Politica
Brancher nuovo ministro, era stato coinvolto in Mani Pulite
ROMA - Aldo Brancher è un nuovo ministro della Repubblica italiana. Il ministero, senza portafoglio, è quello dell’Attuazione del federalismo. I programmi della Lega, quindi, sempre più al centro dei programmi del governo. Sulla nomina di Brancher sono infuriate le polemiche dell’opposizione. In prima fila, e non poteva essere altrimenti, Tonino Di Pietro, anche perché lui Brancher “lo conosce bene.”[MORE]
In realtà il curriculum di Brancher non è dei più rassicuranti per uno che, citando lo stesso Di Pietro, deve governare la “res publica”, il bene comune.
Ex prete paolino, Brancher, dopo un periodo di collaborazione come dirigente con Fininvest, viene eletto alla Camera nel 2001, vicepresidente del gruppo di Forza Italia, è stato rieletto nel PDL nel 2008.
All’epoca di “Mani Pulite”, Brancher fu detenuto nel carcere di San Vittore per 3 mesi, poi rilasciato per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Fu condannato sia in primo sia in secondo grado per falso in bilancio e finanziamento illecito al partito socialista.
In cassazione il reato di finanziamento illecito andò in prescrizione, mentre il falso in bilancio fu depenalizzato da una legge dello stesso governo Berlusconi.
Successivamente Brancher viene indagato a Milano per ricettazione nell’indagine sullo scandalo dalle banca Antonveneta e la scalata di Fiorani, per la quale avrebbe un’udienza il 26 giugno, ma , come afferma la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. “Con questa nomina Brancher potrà a pieno titolo evitare di comparire all'udienza…”
Di Pietro come al solito è durissimo: "Ricordo molto bene Brancher coinvolto in Tangentopoli per fatti molto gravi, e a me pare che il messaggio che si manda ai cittadini sia uno solo: il delitto paga e che conviene fare il delinquente perché magari si diventa anche ministro".
Brancher replica al leader Idv: "Non ho mai avuto nessuna condanna. Chi mi ha inquisito ha fatto buttare i soldi allo Stato. Le imputazioni che mi sono state addebitate sono cadute perché il fatto non sussisteva e Di Pietro dovrebbe saperlo bene". Ma la prescrizione è cosa diversa dalla non sussistenza del fatto.
Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani dichiara: "Non capisco che senso abbia un altro ministro che si occupa di federalismo visto che di fatto sono già tre", dice. "Spero che a questo punto non facciano tre sottosegretari al Nord, al Sud e alle Isole".
Dello stesso avviso Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc “C'è da rimanere sconcertati davanti alla nomina di un nuovo ministro per il Federalismo, quando già esistono tre dicasteri come quelli di Calderoli, Bossi e Fitto". "Se di fronte ai drammatici problemi degli italiani, la risposta del governo è un ministero in più per Brancher, c'è da mettersi le mani nei capelli…”