detto la verità e questo processo non doveva neanche cominciare perché era tutto prescritto: la decisione del giudice di assolvermi assume ancora maggior valore. Ho passato – continua – 3 anni e 9 mesi di sofferenza che nessuno mi restituirà più. Mi sono dimesso da ministro perché mi sono reso conto che qualsiasi cosa dicessi per difendermi non risultava credibile, anche se era la verità. Ho preferito fermarmi e aspettare perché mi attaccavano da tutte le parti. Ho sempre rispettato la magistratura e – ha aggiunto Scajolae – ma, come ho scritto questa mattina in un sms a mia moglie, la verità prima o poi viene sempre fuori. Cosi' e' stato – ha concluso – anche se mi ha fatto male non essere mai creduto o leggere cose che non corrispondevano al vero. Se torno in politica? Adesso devo pensare alla mia famiglia».
(Immagine da focusitaly.net)
Giovanni Maria Elia