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BRASILIA, 15 SETTEMBRE – Il procuratore generale del Brasile – Rodrigo Janot - ha formalizzato, nei confronti del presidente della Repubblica Michel Temer, le accuse di ostruzione alla giustizia e di essere alla guida di un’organizzazione criminale. Ciò nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione che, da qualche mese, sta scuotendo il Paese sudamericano. Questa è la seconda incriminazione nei confronti del presidente brasiliano, sempre per quanto concerne l’inchiesta Lava Jato sui fondi neri del colosso petrolifero Petrobas.[MORE]
La denuncia si basa sulle cosiddette “delazioni premiate”, ossia confessioni in cambio di uno sconto di pena, di dirigenti del colosso alimentare Jbs, e dell’affarista Lucio Funaro, considerato l’esecutore di uno schema di tangenti interno al partito del presidente, PMDB. Temer avrebbe tentato di pagare Funaro perché non testimoniasse contro di lui accordandosi con i magistrati.
Oltre al presidente della Repubblica, sono stati accusati di associazione a delinquere alcuni ex deputati, l’ex ministro Geddel Vieira Lima e gli attuali ministri Eliseu Padilha e Moreira Franco. L’associazione a delinquere avrebbe ricevuto oltre 190 milioni di euro in mazzette, secondo l’accusa. Per gli inquirenti, Temer avrebbe ricevuto vantaggi indebiti provenienti da imprese come Odebrecht e J&F, oltre ad aver agito come leader all’interno del gruppo criminale.
Temer era già stato incriminato per corruzione passiva lo scorso giugno, ma fu prosciolto due mesi dopo dalla Camera dei deputati in sessione plenaria. Anche a causa di queste ulteriori accuse, sarà la Camera a decidere se far proseguire o meno il processo contro il capo dello Stato alla Corte Suprema. Se la Camera lo acconsentirà, comincerà il processo e Temer sarà sospeso per 180 giorni in attesa del giudizio. Tuttavia, gli osservatori ritengono che il presidente abbia sufficiente sostegno in parlamento per evitare il processo.
Carlo Mele
Immagine da: lastampa.it
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