Politica
Carceri piene, l'isolamento appare come un beneficio
ROMA, 27 SETTEMBRE 2012. – Accogliendo l’appello di numerosi giuristi italiani e garanti del diritto penitenziario, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è intervenuto sul tema delle gravi condizioni in cui versano le carceri italiani, condividendo la necessità che la Repubblica s’impegni a rivedere il sistema e le modalità di esecuzione delle pene detentive. [MORE]
Le pene, infatti, non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Cosi recita il terzo comma dell’art. 27 della nostra Costituzione. A pochi anni dalla concessione dell’indulto avutasi con legge n. 241 del 2006, e sempre ammesso che sia stato mai evaso, torna il dramma del sovraffollamento carcerario, non bastando allo scopo il più recente decreto c.d. svuota carceri, n. 211 del 2001, convertito in legge n. 9 del 2012, adottato per innalzare da dodici a diciotto mesi il tempo di ultima esecuzione della pena nel luogo del domicilio anziché del carcere, sempreché inflitta per reati minori.
Nelle 206 carceri italiane, si contano infatti oltre 65 mila detenuti, costretti in 45.654 posti, con evidente pregiudizio per la dignità della persona. Il Capo dello Stato, supportato dalla piena condivisione del Ministro Guardasigilli Paola Severino, ha quindi espresso l’auspicio di una maggiore attenzione del Parlamento sul tema, con l’approvazione dei provvedimenti già all’esame per l'introduzione di pene alternative alla prigione, e di uno speciale ricorso a misure di clemenza, quali l’indulto o l’amnistia, dovendosi riflettere – ha concluso- "sull'attuale formulazione dell'art. 79 della Costituzione che a ciò oppone così rilevanti ostacoli".
Almeno fino alla modernizzazione dell’intero sistema delle pene detentive, nel territorio della Repubblica accade così, che la pena dell’isolamento intanto appaia quasi come un beneficio, piuttosto che un inasprimento del regime carcerario.
SAVERIO CARISTO