Cultura e Spettacolo

"Bullet" dei Katap, l'electro-punk sparato dal Vesuvio

NAPOLI, 16 GENNAIO 2011 - Il proiettile è stato già sparato a fine 2011, per colpire dritti al cuore con una musica cruda e - si schernisce la band - "poco sofisticata". Ma la gittata di "Bullet" del gruppo elektro-punk napoletano Katap è ben lunga: e si spera anche l'incisività della loro meritevole proposta musicale. Il progetto nasce da un'idea di Fabio Di Miero, autore delle tracce sonore e dei testi oltre che voce, e si completa on stage con Massimiliano Russo (electric guitars), Domingo Colasurdo (drums), Rosario Acunto (computer, synth) e Kim, bambola gonfiabile.[MORE]

Dopo varie sperimentazioni sonore, nel 2005, per l’etichetta Bustin’Loose (Planet Funk), viene prodotto il vinile 12” My Trip che contiene la traccia originale My trip più due remix. Il disco riscuote un buonissimo feedback internazionale. il 2007 è l'anno dell'esplosione, col secondo disco "Antiform", preludio alla scelta da parte del Meeting delle etichette indipendenti (nel 2008) del brano "Notorious Heart" come pezzo tra i più rappresentativi della scena musicale indipendente. "Bullet", il terzo disco, prodotto da Katape e NutLabel (distribuzione Audioglobe), val bene un approfondimento track-by-track.

"Dream" apre l'album con i contorni sonori di un incubo musicale, nella sporcizia - mai così gradevole - della chitarra che gracchia, per poi snodarsi con un groove cupamente entusiasmante, da echeggiare persino certi Blue Oyster Cult con iniezioni elettroniche. "The Rest of Fluid" esordisce con una minimalità alla Nine Inch Nails, per aprirsi fluidamente nel refrain distorto. "Spotlife" mantiene le atmosfere plumbee, questa volta virate sul post-punk, salvo l'inatteso dispiegamento vocale del ritornello. Con "Sublime", la sublimità dei sintetizzatori prende ancora il sopravvento, denotando nella tessitura in interazione con la chitarra una significativa maturità compositiva. "Berlin" è un altro tappeto elettronico, con la voce che si inasprisce in una litania polemica. "I want another girl" dispiega sul consueto letto synth-rock una serie di riff acidi, con un cantato morboso. In "Skinless" la pelle dancefloor traveste il sound della band, che nel successivo "Feel next to", dal vago sapore dei Pixies e di Siouxsie and the Banshees in salsa elettronica, rivela una matrice composita e ben amalgamata. Si chiude con un classico all'ennesima rivisitazione, quel "Notorious Heart" già remixato che fu la hit dell'album "Antiform", qui in versione piano di mefistofelica tenerezza.

Spesso si cercano all'estero proposte raffinate ed alternative. Il più delle volte si tratta di pose: pecacto mortale, quando in casa abbiamo progetti interessanti come quelli dei Katap, una cultura dissimulata dall'immediatezza di un sound dirompente, che promette performance live di pari livello. Questo gruppo non sfigurerebbe nemmeno allo Sziget Festival.

 

Antonio Maiorino