Politica
Brexit, Gentiloni: "Il Regno Unito non era soltanto uno dei 28, ma aveva un grande peso"
ROMA - "Adesso non resta che prendere con rammarico atto dell'esito. Il problema è come reagire. Non basta difendere l'esistente o dire: se n'è andato il Regno Unito, andiamo avanti a 27". Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nel corso di un'intervista rilasciata sabato 25 giugno al Messaggero.
Il ministro esorta a non "minimizzare" il risultato del Referendum consultivo che sancito la vittoria della campagna per il Leave, in quanto "Il Regno Unito non era solo uno dei 28, aveva un grande peso". Ha poi sottolineato: "Penso ai mercati finanziari e alla sua proiezione internazionale. Il primo tema è come gestire la separazione, il secondo è il futuro, ossia immaginare una nuova architettura dell'Unione".
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Riguardo il ruolo che l'Italia avrà d'ora in avanti all'interno dell'Ue, Gentiloni non mostra tentennamenti e sostiene: "Sarà un ruolo destinato a crescere e questo significa che cresceranno le nostre responsabilità. Prima eravamo 4 player principali, ora siamo tre", e rassicura: "Conserveremo un'ottima collaborazione su tanti dossier internazionali. Siamo paesi amici, alleati nella Nato, questo non cambierà con l'uscita del Regno Unito dalla Ue. Con Hammond in particolare avevo sottoscritto un documento con alcuni possibili punti di convergenza nonostante avessimo posizioni diverse sull'idea strategica di un'Europa più integrata. L'Italia nel dibattito europeo non era dalla stessa parte della barricata, tuttavia avevamo individuato alcuni interessi comuni".
Piccato il monito che il ministro lancia a Matteo Salvini sull'ipotesi paventata dal leader del Carroccio di fare un referendum per poter cambiare i Trattati e proporre di uscire dall'Europa: "La regola che non consente di esprimersi attraverso un referendum sui Trattati è una regola costituzionale, quindi non si va molto al di là della propaganda con queste affermazioni".
Luigi Cacciatori
Immagine da aciclico.com