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Bombe Usa, Rahami "voleva il martirio". Due anni fa denunciato dal padre come terrorista

NEW YORK, 21 SETTEMBRE - Ahmad Khan Rahami, il ragazzo di 28 anni con origini afghane ma di passaporto americano, «desiderava il martirio» e voleva che «il rumore delle bombe si sentisse nelle strade per un miglio». È quanto emergerebbe da un diario scritto dallo stesso Rahami, accusato delle bombe di New York e del New Jersey. Il giovane è formalmente accusato di tentato omicidio e di aver usato armi di distruzioni di massa e bombe in luoghi pubblici. Nel diario ci sarebbero anche apprezzamenti per Osama Bin Laden, per l'imam americano-yemenita Anwar al-Awlaki, ucciso da un drone Usa in Yemen il 30 settembre del 2011, e Nidal Hasan, il medico militare americano autore della strage di Fort Hood, la base militare del Texas in cui nel 2009 furono morirono 13 persone. [MORE]

Qualche polemica nei confronti delle autorità visto che nel 2014 il padre di Rahami denunciò il figlio alle forze dell’ordine. «Due anni fa sono andato dall’Fbi perché mio figlio si comportava male», ha dichiaratol’uomo, secondo cui la polizia del New Jersey informò la Joint Terrorism Task Force guidata dall’Fbi. «I federali - prosegue - hanno avviato un’indagine per poi dirmi che Ahmad era pulito, non era un terrorista, ed io dissi “va bene”». La denuncia del padre era giunta in seguito ad un’aggressione di Ahmad con un coltello a uno dei fratelli chissà. Le autorità hanno proceduto all’arresto ma poi il ragazzo è stato rilasciato. «Oggi l’Fbi mi dice che mio figlio è un terrorista e io ancora una volta dico “va bene”».

La polizia ha anche recuperato dai cellulari di un familiare alcuni filmati registrati due giorni prima delle bombe di New York e New Jersey. Si vede Ahmad mentre dà fuoco a del «materiale infiammabile in un contenitore cilindrico». I video mostrano l’accensione di una miccia, un rumore forte e fiamme, seguite da una nuvola di fumi e da risate.

Il giovane ha compiuto negli anni diversi viaggi in Afghanistan e Pakistan, ed ogni volta, comunicano dall'Fbi, al suo ritorno è stato interrogato, senza però mai accendere particolari allarmi riguardo ad una sua possibile radicalizzazione. Nel 2011 si recò per diverse settimane a Kandahar, in Afghanistan, e Quetta, città pachistana considerata la roccaforte dei talebani. Anche allora Rahami fu fermato dai funzionari dell'immigrazione ma si giustificò dicendo che era stato in visita dai suoi parenti per il matrimonio di uno zio. Aveva anche sfruttato il viaggio in Pakistan per rinnovare il suo visto nel Paese.

 

Giuseppe Sanzi

(fonte immagine newsday.com)