InfoOggi Cinema
Bryan Cranston fa Trumbo, il comunista che scriveva storie fuori dal comune
L'ULTIMA PAROLA: LA VERA STORIA DALTON TRUMBO DI JAY ROACH. Trumbo è un film nazional-popolare, che più che rompere il silenzio su una brutta pagina della società americana si diverte a fare un po’ di chiasso e si limita a calare l’asso: Bryan Cranston.
Ma quante storie da raccontare ha l’America? Non ci sarà mai l’ultima parola, gli infiniti almanacchi di questo Paese sono un serbatoio per sceneggiatori. Tra quelli da Oscar, autore di script del calibro di Vacanze romane e Spartacus, Dalton Trumbo fu protagonista di una delle vicende più interessanti, per l’alternanza di alti e bassi, tra profferte di lavoro e gloria in patria e depressioni da nemo profeta in patria. Già, perché lo sceneggiatore di Vacanze romane si sorbì una villeggiatura in prigione, ai tempi del maccartismo e della caccia alle streghe anticomunista, per la propria militanza da falce e martello. E mentre le black list del Congresso falcidiavano tutti gli autori sospettati di chissà quale complotto sinistroide, Trumbo, caduto in disgrazia con tanto di maledizione di John Wayne, provava a rimettere in sesto finanze e fama scrivendo storiacce sotto pseudonimo (roba di alieni e gorilla), ma covando sotto sotto la velleità di tornare a scrivere sceneggiature d’alto livello. Con difficoltà, perchè l’uscita dall’anonimato era un campo minato: Trumbo restava pur sempre un nemico dell’America più paranoica. [MORE]
STAR POWER - E com’è la sceneggiatura di Trumbo, il film? Un po’ qualsiasi, verrebbe da dire, con tutte le immaginabili tappe del biopic a mo’ di parabola. Tuttavia, una volta accertato ed accettato che il film di Jay Roach questo era, una storia americana, lineare e forse più incline a raccontare uno spaccato del passato nazionale che una persona, ci si potrà contentare di un racconto, comunque, mai uggioso. Anzi: proprio per le sue semplificazioni, è in grado di divertire e commuovere, così come di far tifare per il protagonista e di scatenare una viscerale antipatia per i cattivi imbecilli (su tutti la gustosa Hedda Hopper di Helen Mirren, sfegatata arpia filoamericana). Il tutto, con l’aggiunta di una sana ammiccata cinefila: fa un certo effetto riconoscere questo e quell’attore e compiacersi di gridare “arrivano i nostri!” quando spuntano Otto Preminger e Kirk Douglas in soccorso di Trumbo. Per chi ama il cinema, di riffa o di raffa, i film su Hollywood accattivano.
BREAKING HOLLYWOOD - Ci sarebbe, inoltre, un dettaglio abbastanza significativo: il protagonista Bryan Cranston recita bene – anche meglio di Di Caprio, ma non ditelo a nessuno. Fluido, convincente e carismatico, è soprattutto grazie a lui che il personaggio di Dalton Trumbo non ne esce santificato, ed anzi ne vengon fuori le sfumature d’instancabile arrivista: fieramente convinto della propria libertà, sì, ma prima di tutto del proprio talento. Meno sfumate tante situazioni di contorno, affastellate un po’ caoticamente (sempre quella maledetta sceneggiatura un po’ ondivaga), ma non prive di arguzia: il Frank King produttore di B-movies interpretato da John Goodman è d’uno spasso incontenibile. Insomma, nonostante il sottotesto sovversivo – la democrazia può fallire – Trumbo è un film nazional-popolare, che più che rompere il silenzio su una brutta pagina della società americana si diverte a fare un po’ di chiasso e si limita a calare l’asso: Bryan Cranston.
DATA USCITA: 11 febbraio 2016
GENERE: Biografico, drammatico
REGIA: Jay Roach
CAST: Bryan Cranston, Elle Fanning, Diane Lane, Helen Mirren, Alan Tudyk, John Goodman, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Louis C.K.
SCENEGGIATURA: John McNamara
FOTOGRAFIA: Jim Denault
MONTAGGIO: Alan Baumgarten
MUSICHE: Theodore Shapiro
DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures
PAESE: USA
DURATA: 124 Min
Antonio Maiorino