Bologna, 2ª edizione del "Premio Alinovi Daolio": vince Nanni Balestrini
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BOLOGNA, 8 DICEMBRE 2014 - Come è tristemente noto, dopo 27 edizioni intitolate al solo nome di Francesca Alinovi il Premio ha dovuto aggiungere alla sigla istitutiva il nome di Roberto Daolio, che nell’estate 2013 è pure lui scomparso a trent’anni di distanza dalla collega. Il ruolo di Daolio, nel piccolo gruppo di Amici che si sono assunti il compito di gestire il Premio, è stato preso da Claudio Marra, vice-direttore del Dipartimento delle Arti e presenza tra le più significative del contemporaneo a livello non solo bolognese ma nell’intero ambito nazionale. Accanto a lui, i confermati Renato Barilli, Alessandro Mendini e Loredana Parmesani, nonché Jacopo Quadri che già in precedenza era subentrato al padre Franco con uguale autorevolezza. [MORE]
Procedendo alle solite consultazioni informali e confermando l’usuale sintonia di vedute, questo gruppo di Amici si è trovato concorde nel puntare sulla personalità di Nanni Balestrini, di grande spessore e notorietà nell’ambito della letteratura del secondo Novecento sia come autore di testi fondamentali, sia come promotore della causa delle neoavanguardie, in qualità di animatore primo del Gruppo 63, anche nelle successive riprese che si sono condotte di decennio in decennio, con un apice segnato l’anno scorso per il mezzo secolo dalla costituzione del Gruppo. Ma accanto all’attività da dirsi propriamente letteraria Balestrini ne ha condotto una interagente di specie “lettrista”, e dunque di pertinenza del visivo, in quanto le lettere sono state da lui distribuite su foglio, tela, parete, aderendo in modi liberi e originali alla tradizione della cosiddetta poesia concreta, con un esercizio che in lui ha assunto una portata monumentale. Di recente, poi, al dispiegamento delle lettere si è accompagnato anche l’intervento di un efficace bombardamento con macchie di inchiostro tipografico, mentre le tecniche collagistiche cui Balestrini ha fatto ampio ricorso nelle sue pratiche di scrittura, in poesia o in narrativa, si sono pure tradotte in equivalenti visivi.
Armato delle solite forbici del collagista, Balestrini ha reciso brani da una specie di tappezzeria costituita da tutte le immagini di un atlante delle belle arti, di un ideale deposito di tutti i capolavori museali passati e presenti, insinuandovi frasi polemiche, con accostamenti pieni di scatto e di energia, come sferzate imposte alla stereotipia di immagini fin troppo note. Queste operazioni da lui condotte su superfici statiche sono state pure tradotte nello scorrimento consentito dalla videoarte, e dunque le manifestazioni visive usualmente affidate allo spazio hanno acquisito pure una successione temporale, così raggiungendo un plenum di grande potenza. E’ confermata la tradizione di consegnare il Premio a Bologna, in anni alterni o all’Accademia di belle arti o al Dipartimento delle arti, cui tocca la gestione di questa volta. E’ pure tradizione che il vincitore dell’anno precedente, in questo caso Maurizio Cattelan, doni una sua opera a chi gli succede nel riconoscimento. A breve distanza, e nel corso dei Premi del Patalogo, ora intitolati a Franco Quadri, seguirà la proclamazione nella sede milanese.