Cronaca

Campania, ministero Salute: "Nessun nesso tra tumori e rifiuti". Cittadini indignati

NAPOLI, 09 GENNAIO 2013 – “Nessun nesso causale accertato tra l’esposizione a siti di smaltimento di rifiuti e specifiche patologie, ma potenziali implicazioni sulla salute non possono essere escluse”. Queste sono le conclusioni che si leggono nella Relazione finale del Gruppo di Lavoro istituito dal ministero della Salute, in riferimento alla “Situazione epidemiologica della regione Campania ed in particolare delle province di Caserta e Napoli (città esclusa), con riferimento all’incidenza della mortalità per malattie oncologiche”.

Le suddette conclusioni, inevitabilmente, hanno scatenato l’indignazione dei comitati dei cittadini campani che, da tempo, portano avanti la loro battaglia contro i roghi tossici dei rifiuti nelle aree delle Province interne di Napoli e quella settentrionale di Caserta – nota con il nome di “Terra dei fuochi” - coinvolgendo anche il ministro della Salute, Renato Balduzzi, che ha presentato ieri ad Aversa il citato studio epidemiologico.

   

In particolare, ciò che ha fatto aumentare la rabbia dei presenti, il passaggio secondo cui, “la frequenza di stili di vita e fattori di rischio come sedentarietà e fumo, oltre al problema dell'obesità infantile: in Campania "il 28% dei bambini e' in sovrappeso e il 21% e' in condizione di obesità”. Per la cittadinanza attiva (tra cui il presidio antidiscarica di Chiaiano, Marano e Mugnano, gli attivisti della Rete Stop Biocidio, le Mamme Vulcaniche e i Comitati contro i roghi tossici), “Si continua a negare l'evidenza. Continuano a dirci che moriamo perché mangiamo male e fumiamo troppo e non perché ci stanno avvelenando con i rifiuti tossici”.

Lo studio prosegue, affermando che, “Chi vive in Campania ha una speranza di vita inferiore di due anni rispetto a chi vive nella regione Marche che ha l’attesa di vita più elevata in Italia”. Entrando nel merito del collegamento tra patologie tumorali e sversamento dei rifiuti illegali, specifica che “pochi lavori si sono occupati di pratiche illecite di smaltimento dei rifiuti, urbani e/o speciali, quali l’abbandono e la combustione incontrollata. In conclusone, non viene confermato l’incremento di rischio di mortalità per tumori come segnalato nei media”. [MORE]

Per gli esperti del ministero, “Per quanto riguarda i tumori maligni nel loro complesso, la mortalità in Campania tra gli uomini è superiore ai valori dell’intera Italia. Nella regione risultano in particolare più elevati i tassi di mortalità, per i tumori nelle seguenti sedi: fegato, laringe, trachea‐bronchi e polmone, prostata, vescica. Nelle donne sono superiori al riferimento nazionale solo i tassi per tumori del fegato, della laringe e della vescica”.

Secondo il sopraindicato studio, “Numeri dei nuovi casi di tumore che sono comunque in diminuzione, tra il 1988 e 2008, anche in Campania, come nel resto della Penisola, con livelli più elevati rispetto alla macro-area del Sud, ma generalmente in linea con il valore nazionale (tutti i tumori, stomaco) o inferiori (colon-retto, prostata), ad eccezione del tumore del polmone, la cui incidenza si va riducendo ma è significativamente più elevata della media nazionale. Le cause di questo discostarsi sono in buona parte riconducibili a fattori di rischio noti e maggiormente presenti nell’area considerata”, ovvero “prevalenza di infezioni da virus per l’epatite C e B, prevalenza dei fumatori”.

Nel rapporto, inoltre, si legge che, “Lo svantaggio è presente da tempo e non risulta focalizzato su una singola patologia o su un solo sottogruppo di popolazione, come ci si potrebbe attendere da esposizioni ambientali limitate geograficamente. In Campania, come in Italia, nel 2009 sono le malattie del sistema circolatorio a rappresentare la quota maggiore di mortalità. Infarto e ictus rappresentano il 40% delle morti totali in Campania. Risultano inoltre elevati i tassi di mortalità per malattie dell’apparato respiratorio, dell’apparato digerente e per diabete mellito. Per quest’ultimo la mortalità tra le donne è doppia rispetto al dato nazionale”.

Allarmanti sono i dati sulla sopravvivenza snocciolati dal rapporto, “Chi si ammala e si cura in Campania, ha una speranza di vita “inferiore di circa 3 punti percentuali rispetto alla media dei registri (57% vs 60% nelle donne e 49% vs 52% negli uomini)”. In particolare, tra tutte le aree, Napoli è quella che ha evidenziato la situazione più critica, “Nell’ambito del meridione, il registro tumori di Napoli si distingue per livelli di sopravvivenza marcatamente inferiori, con un 40% di sopravvivenza a 5 anni nella popolazione maschile e 51% in quella femminile”.

Per gli esperti questo è dovuto anche “alle difficoltà di accesso alle strutture sanitarie di diagnosi e cura da parte delle fasce di popolazioni più deboli e a rischio e l’enorme frazionamento dei percorsi sanitari, migrazione, notevole presenza di strutture sanitarie private convenzionate, in assenza di uno standard di qualità di riferimento sia di tipo diagnostico che terapeutico”, concludendo che la situazione “potrebbe migliorare in presenza di migliori campagne si screening. Per esempio, in Campania l’adesione delle donne di 50‐69enni allo screening mammografico, solo il 44% di loro dichiara di aver effettuato una mammografica nei due anni precedenti l’intervista, contro un valore medio nazionale del 70%”.

Tuttavia, se per gli esperti che hanno elaborato il suddetto studio non è possibile stabilire un nesso causa-effetto tra l’aumento dei casi di cancro e l’amministrazione dello smaltimento dei rifiuti, c'è molta letteratura scentifica accreditata che sostiene il contrario.  Ad esempio, giusto per citarne qualcuno, vi è uno studio dal titolo “Health impact assessment of waste management facilities in three European countries”, condotto da un team internazionale di ricercatori e pubblicato su Environmental Health (2011), che ha valutato se e quanto discariche e inceneritori potrebbero avere conseguenze sulla salute di coloro che vi abitano vicino. Sintetizzando i dati relativi all'Italia si legge che, prendendo come dato il numero di abitanti nel raggio di 3 km da inceneritori (1.000.000 in Italia), "nel periodo 2001 – 2050, si stima che in Italia i casi di carcinoma collegati alla presenza di inceneritori saranno, in totale, 2.729, la maggioranza dei quali in seguito a esposizione prima del 2001".

Se si vuole restare nell'ambito del territorio campano, vi è un altro studio[1] che, prendendo in esame i dati relativi al periodo 1994-2001 per la mortalità e al periodo 1996-2002 per le malformazioni congenite, ha evidenziato "una correlazione statistica tra lo smaltimento illegale dei rifiuti in Campania e un aumento degli effetti negativi sulla salute dei cittadini".

In particolare si legge, "Nei 196 comuni di Napoli e Caserta sono stati presi in considerazione: i dati di mortalità per tutte le cause, tutti i tumori, tumore del polmone, del fegato, dello stomaco, della vescica, del rene, sarcomi dei tessuti molli e linfomi non Hodgkin (separatamente per uomini e donne, periodo 1994-2001), i dati di registrazione di malformazioni congenite, nel loro insieme e suddivise in 11 tipi (nati maschi e femmine combinati, periodo 1996-2002). Sono state rilevate numerose associazioni positive e statisticamente significative (cioè non imputabili al caso) fra salute e rifiuti. Trend di rischio in aumento al passaggio da una delle cinque classi di rischio a quella superiore sono stati osservati per: mortalità generale (aumento medio di 2% per ogni classe, uomini e donne), tutti i tumori (1%, uomini e donne), tumore del polmone (2% uomini), tumore del fegato (4% uomini, 7% donne), tumore dello stomaco (5% uomini), malformazioni congenite del sistema nervoso (trend 8%) e dell'apparato uro-genitale (14%). Per le altre cause non sono stati osservati trend positivi significativi. I trend osservati si traducono in differenze marcate di rischio se si confrontano i comuni più a rischio con quelli poco o non esposti: per esempio, la mortalità generale nei comuni più a rischio è 9% in eccesso rispetto agli altri per gli uomini, e 12% in più per le donne".

Tuttavia, oltre alle problematiche collegate all'impatto sull'ambiente e sulla salute (come se non bastassero), un altro fattore - collegato ai rifiuti - che dovrebbe indurre il governo e le autorità competenti a riflettere (visto che il numero dei decessi non è sufficiente) e a trovare un “nesso”, in virtù del quale agire in maniera decisa, sono le argomentazioni indicate nel libro, "La Peste", scritto dall'attuale vicesindaco di Napoli, Tommaso Sodano insieme a Nello Trocchia, il quale si conclude con un’intervista al magistrato anticamorra Raffaele Cantone che afferma: "La peste è una catena di montaggio del malaffare dove ogni anello viene assemblato senza possibilità di rivalsa, scatto, pulsione. Una peste orizzontale. E l’emergenza rifiuti in Campania è stata lo spazio vitale dove la peste ha trovato compimento. La peste ha contagiato camorristi, carabinieri, poliziotti, politici, faccendieri, uomini nuovi e salvatori della patria. La stampa e la tv hanno addossato colpe e responsabilità ai comitati locali, ai cittadini protestatari, ad una banda di scalmanati e alla camorra che li foraggiava. Ma in realtà il crimine organizzato si sedeva direttamente al tavolo, già pronto per la spartizione: il tavolo del peggior consociativismo politico-affaristico".

Non ci nascondiamo dietro stime e studi vari, che finiscono per agevolare la longa manus della criminalità organizzata. Prevenire - sia in termini di salute che di legalità - è meglio che curare.

(fonte: Adnkronos, Video: Youmedia. fanpage. it,  [1]- Trattamento dei rifiuti in Campania: l’impatto sulla salute. www.epicentro.iss.it/focus/discariche/report_rifiuti07.asp)

Rosy Merola