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Brasile, Temer revoca status di rifugiato a Battisti: ora la palla passa ai giudici

BRASILIA, 12 OTTOBRE - Il governo brasiliano ha deciso di revocare lo status di rifugiato politico per Cesare Battisti ed ora solo una decisione della Corte Suprema può salvarlo dall’estradizione. Si tratta di un passo importante, forse decisivo per risolvere la questione politica e diplomatica che vede come protagonista l’ex terrorista. [MORE]

Occhi dunque puntati su Luis Fux, ministro del Supremo Tribunal Federal, che deve adesso rispondere alla richiesta di habeas corpus presentata dai legali di Battisti. Questi ultimi sostengono che non possa essere rivista la decisione presa nel 2010 dall’allora presidente Lula da Silva di negare l’estradizione e concedere all’ex membro dei PAC (Proletari armati per il comunismo) la residenza permanente in Brasile.

Fux, ieri occupato nella sessione plenaria del Supremo Tribunal - chiamato a decidere sulla prerogativa del Parlamento di concedere o meno le autorizzazioni a procedere per i deputati coinvolti in inchieste di corruzione - non ha detto nulla. Il pressing di Roma su Brasilia, già importante nelle ultime settimane, è diventato ancora più intenso dopo il fermo di Battisti della settimana scorsa, alla frontiera con la Bolivia. Dopo quel fermo Battisti è stato liberato ed ora si trova a casa di amici a Cananeia, sul litorale dello stato di San Paolo, in attesa di conoscere il suo destino.

Quanto al presidente brasiliano Temer, pare che negli ultimi giorni abbia ascoltato i suoi consiglieri giuridici, che gli hanno spiegato che non ci sono impedimenti legali nel revocare la decisione di Lula, avvertendolo però di evitare obiezioni da parte del STF. Curiosamente, siamo di fronte ad una situazione invertita rispetto al 2010. Allora, la magistratura passò la palla alla politica; ora la politica, prima di decidere, si rivolge alla Corte. L’iter dell’estradizione sembra spianato, ma l’esperienza raccomanda cautela, anche perché i cavilli legali - in Brasile - sono sempre dietro l’angolo.

I difensori di Battisti stanno giocando le ultime carte a disposizione, sapendo che il clima di appoggi e protezione verso di lui - esistente quando il Partito dei Lavoratori era al potere - ora non c’è più. Punteranno, probabilmente, sul fatto che Battisti ha un figlio brasiliano a carico, ma è difficile che tale impedimento sia così forte da poter condizionare la scelta finale di Fux, soprattutto dopo la presa di posizione da parte dell’esecutivo.

Temer sa bene che per l’Italia il dossier è prioritario, ma in Brasile la Corte Suprema ha una grande autonomia e per questo il presidente non ha voluto compiere un gesto unilaterale, rischiando un attrito istituzionale poco raccomandabile per un governo assai impopolare e invischiato in diversi scandali di corruzione. La sensazione generale è che, data l’attuale congiunzione dei fattori (volontà politica brasiliana, passi falsi di Battisti e costante pressione italiana), l’estradizione sia l’inevitabile finale della storia. Sui tempi non v’è certezza, ma è veramente difficile pensare che Cesare Battisti possa non tornare in Italia entro la fine di quest’anno.

Claudio Canzone

Fonte foto: ilgiornale.it