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Brexit - per il Sunday Times, uscita da UE senza accordo produrrebbe scenario da apocalisse

LONDRA, 4 GIUGNO – Il Regno Unito dovrà prepararsi al peggio nel caso in cui l’uscita dall’UE dovesse avvenire in maniera brusca e senza un accordo entro il 29 marzo prossimo. È questa la posizione espressa dal Sunday Times, l’autorevole settimanale d’oltremanica che ha dipinto una prospettiva realmente drammatica in un articolo firmato da Tim Shipman. [MORE]

Nell’ultima edizione del giornale britannico, infatti, si raccontano alcuni dei presunti scenari messi a punto da alti funzionari del Governo May ed in particolare dal Segretario di Stato per l’uscita dall’Unione Europea, David Davis. Lo staff che sta seguendo i negoziati con l’Unione per il raggiungimento di un accordo che definisca il nuovo assetto dei rapporti interistituzionali che dovrebbe entrare in vigore contestualmente al recesso dello Stato britannico, starebbe nel contempo preparandosi ad affrontare possibili scenari che viceversa si prospetterebbero in caso di mancato accordo.

A questo proposito, è da ricordare che il Trattato di Lisbona, pur senza auspicarlo, ha previsto espressamente la possibilità che gli Stati membri decidano di recedere dall’Unione Europea, conformemente alle proprie norme costituzionali, notificando tale intenzione al Consiglio Europeo. L’art. 50 del TUE, però, prevede che l’Unione debba negoziare con tale Stato un accordo ove si definiscano le modalità del recesso. I trattati cesserebbero poi di essere applicabili allo Stato recedente soltanto a decorrere dalla data di entrata in vigore dell’accordo di recesso; nel caso l’accordo in questione non dovesse essere concluso entro due anni dalla notifica della decisione di recedere (eventualmente prorogabili d’intesa tra lo Stato interessato ed il Consiglio Europeo), i Trattati cesserebbero comunque di essere applicabili automaticamente, realizzandosi così un vero e proprio recesso unilaterale.

Secondo alcuni esponenti della squadra di negoziazione, in effetti, la situazione economica e sociale immediatamente successiva ad un brusco recesso unilaterale potrebbe non essere del tutto gestibile. In particolare, lo studio effettuato dal domenicale inglese afferma l’esistenza del rischio che supermercati, farmacie e distributori di benzina, insomma fornitori di beni di prima necessità, esauriscano le scorte provenienti dal continente entro pochi giorni, se non addirittura rimanendo a secco dopo poche ore di attività qualora si scatenasse il panico e la corsa agli approvvigionamenti da parte della popolazione. Le zone più a rischio sarebbero naturalmente le più isolate, come la Cornovaglia ed alcune contee scozzesi, ma il pericolo coinvolgerebbe anche gli ospedali. Nell’ambito di questo tragico scenario, le autorità sarebbero costrette a lasciare che il porto di Dover collassi dopo pochi giorni, ingolfandosi a causa dell’impossibilità di portare a termine le pratiche doganali; eventualmente sarebbe necessario noleggiare voli charter (o addirittura usare la Royal Air Force) per rifornire di generi alimentari e medicinali tutte le zone dell’isola.

Ovviamente, pronte sono arrivate le reazioni alla pubblicazione da parte dei sostenitori della Brexit. Molte polemiche si sono scatenate contro i funzionari governativi che avrebbero preparato tali scenari, accusati di essere “conigli impauriti” e di gridare al pericolo prima ancora che questo sia concreto. Secondo Iain Duncan Smith, ex leader dei Tories e sostenitore della prima ora dell’uscita del Regno Unito dall’UE, “bisognerebbe pensare a pianificare concretamente i nuovi rapporti successivi all’eventuale recesso senza accordi, piuttosto che spaventare la popolazione”.

C’è poi anche chi crede alla possibilità che quegli scenari apocalittici si configurino: ad esempio, Layla Moran, Parlamentare appartenente al gruppo “Best for Britain”, ha citato l’annuncio della società “Highways England” che ha deciso di realizzare un piano per costruire una o più aree di deposito di camion nel Kent , al fine di ridurre la congestione che potrebbe essere causata da eventuali interruzioni del Canale della Manica; sulla base di tale decisione, che a suo avviso rappresenterebbe un indizio rilevante, la Moran ha invitato Downing Street a rendere pubblici i documenti in cui si citano i piani che sarebbero stati elaborati dallo staff che sta seguendo la Brexit, “per dimostrare che il Governo May sta portando tutti verso un disastro”.

 

Francesco Gagliardi

 

Fonte immagine: eurolabitalia.it