Cronaca
Omicidio Borsellino, libertà per gli esecutori della strage di via D'Amelio
PALERMO, 27 OTTOBRE 2011 – Torneranno in libertà sei degli otto ergastolani condannati per l'omicidio di via D'Amelio, in cui diciannove anni fa persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Lo ha deciso oggi la Corte di Appello di Catania, che ha disposto la sospensione della pena e l'immediata scarcerazione per Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe Urso, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino e Gaetano Murana.[MORE]
La clemenza non giunge invece per Vincenzo Scarantino e Gaetano Scotto. È quanto stabilito dal verdetto pronunciato dal capo della Procura di Caltanissetta Roberto Scarpinato, secondo il quale i due sarebbero stati trattenuti agli arresti con l'obbligo di scontare altre condanne per reati diversi, tra cui tentato omicidio e traffico di droga per il primo, e calunnia e spaccio per il secondo.
La decisione di stravolgere la sentenza che aveva condannato in via definitiva gli otto carcerati giunge a seguito delle recenti dichiarazioni fornite dal pentito Gaspare Spatuzza. La procura nissena guidata da Sergio Lari ha infatti riaperto le indagini sulla base delle nuove confessioni, in cui Spatuzza professa l'innocenza degli attuali condannati e si autoaccusa. L'uomo avrebbe infatti fornito una versione dei fatti che smentisce quella depositata agli atti da Vincenzo Scarantino e su cui era stata fondata quella dura sentenza contro gli otto uomini ritenuti colpevoli della strage.
Ora il pool di Caltanissetta ha disposto anche l'avvio delle indagini per investigare sul potenziale coinvolgimento di tre alti funzionari di polizia accusati di calunnia aggravata, che rispondono al nome di Vincenzo Ricciardi, Mario Bo e Salvo La Barbera. Tutti e tre facevano parte del “gruppo Falcone-Borsellino”allora diretto dall'ex capo della squadra mobile di Palermo Arnaldo la Barbera.
La “contraddittoria” sentenza pronunciata dai pm, sebbene conceda la scarcerazione a sei degli otto uomini inizialmenti condannati per la strage, non dispone la riapertura del processo sull'attentato di via D'Amelio. Al momento, la revisione sarebbe stata negata "per motivi tecnici e allo stato degli atti". Perché si celebri un nuovo processo, ha spiegato il procuratore generale, è necessario infatti che prima di tutto si accertino le responsabilità di Scarantino, Candura, Andiotta e di quanti altri furono coinvolti nelle operazioni di depistaggio delle indagini. I giudici di Catania hanno quindi invitato i magistrati ad avviare un provvedimento penale con l'accusa di calunnia e falsità a carico dei tre “pentiti” che allora si autoaccusarono e accusarono altri mafiosi della strage Borsellino.
Nulla di sicuro dunque sull'avvio di un nuovo processo che modifichi l'epilogo della sentenza sulla strage di via D'Amelio, per cui bisognerà attendere l'eventuale condanna in via definitiva del nuovo pentito Spatuzza insieme agli uomini da lui accusati.
Riccardo Marcucci