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Boston: due fratelli ceceni dietro l'attentato?

BOSTON, 19 APRILE 2013 - Svelati i volti dei responsabili del tragico attentato avvenuto durante la maratona a Boston. Sono due fratelli ceceni, Tamerlan Tsarnaev 26 anni, ucciso stamane dopo un duello a fuoco con la polizia a Watertown e Dzhokhar A. Tsarnaev, 19 anni, in fuga e ricercato. [MORE]

L'Fbi aveva diffuso le foto dei due fratelli in cui li indicava come responsabili dell'attentato. I due erano stati ripresi dalle telecamere di sicurezza mentre rapinavano un mini-market. Le immagini riprese non hanno lasciato dubbi all'Fbi: i due soggetti coincidevano. A far scattare l'inseguimento è stato il sequestro di un Suv Mercedes da parte dei terroristi i quali sono stati subito intercettati ed è iniziato lo scontro fuoco nel quale hanno perso la vita un poliziotto e Tamerlan Tsarnaev, il quale aveva addosso un esplosivo. Al momento continuano le ricerce del fratello, il quale è stato descritto dalla polizia come "armato e pericoloso".

La Cecenia era da tempo sparita dalla visuale mediatica, dai tempi in cui il Presidente russo Vladimir Putin lanciò una violentissima offensiva contro la Repubblica caucasica provocando una vera e propria strage dove gli ospedali erano colmi di donne per via delle violenze subite dall'esercito, i bambini venivano usati come clave per carrarmati e agli anziani veniva tolto tutto, dal bestiame, alla casa, ed infine la vita. Putin ne uscì a mani pulite, ma la Cecenia fu devastata.

Il Cremlino, nonostante le divergenze nate contro gli Stati Uniti in precedenza, alla notizia del tragico attentato si strinse al dolore dell'America annunciando: "Si tratta di un crimine barbaro. La lotta contro il terrorismo esige un'attiva coordinazione di forze." Un vero messaggio di solidarietà da Putin al Presidente Barack Obama. Che il momentaneo appoggio dell'Occidente, possa rivelarsi un incentivo per Vladimir Putin a mettere la parola fine sulla Cecenia e continuare un massacro, una strage, lasciata in sospeso con il popolo ceceno? Si teme il peggio, perché con Putin al peggio non c'è mai fine.

Rossella Assanti