Cultura e Spettacolo

BUKOROSH, MIO NIPOTE, si ride e si riflette con Francesco Pannofino per la prima di Vacantiandu

Catanzaro, 1 Dicembre - La città di Lamezia Terme sta vivendo un momento difficile, la terna di commissari che attualmente la  guida si è trovata nelle condizioni di chiudere i teatri e gli impianti sportivi. Tra i tanti eventi previsti sono saltati anche due prestigiosi cartelloni programmati per il Teatro Grandinetti, la rassegna Vacantiandu e la stagione di prosa promossa dall'Ama Calabria. In pochi giorni, però, le associazioni culturali lametine e catanzaresi, con rapidità e lungimiranza, hanno danno vita ad una eccellente collaborazione che permetterà il regolare svolgimento delle due rassegne presso il Teatro Comunale di Catanzaro. Sono stati messi a disposizione pullman per consentire al pubblico proveniente dalla città della piana di raggiungere comodamente il centro storico del capoluogo calabrese. Ieri sera è andata in scena la prima commedia della rassegna Vacantiandu, 'Bukurosh, mio nipote', con Francesco Pannofino. E' stato un successo in un teatro gremito da spettatori lametini e catanzaresi. Meritato per lo straordinario lavoro che l'associazione teatrale 'I vacantusi', organizzatori della rassegna, svolge durante tutto l'anno anche con lodevoli iniziative nel sociale.

"Ringraziamo la città di Catanzaro e il Teatro Comunale per questa grande accoglienza. Lo slogan che ci lega quest'anno è Lamezia-Catanzaro il teatro che unisce. Di fronte alle nostre difficoltà questo teatro ci ha aperto le porte e noi qui ci sentiamo a casa. Lo dico a nome dell'associazione teatrale de 'i Vacantusi' che, grazie ad un grande lavoro della direzione artistica, ha consentito di portare su questo palcoscenico una rassegna di grande livello", con queste parole la giornalista Ketty Riolo ha dato inizio ad una serata speciale.

"La cultura è riuscita a fare quello che le istituzioni non sono riuscite. Hanno unito, in una maniera straordinaria, Lamezia e Catanzaro in poche ore. Posso assicurare che questa collaborazione non si fermerà nemmeno quando sarà finito il periodo emergenziale. Siamo noi che ringraziamo voi, perché aver scelto questo teatro, riaperto dopo tanti anni, ci riempie di orgoglio. Questa collaborazione è un vero modello di buon senso e credo che  le istituzioni debbano prendere esempio", questa è stata la sentita risposta del Presidente onorario del Teatro Comunale, Paolo Abramo.

La rassegna non poteva iniziare, quindi, in maniera migliore se non con la rappresentazione di 'Bukurosh, mio nipote', di Gianni Clemente con Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi. Il messaggio principale, infatti, che quest'opera ci trasmette è che proprio quando tutto sembra perduto, nelle difficoltà maggiori, riusciamo a dare il meglio di noi stessi, ad apprezzare le cose importanti della vita, riuscendo così a superare le avversità e tornare più forti di prima. Un messaggio ben augurale per tutti gli operatori culturali e sportivi lametini.

Dopo il grande successo de 'I suoceri albanesi' Gianni Clemente ci propone questo sequel: "Lucio e Ginevra sono appena tornati dall'Albania, reduci insieme a Corrado e Benedetta dal matrimonio riparatore della loro figlia Camilla con Luchan, di cui è rimasta incinta durante i lavori di ristrutturazione del bagno di casa. Ai dubbi per la scelta tanto azzardata della figlia si sommano le preoccupazioni per il suo futuro, l'annuncio delle imminenti elezioni comunali per Lucio, la notizia che il ristorante molecolare di Ginevra comincia ad accusare un notevole calo di clienti e il problema della imminente convivenza in casa con i novelli sposi. E anche per gli amici di famiglia, Corrado e Benedetta le novità non mancano. Tutto sembra precipitare ma...".

La famiglia messa in scena da Clementi è una famiglia italiana reale, con i nostri difetti e le nostre virtù, e le straordinarie capacità attoriali dei protagonisti fanno sì che il pubblico si senta in casa con loro, si senta partecipe degli eventi, si affezioni. Un racconto che mette in evidenza le contraddizioni del nostro paese, il pressapochismo, come mette bene in evidenza l'albanese Igli, Maurizio Pepe, fratello maggiore e datore di lavoro di Lushan, Filippo Laganà, quando dice 'uno di questi giorni facciamo questo, uno di questi giorni facciamo quello, ma quando arriva uno di questi di giorni?'. Un paese in cui si rimanda sempre, non si dà peso alla parola data, e Lucio se ne rende conto proprio quando viene a contatto con un'altra cultura, magari più semplice ma ancora genuina.  Un racconto che dimostra che quando c'è intelligenza e buona volontà l'integrazione è possibile. Che ci mette di fronte al fatto che, presi da mille impegni, parliamo poco con i nostri figli e ce li ritroviamo che parlano un linguaggio che non capiamo, che sognano una professione che noi nemmeno conosciamo. Che ci fa capire, come già espresso sopra, che è proprio nel momento di maggiore difficoltà che diamo il meglio di noi stessi e che, quando arriva in famiglia un bambino,  "arriva sempre con il pane sotto il braccio". Una commedia che fa ridere tanto e ricca di spunti di riflessione.

Straordinarie le interpretazioni di Francesco Pannofino, Lucio, ed Emanuela Rossi, Ginevra, l'anima della casa.

Appassionata ed esilarante al tempo stesso Silvia Brogi, una Benedetta in età matura, senza compagno, che 'non è  mai stata così bene come ora', grazie ad una serie di incontri occasionali e 'strani'.

Intenso il colonnello Corrado di Andrea Lolli, logorroico, pieno di sé ma in realtà molto fragile.

Grandi Maurizio Pepe e Filippo Laganà, Igli e Lushan, se non ci fossero i nomi sul cartellone nessuno si accorgerebbe che sono italiani e non albanesi.

Infine bravissima Elisabetta Clementi nel ruolo della figlia Camilla, sempre alle prese, nonostante il pancione,  con un outfit per catturare il maggior numero di followers, sognando di diventare una fashion blogger. Nonostante la giovane età, una prestazione di altissimo livello.

"Speriamo che le cose si aggiustino e tutti i teatri di Lamezia vengano riaperti, come tutti i teatri della Calabria, questa splendida terra. Grazie per come ci avete accolto e speriamo di tornare presto con un altra commedia", questo il saluto di Francesco Pannofino dopo i tantissimi applausi ricevuti.

Saverio Fontana