Cultura e Spettacolo
Breaking Bad e la forma d'arte televisiva
ROMA, 12 OTTOBRE 2011 - Siete stanchi delle solite serie tv banali e improbabili che considerano noi telespettatori alla stregua di scimmie con il telecomando? Vi indispettite quando ascoltate i soliti spiegoni di 10 minuti su cose che gia avevate capito? Inorridite di fronte a battute scritte male e recitate peggio? Allora Breaking Bad è la serie che fa per voi. In questo show non ci sono vampiri depressi o dottori/fotomodelli, la storia non si svolge in un’altra dimensione, pianeta o linea temporale; questo telefilm ci racconta con arte una storia incredibilmente plausibile fatta di personaggi straordinariamente reali ai confini del mondo civilizzato.[MORE]
La serie non è certo agli esordi, è giunta questa settimana alla conclusione della sua quarta stagione ma è proprio a causa dell’altissimo standard mantenuto in questi quattro anni che mi sento in dovere di segnalarla a quanti di voi non hanno ancora avuto modo di conoscerla.
Breaking Bad contestualmente significa “Diventare cattivo” e narra la storia di Walter White (interpretato dal bravissimo Bryan Cranston), un genio della chimica dalla vita modesta e tranquilla, diviso fra una famiglia con delle problematiche reali (difficoltà economiche, un figlio disabile e una moglie incinta) e un lavoro da insegnante senza prospettive. La notizia di un cancro ai polmoni sconvolge la deprimente vita del prof. White costringendolo a domandarsi chi pagherà i conti della chemioterapia e cosa lascerà alla sua famiglia una volta uscito di scena. Una possibile soluzione si presenta nel momento in cui la strada del protagonista si incrocia con quella di Jesse Pinkman (interpretato dal giovane talento Aaron Paul) un suo ex-studente difficile coinvolto nello spaccio di metanfetamine. Il professore, spinto da una disperazione glaciale, cala la sua maschera perbenista e ricatta il giovane per farsi inserire nel giro della droga in qualità di produttore.
Ha così inizio una storia incredibile e ricca di colpi di scena dominata dalle figure dei due spacciatori improvvisati, alle prese con la scalata in un business più grande e più cattivo di loro. Particolarmente coinvolgente e multisfaccettato il rapporto fra i due: complici e rivali a seconda del vento, amici fedeli ma anche nemici giurati, studenti e allievi l’uno per l’altro.
La sceneggiatura è una vera opera d’arte minimalista, molto della trama viene raccontato attraverso il montaggio (che è valso 2 Creative Emmy Awards all’editor Lynne Willingham) e non sono rari i lunghi silenzi inquietanti che dicono più di mille parole. Quando si ascoltano delle parole si ha comunque la certezza che l’attesa sia stata pienamente ripagata. La storia non annoia, non da nulla per scontato ed è magistralmente divisa nel raccontare l’evoluzione psicologica dei protagonisti e lo sviluppo della trama. Lo stesso Stephen King ha ammesso di adorare la serie e non è certamente l’unico esperto del settore ad esprimersi positivamente nei suoi riguardi, Breaking Bad in quattro anni di messa in onda ha gia vinto 6 Emmy Awards (di cui tre al suo attore protagonista e uno al coprotagonista) e altri 10 premi premi dagli addetti ai lavori.
Estremamente consigliato a chi adora le serie dai toni pesanti come Oz o la nostrana Romanzo Criminale. In particolar modo se siete fanatici di Dexter e delle serie che mescolano sceneggiatura e psicanalisi senza rinunciare a scioccare e stupire lo spettatore con svolte improvvise, sicuramente non vorreste farvi sfuggire questa opera d’arte televisiva
Andrea Portieri