Politica

Regione: Oliverio 2 anni dopo, "la Calabria cambia strada"

CATANZARO 30 GENNAIO - La presentazione del report dell’attività svolta dalla Giunta regionale nei primi due anni di legislatura, un fatto inedito nella storia delle Regione Calabria, ha il preciso significato di fare conoscere i fatti, di fare parlare i fatti. [MORE]

I fatti sono ostinati; e noi abbiamo deciso di metterli in campo per riportare il dibattito politico alla concretezza dei problemi, ai bisogni della gente, ai problemi dello sviluppo produttivo e dell’occupazione.
Ma la presentazione del report è anche un atto di trasparenza ed un dovere democratico nei confronti del popolo calabrese sia di coloro che ci hanno affidato il mandato di governare la Calabria, sia verso tutti coloro che attendono risposte concrete alla crisi della Calabria.

Diciamo subito che la presentazione del report non è un punto di arrivo; ma il tentativo di mettere a fattore comune tutte le cose realizzate, per acquisire insieme la consapevolezza delle potenzialità conquistate, per definire nuovi e più ambiziosi traguardi, per avviare la fase due della legislatura regionale.

Siamo consapevoli delle situazioni di crisi della Calabria, delle difficoltà quotidiane della gente comune, del bisogno di lavoro in particolare delle nuove generazioni.

Per questo nessun autocompiacimento, ma consapevolezza dei “lavori in corso”, del percorso avviato che indica una possibilità ed una speranza per contrastare la crisi creando sviluppo e servizi qualificati.

Per utilizzare una metafora non mia, abbiamo preso in mano una macchina che correva veloce e contro senso e abbiamo dovuto rimetterla in una giusta carreggiata riparandola senza fermare la corsa.
Abbiamo dovuto avviare un processo di profondo risanamento di una struttura concepita ed organizzata per rispondere ad interessi clientelari e che negli anni passati ha prodotto sprechi, debiti fino al punto di compromettere la stessa governabilità della Regione: una disordinata proliferazione di strutture ed enti dediti a spese fuori controllo, all’accumulo di debiti ed alla creazione di sacche di precariato; una caduta generale di professionalità accompagnata da una confusione gestionale; una decadenza del senso del dovere nell’esercizio delle funzioni pubbliche.

Sono stati due anni di duro lavoro nel corso dei quali abbiamo dovuto perseguire contemporaneamente tre obiettivi:
- Recuperare la credibilità della Calabria e la reputazione della Regione in ambito europeo e nazionale;
- Acquisire le risorse necessarie allo sviluppo attraverso finanziamenti europei e nazionali;
- Riformare la macchina burocratica della Regione per garantire una spesa trasparente e produttiva.

Al momento del nostro insediamento la Calabria veniva raccontata come “regione canaglia”. Non c’erano gli articoli del New York Times che oggi raccontano una regione come meta privilegiata del turismo internazionale; non c’erano gli articoli del “Sole 24 ore” o le dichiarazione del Presidente di Confindustria che sottolineano le potenzialità positive per gli investimenti programmati per il Porto di Gioia Tauro; non c’erano gli articoli di quotidiani nazionali che parlano di giovani start up o di buone pratiche, come quella del Comune di Zagarise; non c’erano i riconoscimenti dell’amministratore delegato di Google Italia sulle iniziative della Regione nel campo dell’innovazione tecnologica.

Anche oggi siamo quotidianamente costretti a leggere ed a fare i conti con una pubblicistica negativa; ma contemporaneamente comincia a diffondersi un racconto che rappresenta una Calabria che vuole cambiare, che crede nel futuro.

Abbiamo ancora presente i sorrisini ironici di alcuni burocrati di Stato nelle prime riunioni a Roma; abbiamo altrettanto presente la loro meraviglia e sorpresa quando dalla Calabria sono arrivate proposte puntuali e precise su grandi questioni come l’alta velocità, la Zes, il sistema infrastrutturale o quando, in sede di cabina di regia, dove la Calabria rappresenta l’intero Mezzogiorno, sono venute proposte concrete per ridare slancio e concretezza agli interventi per le regioni meridionali.

Oggi bisogna confrontarsi con una Regione propositiva, capace di metter in campo competenze e professionalità, priva di subalternità e di atteggiamenti piagnoni.
E’ stato così anche nei rapporti con l’Unione Europea. La nostra prima attività è stata rivolta a non perdere i finanziamenti del POR 2007-2013; la Calabria ha rischiato di perdere oltre 1 miliardo di euro. Siamo riusciti ad evitare ciò passando, come in modo più dettagliato è descritto nel report, da meno della metà della spesa al momento del mio insediamento ad oltre il 100% della rendicontazione finale.
Sappiamo bene che le difficoltà sono ancora molte e che il percorso è ancora lungo; così come sappiamo bene di doverci guadagnare la credibilità quotidianamente; ma il percorso imboccato è quello giusto.

Ma c’è un obiettivo raggiunto che rivendico con orgoglio e che costituisce una forte base per il futuro della Calabria: la programmazione e l’avvio delle spesa di una grande quantità di risorse indispensabile per dare risposte concrete alla crisi.

In questi due anni ci siamo rimboccati le maniche e lavorato sodo; La Calabria ha oggi sul tavolo dello sviluppo oltre 9 miliardi di euro frutto di una rigorosa programmazione e di una serrata contrattazione con il Governo nazionale e gli enti di Stato come Anas ed RFI.

E’ stato il lavoro più impegnativo di questa prima fase di governo.
POR 2014-2020, Piano di Azione e Coesione, Programma di Sviluppo Rurale, Patto Calabria, Contratti di programma di Anas ed RFI, Accordo di Programma su Gioia Tauro, Programma di Edilizia Sanitaria sono capitoli di una programmazione che ha investito tutti i settori produttivi e tutte le articolazione della società.
Un lavoro svolto con le parti sociali, con il coinvolgimento di imprenditori e sindacati, università ed intellettuali, associazioni di categoria e del volontariato.

Importante è stato il lavoro prodotto dal Consiglio e dalla Giunta Regionale. Un lavoro di squadra che ha consentito il raggiungimento di concreti e significativi risultati.
Insieme alla programmazione, abbiamo infatti approvato strumenti legislativi per rendere spendibili le risorse, dal Piano regionale dei trasporti a quello dei Rifiuti, dalla legge sul Trasporto Pubblico Locale alla legge Urbanistica ed al Quadro Territoriale a Valenza Paesaggistica.

Non credo ci sia, nella storia del regionalismo calabrese, una simile produzione, in soli due anni, di strumenti legislativi e di programmazione, tutti coerenti con una visione strategica sul futuro della Calabria.
Con un ulteriore elemento di valutazione; e cioè che, insieme alla programmazione, è stata avviata la concreta attività di spesa con bandi e graduatorie già approvate in settori strategici del sistema produttivo e del sociale.
Su questi aspetti abbiamo fornito i dati nella documentazione prodotta. Tuttavia è utile ed opportuno sottolinearne alcuni: nell’ambito del POR tra bandi emanati, misure di spesa avviate, grandi progetti rimodulati e riattivati e bandi in corso di pubblicazione, sono state movimentate oltre il 50% delle risorse programmate; nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale sono state movimentate il 30% delle risorse programmate con le prime graduatorie già definite e pubblicate; nell’ambito del Patto Calabria sono state attivate le risorse per opere strategiche come il bacino di carenaggio a Gioia Tauro o quelle per la portualità regionale.

Il nostro obiettivo ambizioso è quello di superare il limite delle precedenti esperienze di programmazione, e cioè la separazione tra la programmazione delle risorse e la realizzazione degli obiettivi. Non è nostra intenzione ricorrere ai cosiddetti “progetti sponda” per garantire la rendicontazione della spesa. E’ nostro fermo obiettivo quello di programmare e, contemporaneamente, rendere irreversibile la spesa per programmi che si proiettano oltre la scadenza del mio mandato.

Non è un’impresa semplice; ma è una sfida che si può vincere con un impegno straordinario di tutti coloro che credono nel futuro della Calabria.
Per questo abbiamo lavorato per adeguare gli strumenti regionali alla nuova fase che è quella di tradurre gli investimenti in opere o interventi a sostegno del sistema Calabria. La riorganizzazione della macchina regionale è stato un altro dei nostri obiettivi prioritari ed è motivo di preoccupazione costante.
Abbiamo approvato la riforma dello Statuto a favore della rappresentanza di genere e di una più chiara distinzione fra potere esecutivo e funzione legislativa; abbiamo lavorato per ricondurre la macchina regionale alla normalità con la riduzione dei Dipartimenti e dei settori; con l’accorciamento della catena di comando e dei passaggi burocratici; con la liquidazione, la bonifica, il risanamento o il riordino di enti e società partecipate; con il monitoraggio e lo sblocco delle grandi opere pubbliche ed, infine, la rotazione dei dirigenti ed il progressivo rinnovamento delle funzioni dirigenziali.

Il principio di rotazione delle funzioni di responsabilità nella pubblica amministrazione costituisce garanzia di trasparenza e di buone pratiche oltre che fattore di crescita e di arricchimento di professionalità e competenze.
Abbiamo vinto scetticismi e contrastato resistenze che tuttora perdurano. Il 47% del personale dirigenziale ha cambiato ruolo eliminando incrostazioni.

Nell’ambito di questa azione di adeguamento della macchina burocratica abbiamo posto una particolare attenzione all’operazione “sbocca cantieri” con risultati già visibili nei casi della Diga del Menta, dei nuovi ospedali di Vibo e della Sibaritide, della Metro di Catanzaro..
La Diga del Menta ha alle spalle 20 anni di lavori; il cantiere è rimasto bloccato dal 2010 senza che nessuno se ne preoccupasse nonostante l’importanza fondamentale per la fornitura idrica per la città di Reggio Calabria ed il suo comprensorio. Abbiamo dovuto recuperare 25 milioni di euro, parte dei quali destinati solo a riparare danni del fermo cantiere, sanare il rapporto con le imprese, aggiornare i progetti, riavviare i lavori con un cronoprogramma preciso oggetto di monitoraggio settimanale.

Per il nuovo ospedale di Vibo, progettato in una zona a rischio idrogeologico, abbiamo dovuto recuperare i finanziamenti per bonificare e consolidare e mettere in sicurezza il terreno, implementare le infrastrutture, sottoscrivere il protocollo di legalità e consegnare i lavori.
L’ospedale della Sibaritide accelerato fino all’approvazione del progetto definitivo e con l’obiettivo di aprire rapidamente i cantieri; la Metro di Catanzaro, tirata fuori dalle secche della burocrazia con la consegna, nei giorni scorsi, dei lavori.

Ho voluto richiamare alcuni fatti (il recupero di credibilità della Calabria, la programmazione delle risorse e la riorganizzazione della macchina regionale), non per autocompiacimento, ma per segnalare le potenzialità della situazione, il fronte che abbiamo aperto verso un possibile sviluppo, la possibilità di intervenire con efficacia sulla crisi della Calabria.

Abbiamo infatti ben presente la crisi economica e sociale della nostra regione; conosciamo le sofferenze e le paure del popolo calabrese; l’angoscia delle ragazze e dei ragazzi che abbandonano la Calabria o quelli che restano perchè privi delle risorse necessarie per continuare gli studi.
Ma nello stesso tempo occorre vedere le potenzialità, i segnali di dinamismo, stare accanto a quelli che si battono quotidianamente per rinnovare la nostra terra.

In questi anni il Sud e la Calabria sono tornati, sia pure timidamente, a crescere.
La Calabria, dopo una caduta di ben 14 punti del PIL in 7 anni, lo ha aumentato di 1,1 con significativi risultati nell’agricoltura e nel turismo. Si tratta di due settori strategici per la nostra economia. La SVIMEZ, che ha segnalato il dato, ha suggerito la linea per rendere stabile la ripresa del Mezzogiorno: “Investire in logistica, infrastrutture, energia, territorio, capitale umano, nuova industria manifatturiera, agroalimentare e culturale, rovesciando la perificità del Sud, attivando strumenti nuovi come le Zone Economiche Speciali (puntando su alcune aree retro portuali e logistiche del Mezzogiorno che devono diventare priorità nazionali) che rendono attraente il territorio, e rilanciando la competitività del Sud per una crescita più robusta e durevole nel tempo, per la ripresa di un vero cammino di sviluppo”.

Esattamente quello che stiamo facendo in Calabria. In un certo senso siamo stati anticipatori rispetto all’attuale approdo delle analisi della SVIMEZ.
Accanto a questo dato ci sono quelli della crisi: la grande disoccupazione o il lavoro precario delle ragazze e dei ragazzi, l’assenza di basi industriali, l’assenza di grandi investimenti nazionali, la sopravvivenza di forme di assistenzialismo nell’economia; tutti mali storici di una Calabria segnata dalla convivenza di arretratezza storica e di modernità distorta.
Ma c’è un solo modo per invertire la tendenza: la politica da sola non basta. Ora che ci sono le risorse è tutto il “Sistema Calabria” che deve scendere in campo, che deve dimostrare di sapere amministrare la spesa e di saperlo fare in modo trasparente.
Fa ben sperare la ricostituzione del Ministero del Mezzogiorno affidato a Claudio De Vincenti che ha impreso una forte dose di concretezza ed operatività a partire dalla recente verifica a Reggio Calabria sulle procedure di spesa dei finanziamenti del Patto Calabria.

Questi due anni di lavoro coincidono anche con una ripresa di attenzione verso il Mezzogiorno, dopo anni di oscuramento.
Due anni fa, alla luce di un rapporto SVIMEZ particolarmente negativo, il Governo di Matteo Renzi ha riacceso i fari sul Mezzogiorno avviando la stagione dei Patti per le Regioni e le città metropolitane del Sud ed ha impostato, dopo anni di confusione e disattenzione, una programmazione di lungo periodo delle risorse necessarie allo sviluppo.

E’ ormai diffusa la consapevolezza che “se riparte il Sud, riparte l’Italia”.
In questo contesto la Calabria si propone come una risorsa per il Paese.
In sintonia con questa impostazione le nostre scelte programmatiche sono finalizzare a fare della Calabria un punto di cerniera tra il Mediterraneo e l’Europa ed, in particolare, un avamposto democratico e produttivo nel bacino del Mediterraneo.

Il Mediterraneo è il nostro orizzonte strategico ed la condizione per esercitare una funzione utile per l’Italia e per l’Europa. Oggi è un’area di tensioni internazionali, di tragedie umanitarie; ma è anche una grande opportunità, il luogo dove si svolgono i maggiori scambi commerciali in particolare dopo il raddoppio del canale di Suez. L’iniziativa del Ministro degli Interni Marco Minniti, illustrata anche nella recente riunione della Conferenza Stato-Regioni, per coniugare accoglienza e sicurezza e la ripresa del dialogo con i paesi del versante africano vanno nella direzione giusta e pongono la Calabria nella condizione oggettiva di esercitare un ruolo di respiro nazionale ed europeo.

Le scelte, compiute fin dalla campagna elettorale, di puntare sul Porto di Gioia Tauro, sulla portualità regionale, sullo sviluppo delle produzioni nel settore dell’agroalimentare e sull’attrattività turistica e culturale, sono caposaldi strategici dell’attività della Giunta regionale.
Nella nostra azione amministrativa e di governo si ritrovano scelte concrete che, costruite progressivamente, rappresentano i vari tasselli di un unico piano di sviluppo regionale; scelte che fanno leva sulle identità territoriali e promuovono forme integrate di sviluppo della Calabria.

Si tratta di scelte utili per un fecondo lavoro nei diversi territori della Calabria:
- : il polo agroalimentare della Sibaritide con il recupero di una funzione produttiva del porto di Corigliano;
- l’asse tra Lamezia e Catanzaro che recupera una grande funzione a seguito degli interventi programmati o in corso di realizzazione con la Metropolitana, l’asse ferroviario Catanzaro Lido- Lamezia-Aeroporto e ammodernamento ed ampliamento dell’aerostazione;
- la specificità del Vibonese tra cultura e turismo mare-monti suscettibile di sviluppo con il completamento della trasversale delle Serre;
- il rilancio di una più moderna funzione direzionale dell’area urbana di Cosenza, chiamata a svolgere un ruolo regionale anche attraverso la realizzazione di grandi infrastrutture dalla metro al nuovo ospedale:
- Il ruolo di Crotone con il risanamento ambientale ed il decollo del progetto antica Kroton,
- la città metropolitana di Reggio Calabria sostenuta con il finanziamento della Metro, del completamento della Diga del Menta e del Palazzo di Giustizia, con il potenziamento del porto;
- la scelta dell’alta velocità e del potenziamento della linea ferroviaria jonica che, insieme alla valorizzazione dei percorsi della Magna Grecia, creano nove opportunità per i territori .delle dorsali tirrenica e jonica e per tutto il territorio calabrese.
Non si tratta di annunci; ma di concreti progetti avviati e che nei prossimi tre anni dovranno essere accelerati e portati a compimento.

La Calabria è una terra complicata e difficile. Nella società e nell’economia della nostra regione convivono sofferenze e sprechi, difesa dell’assistenzialismo e spinta alla modernità, emarginazione e privilegi.
Non è facile distinguere tra chi cerca protezione e chi vuole un sostegno per liberarsi dall’assistenzialismo; tra chi presenta progetti solo per drenare risorse pubbliche e chi rivendica sostegno all’innovazione produttiva.
Vecchio e nuovo convivono nell’economia e nella società.

Sarebbe sbagliato, tuttavia, non cogliere le novità e le opportunità presenti nell’economia e nella società calabrese. Il nostro compito è quello di creare le condizioni per fare prevalere le iniziative innovative.
In tale direzione la linea d’azione della Giunta regionale è chiara: affrontare le emergenze economiche e sociali nell’ambito di una visione strategica dello sviluppo produttivo e del lavoro stabile; uscire dalla dipendenza dell’intervento assistenziale e sviluppare i fattori dello sviluppo autopropulsivo.
Il rapporto tra situazione emergenziale e visione progettuale è uno dei pilastri fondamentali sui quali si fonda la nostra attività di governo.

Abbiamo lavorato per evitare di restare prigionieri delle emergenze e della logica della politica dei due tempi che, in passato, hanno prodotto sprechi di risorse pubbliche a discapito delle sviluppo produttivo.

Con questo approccio sono state affrontate le politiche per il lavoro, rompendo la logica del precariato come merce di scambio politico ed aprendo la stagione delle regole e dei diritti.
E’ sulla base di quest’impostazione che a 5 mila LSU-LPU, dal momento del mio insediamento, è stato trasformato il sussidio in contratto di lavoro. E, nei prossimi giorni saranno emanati i primi bandi per garantire il Reddito d’Inclusione.
Non ci siamo accodati alla tendenza ad incrementare in modo indiscriminato il lavoro precario presso gli enti sub regionali o le partecipate regionali. Abbiamo avviato una bonifica, con scelte anche dolorose, per costruire una grande e necessaria operazione d’inclusione sociale che si fonda su due programmi, un Piano regionale di contrasto alla povertà e la programmazione di un Piano d’inclusione sociale; programmi dotati di consistenti impegni di spesa e per i quali sono in corso di espletamento bandi che impegneranno 2.200 tirocinanti nell’amministrazione della giustizia, nei beni culturali e nella scuola e sono in corso di emanazione ulteriori procedere.
Nell’ambito del Piano d’inclusione un’attenzione particolare è rivolta ai ragazzi bisognosi di sostegno negli studi e nei trasporti.

La possibilità di andare oltre il lavoro precario sta, tuttavia, nello sviluppo stabile e nell’innovazione produttiva nell’industria, nell’agricoltura, nel commercio, nell’alta formazione.
Abbiamo lavorato per creare infrastrutture funzionali allo sviluppo come per il progetto della banda ultralarga, sostenuto le strartup, sostenuto le produzione agricole e le filiere produttive, promosso con le università un progetto di alta formazione.

L’agricoltura in particolare registra una vivacità produttiva ed un interesse da parte di giovani imprenditori che stanno costruendo uno dei caratteri identitari della nostra regione. Ed è per questo che abbiamo deciso di sostenere una massiccia immissione di giovani nell’imprenditoria agricola.

Le questioni dello sviluppo produttivo e territoriale sono la cornice per il turismo e la cultura. E’ difficile rendere attrattiva la Calabria senza infrastrutture adeguate, senza depuratori funzionanti, senza servizi adeguati. Solo una ripresa sistemica della Calabria può portare il turismo e la cultura a livelli competitivi.
E tuttavia, nonostante questo handicap strutturale, i flussi turistici, in particolare dall’estero, sono cresciuti e la Calabria è stata indicata dal New York Times come una delle mete più appetibili per tradizioni gastronomiche e bellezze paesaggistiche.
Non è stato un risultato rispetto al quale la Regione è estranea. In questi due anni la Giunta regionale ha lavorato molto, a partire dalla partecipazione all’EXPO, alla promozione del “Made in Calabria” in campo agroalimentare.
Ci sono zone del Sud, come il Ragusano o il Salento, dove il turismo è stato trascinato dalle location televisive e cinematografiche. E’ per questo che abbiamo prima risanato dai debiti e dai contenziosi e poi rilanciato la Film Commission di Calabria alla quale abbiamo affidato il compito di costruire produzioni tali da valorizzare e rendere attrattiva la Calabria,

La carenza nel sistema delle infrastrutture e l’assenza di un’adeguata accessibilità verso l’esterno e la criticità dei collegamenti interni sono uno di problemi fondamentali della Calabria per le ricadute negative sulla redditività degli investimenti, sull’attrazione turistica, la qualità della vita.
Abbiamo dovuto lavorare sulle emergenze e costruire una prospettiva.
L’emergenza più grave è la crisi del sistema aeroportuale, anche questa il risultato drammatico di gestioni scellerate che hanno determinato debiti e personale in esubero fino al fallimento.

Abbiamo impegnato risorse per garantire l’attività delle società di gestioni di Reggio Calabria e Crotone, stiamo impegnando risorse per incentivare le compagnie, stiamo dialogando con Ryanair per implementare i voli di Lamezia e Crotone, auspichiamo una governance unitaria per il sistema aeroportuale.
Difenderemo con determinazione i tre aeroporti calabresi per garantire un’adeguata accessibilità alla nostra regione.

Ma mi preme sottolineare in particolare i risultati dell’accordo sulle infrastrutture lineari.
Per la prima volta nella storia della Regione, anche grazie al ruolo svolto dal Ministero delle Infrastrutture, RFI ed Anas hanno dovuto concordare con la Regione Calabria gli interventi da inserire nei rispettivi contratti di programma. I risultati hanno un valore epocale.

Ad integrazione dell’importante intervento sbloccato dal CIPE per il Macrolotto nord della 106, l’accordo prevede un intervento di quasi 2 miliardi di euro per le infrastrutture stradali e 751 per quelli ferroviarie.
E’ la più grande operazione di ammodernamento del sistema infrastrutturale calabrese con due sottolineature: 887 milioni di euro per affrontare le residue criticità dell’autostrada a partire dal tratto Cosenza-Altilia 397 milioni di euro per l’ammodernamento della linea ferroviaria jonica compresa l’implementazione del materiale rotabile.
Con l’integrazione tra infrastrutture puntuali e lineari, acquista concretezza il disegno del Piano Regionale dei Trasporti approvato dopo decenni dal precedente, rimasto peraltro inattuato, e redatto solo con competenze interne ed in una ampia concertazione degli attori interessati. Un contesto di programmazione che si completa con la Legge sul Trasporto pubblico locale e la costituzione dell’Agenzia regionale di gestione, l’approvazione della nuova Legge urbanistica e del Quadro Territoriale a Valenza Paesaggistica.

C’è un progetto specifico che ritengo opportuno sottolineare ancor più in questo momento di disastri ambientali vissuti nei giorni scorsi, un progetto costruito con il positivo apporto di forze sociali, ordini professionali ed università e che riguarda la possibilità di affrontare in modo incisivo la fragilità del territorio calabrese continuamente colpito da disastri ambientali.

Approfitto anche di questa iniziativa per esprimere solidarietà alle popolazioni ed agli amministratori del comuni colpiti. Siamo stati nei territori in questi giorni come lo siamo stati in questi due anni in analoghi eventi.
Nel corso di questi due anni abbiamo dovuto fronteggiare ripetute calamità naturali. E’ anche per questo che abbiamo costruito il programma denominato “Calabria Sicura”.

Un programma con un investimento importante, oltre 1,2 miliardi di euro, nel settore del rischio sismico, del rischio idrogeologico, del sistema idrico, del piano regionale per la depurazione, del piano regionale rifiuti, del piano regionale per le bonifiche.
Si tratta di circa 762 interventi che danno una diffusa risposta al territorio, che aumenta la sicurezza valorizzando l’ambiente.
Nella programmazione degli interventi del Patto Calabria, tra chi ci suggeriva di individuare grandi e puntuali opere e la necessità di dare risposte diffuse ai territori, non abbiamo avuto esitazione. Abbiamo scelto la linea, più difficile da gestire, di finanziare i bisogni dei comuni calabresi.

C’ è un settore che costituisce un buco nero della situazione calabrese: il sistema sanitario.
Siamo in presenza di una situazione paradossale; e cioè che le scelte fondamentali sono in mano alla struttura commissariale, mentre il terminale delle richieste e delle istanze dei cittadini è rivolto a chi governa la Regione.
E’ in virtù di questa contraddizione che il Parlamento ha legiferato per rendere possibile il superamento di questa contraddizione.

Ora tocca al Governo applicare e rendere operativa la norma
Il dato essenziale è che oltre sei anni di piano di rientro e di commissariamento non hanno migliorato la situazione dell’offerta sanitaria in Calabria; anzi in molti casi l’hanno peggiorata: i centri hub sono in crisi perché gli ospedali spok non funzionano e non esiste una adeguata rete di servizi sanitari nel territorio.
Tuttavia, abbiamo assunto con determinazione iniziative che hanno prodotto importanti realizzazioni utili per qualificare l’offerta sanitaria regionale: dal Centro Cuore di Reggio Calabria con all’interno la cardiochirurgia, alle PET a Reggio e Cosenza, il Trattamento Intensivo Neonatale a Crotone, il reparto Dialisi a Lamezia, il rafforzamento del polo oncologico a Catanzaro.

Ho parlato molto di fatti avvenuti, senza raccontare tutto ciò che troverete nel report consegnato o in quello più completo inserito nella pagina dedicata del portale regionale.
L’ho fatto senza alcuna indulgenza all’auto compiacimento; ma con la consapevolezza delle difficoltà incontrate e che sono ancora presenti lungo il nostro cammino.

Spero di avere dato il senso generale del percorso attuato, del lavoro svolto, delle implicazioni politiche e sociali, delle difficoltà presenti e delle misure per superarle.
E non l’ho fatto per avere la testa rivolta all’indietro, ma perché quanto prodotto costituisce la base per avviare la fase due della legislatura regionale.

Non si tratta di annunci; ma di dare accelerazione ad un percorso già iniziato, in corso d’opera, forti delle esperienze compiute e dei limiti registrati.
Alla base della mia azione e di quella della Giunta e della maggioranza ci sono i valori che hanno ispirato due anni fa la mia scelta di candidarmi alla guida della Regione; e cioè la possibilità concreta di dare un contributo alla nostra terra, la convinzione che la Calabria ha le risorse per riscattarsi.
L’attività svolta ha gettato le basi per invertire il trend negativo che ne ha segnato un lungo periodo.
So anche che la crisi richiede maggiore efficienza, più celerità nelle scelte, meno burocrazia. E’ quello che proveremo di fare con maggiore determinazione nei prossimi mesi.
Ma so anche che la mia mission ha punti fermi che mi hanno guidato in questi anni e che valgono per quelli a finire: tenere fuori le mafie e le lobby dal governo della Regione Calabria. E lo farò con la coscienza di non dovere accettare nemmeno il ricatto del consenso a tutti costi.
Un’affermazione mi sento di fare con grande fermezza: la mia presenza alla guida della Regione Calabria è incompatibile con interessi di affaristi e mafiosi.
La ‘ndrangheta non è più solo un’organizzazione criminale, ma una minaccia per la vita democratica per l’intero paese. Vinceremo la lotta contro la ‘ndrangheta se accanto alla repressione coltiveremo una speranza per il futuro.

E’ mia intenzione, esaminata anche con il Ministro degli Interni Marco Minniti, di proporre un protocollo di legalità da sottoscrivere con l’Anac, i Prefetti e la Magistratura per rendere impermeabile l’attività della Giunta e delle stazioni appaltanti in riferimento alla spesa delle risorse programmate.

La Calabria che noi vogliamo è una regione dove arretratezza e mancato sviluppo dei decenni passati possono diventare oggi, paradossalmente, fattori di crescita, di innovazione e di uno sviluppo sostenibile.
Non si tratta semplicisticamente di dover colmare il divario con le aree più forti del Paese.
Il modello di sviluppo che ha fatto storicamente registrare il gap tra Nord e Sud è andato esaurendosi.
Non è casuale che da più anni gli indicatori economici nazionali segnano una condizione di stagnazione.
La crescita economica del Paese e la sua forza competitiva sono strettamente dipendenti dalla capacità di valorizzare le risorse umane e territoriali di cui dispone oggi la Calabria e grande parte del Mezzogiorno;

UN’AREA DIVENUTA STRATEGICA nel bacino del mediterraneo.
La promozione dello sviluppo nel sud costa meno ed è a più alto valore aggiunto dell’economia nazionale.
La nostra ambizione, dunque, non è quella di agganciare il vagone Calabria ad un treno-Italia che cammina lento e a fatica, ma quello di divenire una delle regioni motrici di un nuovo e moderno modello di sviluppo.
Non abbiamo la presunzione dell’autosufficienza: è chiaro che da soli non ce la possiamo fare.
E’ evidente che ad una economia regionale autopropulsiva e progressivamente meno dipendente ed assistita dovrà corrispondere una strategia economica e una politica degli investimenti a livello nazionale che assumano la Calabria ed il Sud come una convenienza e non più come una palla al piede del sistema- Paese.
E’ su questo terreno che valutiamo il rapporto con il Governo nazionale.
Ho parlato di un lavoro costruito in un rapporto positivo con il Governo nazionale in questi primi due anni. So altrettanto bene che questo rapporto va rinnovato giorno dopo giorno.

PRIMA DI TUTTO LA CALABRIA, dunque, non è una subalterna invocazione di aiuto ma il parametro principale su cui intendiamo misurare la capacità delle politiche governative di individuare la Calabria come una priorità di interesse nazionale.
Il rapporto tra il Governo regionale e nazionale è fortemente ancorato a questa impostazione .
Di volta in volta non abbiamo rinunciato e non rinunceremo a dire la nostra sui contenuti e sul merito delle politiche che concretamente si assumono (o non si assumono) verso il Sud e la Calabria.
Anche sotto questo aspetto riteniamo dover esercitare un’azione di forte discontinuità e non riproporre il vizio di quelle vecchie classi dirigenti impegnate ad utilizzare l’esercizio del potere dell’amministrazione regionale e locale per uno scambio rivolto esclusivamente ad interessi di posizionamento politico nelle dinamiche correntizie dei propri partiti.

Questa è la nostra sfida e con questo impegno noi ci mettiamo la faccia. Non è una impresa impossibile.
Basta crederci: si può fare.
Ovviamente dobbiamo tenere alta e diffusa la consapevolezza che la Calabria da dislocare in questa sfida deve essere quella di una Regione delle regole e dei diritti. La parola chiave è quella della trasparenza.
In questi primi due anni abbiamo dovuto avviare un’opera che ha incontrato non poche resistenze e passività. Del resto, come ho avuto modo di affermare in altre occasioni ed anche all’indomani delle elezioni regionali del 23 novembre 2014, ho piena consapevolezza che anche una parte, sia pure minoritaria, del voto che mi ha affidato il mandato di governare porta con se una domanda di conservazione e non una volontà di cambiamento e di innovazione.

Un elemento questo che non ha condizionato e non condizionerà la necessaria azione di rottura e di rinnovamento di cui la Calabria ha bisogno.
Dare compimento ad una effettiva opera di riforma morale, istituzionale e sociale significa interrompere la continuità con un sistema politico-clientelare che ha favorito interessi per pochi e negato opportunità a molti.
Si tratta di spezzare la spirale di una domanda distorta che proviene anche da una parte della società civile. Una domanda malata che alimenta e al tempo stesso si nutre di una politica altrettanto malata.
Su queste basi riteniamo vada fatto lievitare un nuovo e più alto senso civico: affermare il valore del bene comune su egoismi ed individualismi che soprattutto nei momenti di crisi determinano chiusure corporative, municipalistiche e familistiche ostruttive per la crescita e la democrazia. La sfida che dobbiamo vincere è innanzitutto culturale.

“CALABRIA IN CORSO” è un cantiere aperto i cui lavori sono finalizzati innanzitutto a fare affermare la Calabria positiva, altra e diversa dagli stereotipi negativi: il pregiudizio dovrà lasciare il passo al postgiudizio.
Vogliamo che a parlare siano i fatti. Lavoriamo a ridare credibilità e restituire dignità ad una Regione e ad una Calabria di cui i calabresi dovranno sentirsi orgogliosi.