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"Burrowing", l'erba del vicino non è più verde
NAPOLI, 2 NOVEMBRE 2012 - C’è del marcio... in Svezia. In pochi vedranno Burrowing, produzione svedese dell’accoppiata Henrik Hellstrom e Fredrik Wenzel, presentata al Festival internazionale del Cinema di Berlino 2009 nella sezione Forum. Il film, del 2008, è stato ripescato dal noto sito di cinema MyMovies e riproposto alla platea virtuale. Anche lungo fibre ottiche e cavi adsl, il gelo di quelle latitudini, ma soprattutto, la freddezza tagliente di inquadrature a spalla e lunghi silenzi, cala sullo spettatore.
In una scatola cinese di buchi della serratura, si assiste alla (non) storia di Sebastian, un undicenne il cui hobby è quello di sorvegliare i vicini dalla casa sulla collina. Una vita interiore che s’intuisce articolata, Sebastian parla a monosillabi con la madre, mentre è appena più loquace con gli spettatori, a cui presenta fuori campo la galleria sofferta dei personaggi che lo circondano: Mischa, un uomo di mezza età venuto in Svezia per lavorare 30 anni prima, ed ora impegnato in uno strano romitaggio trai i giardini dei vicini; Jimmy, un ragazzo padre, che vive nella casa dei genitori ma è chiuso fuori ogni giorno, e trascorre le ore col figlio tra i supermarket ed i boschetti; Anders, che sembra avere tutto dalla vita, ma essere non meno inquieto. [MORE]
So what? – diremmo, se fossimo critici anglosassoni. Burrowing non conosce un vero e proprio sviluppo, ha un impianto più presentativo che narrativo. Abbondano le inquadrature dall’alto, col duplice effetto di un fatalismo senza rimedio e di un’osservazione distaccata, così come il prender piede di un tema musicale sinfonico, da coro ecclesiastico, connota il film come una processione che tira dritto, una sorta di liturgia del dolore interno. Tutti i personaggi sembrano fluttuare, costretti ad una peregrinazione in cerca di qualcosa da cercare, come sagome sul palco di Strindberg. Non mancano nemmeno le quinte: è suggestivo che i villini della borghesia svedese siano circondati dalla foresta, dove finisce Jimmy, come a ritrovare un’autenticità, un connubio con la natura, una riconciliazione sacrale con il proprio ambiente. La scena in cui il giovane padre cambia il pannolino al bambino nel parcheggio del supermercato – nonostante, obietta una passante, ci sia un fasciatoio all’interno – pare proprio profilare l’impossibile integrazione in un contesto probabilmente poco umano, nel quale, tuttavia, gli stessi “non integrati” difettano di umanità, come se lo scenario fosse di umanità in cancrena.
Difficile non pensare a Festen di Thomas Vinterberg o a Idioti di Lars Von Trier: a quel cinema, cioè, insieme artificioso e naturale, proteso all’indagine psicologica e sociologica. "To burrow" vuol dire "scavare un cunicolo", ma anche "fare ricerche, indagare". È questo l’assunto del piccolo Sebastian, che abbandona il banchetto, fiera delle vanità, a cui è stato costretto dalla madre, e s’immerge in un pantano: “comincerò a scavare da qui”. Perché esiste qualcosa che va oltre le apparenze, una dimensione interiore – non a caso ricercata ancora nella natura – che può non essere definibile con esattezza, ma implica l’atto del cercare, il burrowing: una trascendenza che si accorda con la colonna sonora. Una sequenza, in particolare, consente di creare un suggestivo confronto, extra-cinematografico: è una scena di lotta, che nasce dal nulla, senza dialoghi, nel giardino di una delle residenze. La sensazione è quella di una lotta tra Giacobbe e l’Angelo, caratteristico tema religioso, facile a rinvenirsi nella pittura simbolista (si veda La visione dopo il sermone, di Paul Gauguin), incentrato sulla prova a cui l’umanità e sottoposta da Dio: in questo senso, magnifica è l’interpretazione di Delacroix nella Chiesa di Saint Sulpice, dove la scena è immersa proprio in una natura che sembra respirare.
Qualche utente che ha assistito al film sulla piattaforma web di MyMovies, ha commentato: “mah...”. Certo, Burrowing non è un’opera né gradevole né facile: senza fronzoli, non indulge in alcuna concessione di leggibilità o scorrevolezza. La sua intransigenza, cionondimeno, è coerente alla proprio assunto rigoroso, privo di compromessi: la necessità dello sguardo – interiore, ed esteriore – a cui affidare la propria ricerca.
TITOLO: Burrowing
ANNO: 2009
REGIA: Henrik Hellström , Fredrik Wenzel
INTERPRETI: Sebastian Eklund, Jörgen Svensson, Hannes Sandahl, Marek Kostrzewski, Bodil Wessberg
GENERE: Drammatico
PRODUZIONE: Svezia
DURATA: 76 minuti circa
(in foto: un'immagine dal film)
Antonio Maiorino