Cronaca

Calabria. 'Ndrangheta: traffico di rifiuti, arresti e sequestri. Leggi i dettagli

'Ndrangheta: traffico di rifiuti, arresti e sequestri. Operazione Cc Forestali coordinata dalla Dda di Reggio Calabria
REGGIO CALABRIA, 19 OTT 
- Ventinove misure cautelari personali, diverse delle quali rivolte ad esponenti apicali della 'ndrangheta, e il sequestro di cinque aziende di trattamento rifiuti tra Calabria e Emilia Romagna sono state eseguite stamani dai carabinieri del Gruppo forestali e del Comando provinciale di Reggio Calabria nell'ambito di una inchiesta della Dda reggina.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo di, associazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti ed altri reati ambientali al termine di una indagine condotta dal Nipaaf, il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale dei Carabinieri Forestali.

All'operazione, denominata "Mala pigna", hanno partecipato anche i carabinieri forestali dei Reparti in Calabria, Sicilia, Lombardia ed Emilia Romagna, con il supporto dello squadrone eliportato "Cacciatori Calabria" e i militari dell'ottavo Nucleo Elicotteri Carabinieri di stanza a Vibo Valentia. I provvedimenti sono stati emessi dal gip Vincenza Bellini su richiesta della Dda di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri.

I dettagli dell'operazione saranno illustrati dal generale Antonio Pietro Marzo, comandante delle Unità forestali, e dai vertici della Procura reggina in una conferenza stampa in programma alle 11.00 al Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria.

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'Ndrangheta: rifiuti interrati, valori sopra soglia 6.000%  

Rifiuti speciali, anche pericolosi, venivano interrati nel suolo, anche sotto terreni agricoli alcuni dei quali sono risultati gravemente contaminati da sostanze altamente nocive con valori che in alcuni casi sono arrivati al 6000% sopra il limite previsto con il concreto pericolo di contaminazione anche della falda acquifera sottostante. E' quanto emerso nel corso delle indagini "Mala pigna" dei carabinieri Forestali coordinate dalla Dda di Reggio Calabria che ha portato all'arresto di 19 persone - 10 ai domiciliari - all'obbligo di dimora per altri 9 indagati e un obbligo di presentazione.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, autocarri aziendali partivano dalla sede di una società con il cassone carico di rifiuti speciali, spesso riconducibili a "Car Fluff" (rifiuto di scarto proveniente dal processo di demolizione delle autovetture) e giungevano in terreni agricoli posti a pochi metri di distanza, interrando copiosi quantitativi di rifiuti, anche a profondità significative. Gli accertamenti eseguiti hanno portato alla scoperta anche dell'interramento di altri materiali, quali fanghi provenienti presumibilmente dall'industria meccanica pesante e siderurgica.

Dietro lo smaltimento illecito dei rifiuti, secondo l'accusa, vi sarebbe stata la famiglia di Rocco Delfino, ritenuto il "tutore degli interessi della cosca Piromalli", che avrebbe utilizzato allo scopo alcune sue aziende operanti nel settore dello smaltimento avrebbe promosso un'associazione volta al traffico illecito di rifiuti mediante la gestione di aziende, come la "Mc Metalli srl" e la "Cm Servicemetalli srl", fittiziamente intestate a soggetti terzi ma riconducibili, per l'accusa, alla diretta influenza e al dominio della sua famiglia. L'indagine, coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall'aggiunto Gaetano Paci e dai pm Gianluca Gelso, Paola D'Ambrosio e Giorgio Panucci, è partita da un sopralluogo eseguito a Gioia Tauro nella sede della società "Ecoservizi Srl", ditta di trattamento di rifiuti speciali di natura metallica e gestita dalla famiglia Delfino, da decenni attiva nel settore.

I primi riscontri hanno evidenziato che la società, nonostante fosse oggetto dei provvedimenti di sospensione dell'autorizzazione al trattamento dei rifiuti e di cancellazione dall'Albo Nazionale dei Gestori Ambientali, era diventata il fulcro di un'attività organizzata per il traffico di rifiuti speciali di natura metallica, con base operativa a Gioia Tauro e con marcate proiezioni sul territorio nazionale ed internazionale. Obiettivo di Rocco Delfino, per anni socio e procuratore speciale della società, era quello di servirsi dell'immagine e del nome di società apparentemente "pulite", avente le carte in regola per poter ottenere le autorizzazioni necessarie alla gestione del settore.

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Una società confiscata dal 2007 e nonostante questo ancora utilizzata per schermare le attività illecite nello smaltimento dei rifiuti. 

E' emerso anche questo nel corso dell'inchiesta "Mala pigna" condotta dai carabinieri Forestali e coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che ha portato all'arresto ai domiciliari degli amministratori della società in questione, la "Delfino s.r.l.", facente capo all'omonima famiglia. I due, Giuseppe Antonio Nucara e Alessio Alberto Gangemi, sono indagati in qualità di amministratori giudiziari della società nominati dal Tribunale sezione Misure di prevenzione e successivamente quali coadiutori, giusta nomina da parte dell'Agenzia Nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati e confiscati. 

I due sono accusati, si legge nel capo di imputazione, in quanto "hanno concretamente e stabilmente partecipato alle attività delittuose del gruppo, adoperandosi, pur nella piena consapevolezza dello spessore criminale di Giovanni Delfino per consentirgli di disporre della società Delfino Srl unitamente al fratello Rocco Delfino cosi consentendo che il sodalizio utilizzasse la società confiscata al fine di acquisire e vendere rifiuti a favore della società Ecoservizi Srl". 

Per quanto riguarda la figura dell'avvocato ed ex parlamentare Giancarlo Pittelli, dalle indagini sarebbero emersi i rapporti tra lui, l'indagato Rocco Delfino e Aurelio Messineo ritenuto un fedelissimo del boss Pino Piromalli detto "Facciazza". 

Oltre a veicolare informazioni dall'interno all'esterno del carcere tra i capi della cosca Piromalli, per l'accusa Pittelli si sarebbe attivato a favore di Rocco Delfino nelle vicende giudiziarie riguardanti la revisione del procedimento di prevenzione nei confronti della società in confisca "Delfino srl", pendente dinanzi al Tribunale di Catanzaro Sezione Misure di Prevenzione, con l'intento di "influire" sulle determinazioni del Presidente del Collegio al fine di ottenere la revoca del sequestro di prevenzione, nonché con una serie di ulteriori condotte che avrebbero esulato dal mandato difensivo. 

Il blitz contro la cosca Piromalli è scattato stamattina all'alba in provincia di Reggio Calabria, e in quelle di Catanzaro, Cosenza, Ravenna, Brescia e Monza-Brianza. I carabinieri forestali hanno eseguito anche un decreto di sequestro preventivo per cinque società operanti nel settore dei rifiuti. I reati contestati a vario titolo sono associazione di tipo mafioso, disastro ambientale, traffico illecito di rifiuti, intestazione fittizia di beni, estorsione, ricettazione, peculato, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, violazione dei sigilli e danneggiamento aggravato.