Salute

Cancro alla prostata: Digossina potenziale antitumorale

MATERA, 31 MARZO 2014 - Secondo alcuni studi recenti si è scoperto che la Digossina, farmaco comunemente utilizzato nel trattamento dell’insufficienza cardiaca, assunta quotidianamente, possa  ridurre del 50% il rischio di cancro alla prostata. Da quanto hanno potuto sperimentare alcuni ricercatori, la digossina pare abbia la capacità di combattere il terribile tumore andando ad abbassare i livelli dell’HIF-1, una proteina decisamente importante per lo sviluppo della malattia. Tale proteina, infatti, svolge un ruolo fondamentale per le cellule maligne in quanto controlla la crescita dei nuovi vasi sanguigni che alimentano il tumore con l’ossigeno ed i nutrienti di cui necessita.

La digossina è un farmaco appartenente alla classe dei glucosidi digitalici ed è costituito da alcune sostanze chimiche derivanti da una pianta da fiore molto nota in Gran Bretagna (“foxgloves”). Le ricerche effettuate su questo farmaco hanno, dunque, verificato che l’HIF-1 viene bloccata dalla Digossina.

La notizia che la Digossina possa avere azioni favorevoli contro il tumore, risalgano già a qualche anno fa quando si dimostrò che il farmaco era in grado di trattare il cancro al seno. [MORE]

La ricerca effettuata dagli studiosi dell' University of Washington School of Medicine e del Centro di ricerca sul cancro Fred Hutchinson sull'attento esame delle cartelle cliniche di poco più di 1.000 uomini con diagnosi di cancro alla prostata tra il 2002 e il 2005.

Maggiore attenzione è stata posta su quei pazienti che assumevano Digossina per problemi cardiaci prima di sviluppare il cancro. Dopo una lunga osservazione si è potuto scoprire che i pazienti trattati quotidianamente con questo farmaco avevano una probabilità del 42-56% inferiore di sviluppare un cancro alla prostata.

Attraverso tali risultati si è potuto trarre, in conclusione, che la Digossina può essere considerata un potenziale antitumorale, ma che ancora bisognerà effettuare numerosi studi su un numero di uomini molto più ampio, per verificare l’efficacia di questo farmaco.

 

Elisa Signoretti