Camusso: "Il reddito di cittadinanza toglie centralità al lavoro"
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ROMA, 10 GENNAIO - "Quando l'idea fondante del rapporto e della prospettiva con le persone è il reddito di cittadinanza, il lavoro non c'è più" così il segretario generale della CGIL, Susanna Camusso ha commentato la proposta avanzata da diverse forze politiche nel corso dell'attuale campagna elettorale di introdurre il reddito di cittadinanza per contrastare la diffusione della povertà.[MORE]
La grande maggioranza dei partiti in corsa verso il 4 marzo, dal Movimento 5 Stelle a Forza Italia, ha infatti ripetutamente sottolineato l'importanza di creare una simile misura, ritenuta necessaria per sostenere le categorie più deboli e meno abbienti della popolazione italiana. Stretta tra l'esigenza di ampie risorse finanziarie, e la conseguente necessità di trovare in tempi accettabili una copertura alle possibili spese, ad ogni modo, una tale proposta sembrerebbe destinata a restare su carta.
Per la Camusso, la centralità assunta dal tema nel dibattito politico è tuttavia sintomo della mancanza di un "soggetto che sia interlocutore e rappresentante del lavoro" il che è a sua volta conseguenza del fatto che "il lavoro non è più un argomento sul quale ricostruire un'idea di società".
E proprio questa tendenza a sminuire la centralità del lavoro nel dibattito politico è, secondo il segretario della principale sigla sindacale italiana, comune a tutti gli schieramenti politici.
Quella di introdurre il reddito di cittadinanza, che indubbiamente è una tra le "più tipiche" proposte che caratterizzano le campagne elettorali, non è tuttavia l'unica nel suo genere ad essere stata avanzata dai partiti nostrani. Accanto a questa, infatti, sono da registrarsi l'idea, a firma PD, di introdurre un minimo salariale (tra i 9 e i 10 euro l'ora), che tuttavia sembra essere altrettanto difficilmente sostenibile, e quella di FI di introdurre una pensione minima di 1000 euro, anch'essa probabilmente di complessa realizzazione.
Paolo Fernandes
Foto: iltempo.it