Economia

Carbone "pulito" e "shale gas" tra i possibili protagonisti del futuro mix energetico nazionale

Da rifare totalmente, in luce dello stop al nucleare, il Piano energetico nazionale, e con esso, l’intera politica del settore; e se qualche mese fa si vagheggiava un obiettivo del 25 per cento di energia elettrica da ricavarsi tramite un nucleare da ricostruire da zero, accanto a un’omologa percentuale da consegnare alle rinnovabili (per ora poco al di sopra del 10 per cento), adesso sembra sempre più concreta la possibilità inserire carbone pulito e gas non convenzionale (shale gas) tra i protagonisti del futuro mix energetico nazionale. [MORE]


E mentre l’Enel, ex monopolista elettrico dello Stato, propone una formula che affiderebbe un terzo dei punti alle rinnovabili, un terzo agli idrocarburi e un terzo al carbone “pulito”, cioè selezionato, depurato e filtrato per abbattere quasi totalmente la produzione di fumo e emissioni accessorie (anche se il tasso di anidride carbonica liberato nell’aria sarebbe comunque superiore a quello generato da qualunque altra fonte di energia elettrica), gli esperti propongono sul tavolo nuove soluzioni, e tornano a parlare di un uso estensivo di gas metano, da combinare con le energie rinnovabili.


Lo scenario sembrerebbe diventare sempre più concreto, grazie alla disponibilità, fino a pochi anni fa inattesa, di “shale gas” imprigionato nelle rocce più profonde che ora, con la tecnica della fatturazione mirata si riesce ad estrarre in gran quantità, moltiplicando per tre le riserve disponibili, con un fenomeno che potrebbe portare così i prezzi del metano a scendere sempre di più, fino a disaccoppiarsi totalmente da quelli del petrolio.


Ma, qualunque sia l’alchimia da privilegiare, gli ostacoli in Italia, burocratici e non, sono ad ogni angolo: così i nostri giacimenti di metano non possono e non vogliono essere sfruttati, la riconversione a carbone pulito delle centrali Enel va a rilento, i finanziamenti al fotovoltaico si perdono nei meandri della burocrazia, mentre non partono ancora quelli per il solare termico, le biomasse e l’eolico.


Anche a fronte delle pressioni comunitarie, quindi, un Piano energetico nazionale che dia al Paese una cornice di regole e obiettivi diventa una necessità sempre più urgente; il ministro per lo Sviluppo Economico Paolo Romani ha promesso quindi di imbastire dopo l’estate una conferenza energetica nazionale, che colmi al più presto questa grave falla.

Simona Peluso