Cronaca
Calabria. Duplice Omicidio di 'Ndrangheta: Tracce di DNA portano a un Sospetto
CATANZARO - Un cappellino di lana, contenente tracce di DNA in sintonia con il profilo genotipico di F.G., è uno degli elementi chiave che potrebbero collegare a un sospetto nel duplice omicidio di Giuseppe Bruno e sua moglie Caterina Raimondi. La tragica vicenda si è verificata il 18 febbraio 2013, quando la coppia è stata uccisa con colpi di kalashnikov.
La giudice Gilda Danila Romano, nell'ordinanza di custodia cautelare avanzata dalla Dda di Catanzaro, sostiene con certezza che F.G. potrebbe essere stato presente sulla scena del delitto. La decisione di compiere questa missione omicida sarebbe stata presa mesi prima durante un summit con i capi della 'ndrangheta.
Giuseppe Bruno, figura di spicco dell'omonima cosca di Vallefiorita, era salito ai vertici dopo l'omicidio del fratello Giovanni nel 2010. Il sicario, secondo le registrazioni delle telecamere di videosorveglianza, aveva pazientemente atteso il momento opportuno per colpire, allontanandosi indisturbato.
Oltre al rinvenimento del cappellino, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia dipingono F.G. come un soggetto pronto ad uccidere per conto del gruppo di 'ndrangheta. Il giudice sottolinea la premeditazione del delitto, supportata anche da due summit registrati dagli investigatori nell'ambito dell'inchiesta Kyterion.
Nel corso di questi incontri, tenuti nella tavernetta del boss Nicolino Grande Aracri, si discuteva della gestione del denaro ottenuto dalle estorsioni di Giuseppe Bruno e dei sospetti su presunti maneggi finanziari. Bruno aveva anche respinto la proposta di espandere la sua influenza criminale su Soverato, suscitando il malcontento di Grande Aracri. Il gip evidenzia chiaramente la natura premeditata del delitto, orchestrato durante i summit per punire Bruno per la sua disobbedienza alle direttive del gruppo.