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Cambridge Analytica, Zuckerberg per la seconda volta a Capitol Hill: "Violati anche i miei dati"

WASHINGTON, 12 APRILE - Mark Zuckerberg torna a sedersi a Capitol Hill, per la seconda volta in due giorni, per riferire dello scandalo Cambridge Analytica. Nell’audizione di fronte alla Camera dei Rappresentanti, il numero uno di Facebook si assume nuovamente le sue responsabilità e ripete, quasi per filo e per segno, quanto detto già ieri al Senato: “Abbiamo delle responsabilità sui contenuti che compaiono sulle nostre piattaforme, c’è bisogno di più regole”. [MORE]

Zuckerberg ha ammesso che, giunti al modello attuale di Facebook, è inevitabile dover regolamentare in maniera più decisa l’economia di internet e l’uso dei dati personali. Il Ceo di Facebook non nasconde l’apprezzamento per il Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) di matrice UE: “Quello che apprezzo del Gdpr è che consente agli utenti di essere sempre in controllo dei dati che condividono con le aziende, di cosa viene fatto con quei dati e di essere liberi, eventualmente, di cancellarli”. E alla domanda se anche i suoi dati personali siano stati venduti a “malevole terze parti”, insieme a quelli di 87 milioni di americani colpiti dal caso Cambridge Analytica, Zuckerberg ha risposto di sì, ammettendo anche che "ci vorranno molti mesi per indagare le decine di migliaia di app che hanno preso i dati da Facebook”.

Ad ogni modo, la notizia vera di questo secondo incontro di Zuckerberg con le Camere americane è l’ammissione, da parte del fondatore di Facebook, della responsabilità del social network per i contenuti pubblicati sulla piattaforma, che di fatto si comporta come una media company: “La nostra è un’azienda tecnologica, perché il nostro lavoro è principalmente fatto da ingegneri e ci rivolgiamo alle imprese. Ma ora so che siamo responsabili anche dei contenuti pubblicati sulla nostra piattaforma e quindi sì, siamo una media company”.

Intanto, Cambridge Analytica continua a spiegare di aver ricevuto i dati dalla società di ricerca Gsr (General Science Research), dopo che questa li aveva ottenuti legalmente, tramite uno strumento fornito da Facebook. Zuckerberg, invece, rimane fermo su un punto: “Non abbiamo hackerato Facebook, né infranto le leggi, né tanto meno influenzato il referendum sulla Brexit: raccogliamo dati solo con il consendo informato”.

Claudio Canzone

Fonte foto: repubblica.it