Cronaca
Caruso: "Giovani lasciati al loro destino"
Catanzaro 28 maggio 2011 - Il giudice minorile lancia frecciate al sistema e sollecita mezzi adeguati per l’auto-educazione La location è di quelle che incutono timore riverenziale. Come del resto lo spessore del relatore. I toni e gli argomenti sciorinati, invece, hanno messo completamente a loro agio i corsisti del progetto interministeriale “LeAli al futuro” i quali, come al solito, hanno alla fine interagito col tavolo dei lavori e fra loro con riflessioni e domande. [MORE]
Il tredicesimo seminario si è tenuto nell’Aula Udienze penali del Tribunale minorile dove la tipologia degli arredi e la stessa logistica degli spazi hanno attribuito un alone di austerità al pomeriggio didattico. Ad animare un’abbondante ora e mezza di ascolto è stato il giudice penale Carlo Caruso, esperto di cultura, prevenzione e repressione minorile. “Un punto spesso trascurato è l’auto-educazione del minore il quale – ha esordito il magistrato romano – ha un modo di vedere le cose che gli adulti hanno perso in quanto prigionieri di schemi mentali fuorvianti. A questi bambini/ragazzini – ha continuato – occorre dare strumenti di base affidabili, sul modello di quello che in passato riuscivano ad essere le parrocchie e le prime palestre, dove sacerdote e maestro erano punti di riferimento autorevoli di religione e di ginnastica, ma anche di etica e filosofia di vita”. Secondo Caruso, che ha citato Tagore, Gandhi ed “Il grande fratello” di Orwell, “durante i primi anni c’è una fase molto pericolosa in quanto mancano avviamenti alla creatività. Le famiglie e gli educatori hanno il dovere costituzionale di ascoltare il minore nelle sue propensioni, un valore importantissimo perché preserva questi giovani dalle delusioni del mondo adulto”.
Una critica piuttosto esplicita al sistema il giudice l’ha riservata facendo riflettere “su quanti falsi parametri si diano ai più giovani, i quali sono ad esempio indotti a pensare che il lavoro artigianale sia riservato alle persone meno istruite mentre nessuno insegna a cosa serve un ufficio del lavoro o a come si compila un curriculum. E’ l’impulso di conoscenza, la voglia di appagamento culturale la forza motrice dell’animo umano e del giovane che si apre al mondo – ha concluso il giudice – L’irrequietezza ci fa cercare qualcosa di diverso, di appassionante e preserva dalle tentazioni della devianza”. Ed anche un generico senso di sfiducia diventa elemento di positività in quanto genera reazione. “Persino S.Tommaso, icona dello scetticismo, è divenuto beato ugualmente – ha aggiunto Caruso – a dimostrazione di quanto sia giusto ed utile mettere in discussione la realtà”.
Il prologo e le conclusioni del seminario sono state affidate ad Angelo Meli, direttore del Centro di Giustizia minorile di Basilicata e Calabria, mentre il pedagogo Domenico Martelli ha offerto un interessante spunto di riflessione dalla lettura individuale della relazione d’addio alla giustizia minorile del giudice Giuseppe Spadaro (oggi Presidente di sezione al Tribunale di Lamezia Terme), un atto d’accusa intriso di passione per la professione in cui il magistrato denuncia i limiti soggettivi ed oggettivi di una procedura che offusca i diritti del minore, svilisce la grande tradizione dello “ius”, elimina il diritto all’ascolto e conclama la mancanza di fondi per l’esercizio della Giustizia.
L'interesse in termini di partecipazione ed attenzione al progetto "LeAli al futuro" scaturito da questo ennesimo seminario è stato il miglior viatico in vista dei due prossimi ed ultimi appuntamenti, a conclusione di un percorso di proficua sperimentazione affidata dal Ministero dell'Università e dell'Istruzione e dal Dicastero della Giustizia all'Istituto scolastico catanzarese "Vincenzo Vivaldi", tra le poche scuole italiane a vantare questo lusinghiero privilegio.
Nico De Luca