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CANNES 65, la quinta giornata: Amour a prima vista con Haneke, Vinterberg shock, Pete Doherty recita

CANNES, 21 MAGGIO 2012 - Quinto giorno di Cannes con forti scossoni emotivi: cinema di qualità, ma anche dai contenuti audaci. La giornata è stata contrassegnata dalla proiezione del film Amour di Michael Haneke, il regista austriaco che dopo aver vinto nel 2009 con Il nastro bianco, stando agli spifferi, potrebbe bissare la Palma d’Oro: il film è stato infatti applaudito con convinzione dalla platea ed il nome di Haneke circola con insistenza tra i critici. Amour è una drammatica pellicola che racconta la tragica storia di due insegnante di musica in pensione, che hanno trascorso tutta la vita assieme, ma il cui amore viene messo a dura prova a causa della malattia degenerativa della povera donna. Tristissimo e toccante, il film è un ulteriore esercizio di tortura del cinema impietoso e stilisticamente impeccabile di Haneke, che ha potuto contare su di un cast di assoluto livello: Jean-Louis Trintignant nel ruolo del padre, Emanuelle Riva nel ruolo di madre e Isabelle Huppert nella parte della figlia

Se Haneke è il favorito indiscusso per l’alloro sulla Croisette, Thomas Vinterberg certo non ha faticato a guadagnarsi l’attenzione di critica e pubblico con il disturbante The Hunt. E dei distributori, diremmo: visto che il film è stato acquisito per il mercato italiano dalla BIM. Già vincitore del premio della giuria nel 1998 con Festen, il regista danese porta questa volta sulle scena la storia di Lucas (Mads Mikkelsen), quarantenne che, dopo un divorzio e la perdita del lavoro, si adatta a fare il maestro in una scuola elementare, dove una giovanissima e vendicativa allieva lo accuserò di pedofilia, rendendogli impossibile la vita nella comunità.

In una giornata dai temi scottanti, fuori competizione bisogna segnalare il notevole documentario Les Invisibles di Sébastien Lifshitz, in cui alcuni uomini e donne over 70 raccontano la storia della loro omosessualità e la lotta per la liberazione sessuale in Francia negli anni settanta.

Cannes fa parlare: anche di sé. Sempre fuori concorso è stato presentato il lungometraggio a cura di Gilles Jacob sul sessantenale del Festival, allorché furono radunati 35 cineasti da tutto il mondo per realizzare la pellicola A ciascuno il suo cinema, composta da oltre trenta cortometraggi, da tre minuti l’uno, tutti ambientati in una sala cinematografica. Une journée particulière è il titolo della pellicola prodotta e presentata per la 65esima edizione della kermesse, il racconto del “dietro le quinte” di quella festa alla settima arte.[MORE]

Nella sezione Un Certain Regarde, infine, altre due opere da annotare sul taccuino. La prima è Confession of a Child of the Century diretto da Sylvie Verheyde e interpretato da Pete Doherty e Charlotte Gainsbourg. Film ambientato a Parigi negli anni trenta dell’Ottocento. Octave, tradito dall’amante, sprofonda nella disperazione. L’incontro con Brigitte, vedova di dieci anni più grande di lui, segna insieme uno shock ed una possibilità di rinascita. Curiosità soprattutto per Doherty, meglio noto come leader della band Babyshambles e fondatore dei The Libertines.

L’altra opera di rilievo è La Pirogue del senegalese
Moussa Tourè, produzione sostenuta dai finanziamenti del Centre National du Cinéma et de l’Image Animée. Il film affronta l’argomento delicato dei flussi di emigrazione dai sobborghi disagiati di Dakar verso il miraggio europeo delle Canarie: 1500 km su piccole imbarcazioni da pesca in legno, le piroghe, appunto. Il protagonista Baye Laye ne deve trasportare 30 fino alle isole spagnole: storie diverse, lingue diverse ed un sogno comune.
 

(in foto: una scena dal film Amour di Michaele Haneke)



Antonio Maiorino