Bologna, su un futuro parco fluviale una discarica di eternit
Cronaca Emilia Romagna

Bologna, su un futuro parco fluviale una discarica di eternit

venerdì 25 novembre, 2011

BOLOGNA, 25 NOVEMBRE – A Castel di Casio, comune in provincia di Bologna, un altro sogno ambientale è stato infranto. Quello che doveva essere un futuro parco fluviale è diventato, invece, una discarica di eternit.

Tutto inizia nell’estate del 2008: il comune affida a una ditta appaltatrice i lavori per trasformare un’area incolta di proprietà demaniale in un parco fluviale attrezzato. Ma i lavori di trasformazione non ebbero mai inizio. Anzi, i cittadini, da allora, iniziarono a sospettare circa la vera natura dell’attività di quel cantiere, aperto soprattutto di notte, dove circolavano sempre più mezzi pesanti che trasportavano via terreno e ghiaia. [MORE]

Denunciata la situazione strana, i carabinieri di Castel di Casio hanno iniziato una serie di appostamenti e sopralluoghi al fine di accertare la va vera natura delle attività svolte in quel luogo demaniale. Gli investigatori hanno così scoperto una serie di irregolarità ambientali e non solo. La ditta appaltatrice aveva, per lungo tempo, prelevato abusivamente ghiaia dall’area fluviale incorrendo in primis nel reato di frode nelle pubbliche forniture. Il contratto d’appalto prevedeva decine di migliaia di euro per l’acquisto di materiale litoide che, invece, la ditta prelevava abusivamente dal letto del fiume creando, in questo modo, una vera e propria cava, abusiva. Il materiale veniva utilizzato in minima parte per portare avanti i lavori nel parco, in grande parte, per altri lavori esterni al parco. A un certo punto a questo reato, la ditta esecutrice ne ha commesso un altro, ancora più grave: la cava creata artificialmente era diventata troppo profonda e troppo visibile. Come “chiuderla”? Optando per lo smaltimento di materiale inerte, proveniente da altri cantieri, insieme a lastre di eternit, materiale altamente cancerogeno.

Sono stati denunciati in stato di libertà 5 persone: il titolare della ditta appaltatrice e altri 4 soggetti, tra imprenditori, professionisti e artigiani, implicati nell’opera. Le accuse mosse nei loro confronti, da parte dei Carabinieri del N.O.E., dei Carabinieri di Castel di Casio, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Bologna, Antonio Gustapane, sono furto aggravato, frode nelle pubbliche forniture, attività di cava abusiva, omessa trasmissione di documenti attinenti la sicurezza sull’attività di cava, opere eseguite in area paesaggistica tutelata e, infine, gestione non autorizzata dei rifiuti e discarica non autorizzata.

Federica Palmisano


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