Cronaca
Carceri sovraffollate, personale carente e privazione dei diritti fondamentali. Allarme nel Lazio
ROMA, 19 FEBBRAIO 2013 - Le condizioni delle strutture carcerarie del Lazio risultano “allarmanti”. A sottolineare la gravità della situazione è il rapporto Emergenza carceri Lazio: i diritti violati dei detenuti, le condizioni insostenibili dei lavoratori, il quale rileva come i penitenziari della regione ospitino quasi il 50% di detenuti in più rispetto a quanto le strutture consentano. Una situazione già di per sé gravissima si accompagna anche ad ulteriori problemi relativi alla carenza di personale e alla negazione di fatto di alcuni diritti fondamentali, primo tra tutti il Diritto alla Salute.
Il rapporto, realizzato dal Garante dei detenuti Angiolo Marroni in collaborazione con la CGIL Funzione Pubblica di Roma e Lazio, evidenzia che nelle 14 strutture carcerarie presenti in tutta la regione sono detenute 7.069 persone, a fronte di soli 4.834 posti disponibili. Quasi la metà dei detenuti, il 44%, è ancora in attesa di giudizio.
La condizione di sovraffollamento è una costante in quasi tutte le strutture, ma in alcune di esse assume proporzioni allarmanti. La struttura con il più alto sovraffollamento risulta quella del Nuovo Complesso di Civitavecchia, con un numero di detenuti superiore dell'88% rispetto ai posti disponibili (332 posti per 625 detenuti). Seguono il carcere di Latina con un sovraffollamento dell'85% (86 posti, 161 i presenti) e il penitenziario di Cassino con il 73% di detenuti in più rispetto a quanto la struttura consente di ospitare (172 posti disponibili, 298 i presenti). La situazione risulta molto grave anche nel carcere più grande della regione, Rebibbia, dove a fronte di 1.218 posti disponibili vi sono 1.768 detenuti (45% in più). Le uniche tre strutture nelle quali non si registra sovraffollamento sono quelle di Paliano, Rieti e Rebibbia Terza Casa.[MORE]
L'elevato numero di detenuti a fronte dei posti disponibili si accompagna ad un ulteriore problema: la carenza di personale. Dal rapporto emerge come manchino il 25% degli agenti rispetto a quanto sarebbe previsto: 3.166 agenti effettivi contro i 4.136 previsti.
I numeri, già di per sé allarmanti, potrebbero tuttavia risultare solo dei freddi calcoli se non si considerassero le loro implicazioni sulle reali condizioni di vita all'interno delle strutture carcerarie. La conseguenza più evidente è l'effetto che la crisi delle carceri ha sul Diritto alla Salute dei detenuti. Grazie ad una ricerca sul campo realizzata dagli estensori del rapporto effettuando negli scorsi mesi oltre 10 mila colloqui con i detenuti, anche in assenza di statistiche ufficiali si è potuto rilevare un'altissima presenza di detenuti che necessiterebbero di cure adeguate. Il 35% dei detenuti, infatti, soffre di tossicodipendenza, mentre il 50% assume psicofarmaci. Nelle carceri della regione, inoltre, sono detenuti anche 25 minorati psichici e 150 internati provenienti dagli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Vi sono, inoltre 17 bambini con età inferiore a tre anni, figli di detenute madri.
In alcune carceri è stata anche riscontrata l'assenza di assistenza sanitaria notturna (nel carcere di Rieti) e una carenza di personale che costringe ad un'assistenza sanitaria a singhiozzo e a lunghe liste d'attesa per le visite esterne. Dal punto di vista sanitario, il rapporto evidenzia come, dopo cinque anni dal trasferimento di competenze dal Ministero della Giustizia alle Asl locali, le carenze riguardino in primo luogo l'assenza di una politica regionale per la sanità penitenziaria. A ciò si aggiunge l'assenza di programmi per la sanità mentale in carcere, l'assenza di percorsi terapeutici per i detenuti tossicodipendenti e la carenza di fondi per i programmi in comunità terapeutiche.
Ma la crisi del sistema carcerario non si ferma al sovraffollamento, né alle gravissime carenze sul piano sanitario. In quasi tutte le strutture carcerarie mancano i Vice Direttori, mentre il Nuovo Complesso di Rebibbia è senza un direttore effettivo. Come ha sottolineato il Garante dei detenuti Angiolo Marroni, si tratta di una «crisi di tutti gli ambiti che riguardano il complesso pianeta carcere: dalla sanità all’istruzione, dalla formazione al lavoro fino al delicato tema del reinserimento sociale di chi ha scontato la pena, che comprende la scarsità di comunità alloggio e di case di accoglienza e l’estrema difficoltà a garantire un impiego esterno agli ex detenuti». Insomma, una drammatica situazione del mondo carcerario che ha di fatto reso «inattuabile l’articolo 27 della Costituzione, che prevede che le pene non possano consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e debbano tendere alla rieducazione del condannato».
Le misure da mettere in atto per far fronte a questa drammatica situazione non sono semplici. Il rapporto sottolinea innanzitutto la necessità di avviare una programmazione regionale della sanità in carcere che renda omogenee le procedure delle Asl. A ciò dovrà accompagnarsi un potenziamento delle strutture di accoglienza e delle disponibilità finanziarie delle Asl, oltre che il finanziamento di progetti di inclusione sociale.
(foto da www.aslrmf.it)
Serena Casu