Politica
Boccia: Fase 2 «Ordinanze coerenti con il decreto o ci sarà diffida
ROMA 29 APR - E’ scontro tra le Regioni e il governo sulle riaperture delle attività produttive e la gestione della Fase 2 dell'emergenza coronavirus. Il ministro Francesco Boccia, pur mettendo sul tavolo l'offerta di correttivi interpretativi del Dpcm con le Faq del governo, chiede di ritirare le ordinanze in contrasto con l'ultimo decreto, minacciando di impugnarle (seppure dopo una lettera di diffida per ravvedersi) e prospetta scelte differenziate a seconda dei territori dal 18 maggio, ma i governatori rivendicano la propria autonomia. Con i presidenti delle Regioni di Lega, FI e Fdi che scrivono al premier e al presidente della Repubblica chiedendo di "normalizzare l'emergenza" e di rispettare le loro competenze.
La Calabria riapre bar e ristoranti con servizio all’aperto
Intanto, la Calabria accelera sulla Fase 2 e da domani, 30 aprile, nella regione sarà «consentita la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all'aperto». E' quanto previsto da un'ordinanza per la fase 2 firmata dalla governatrice della Calabria, Jole Santelli. Secondo l'ordinanza, queste stesse attività «possono essere riattivate presso gli esercizi che rispettano le misure minime “anti-contagio” e ferma restando la normativa di settore».
Boccia a Regioni: ordinanze coerenti con decreto o ci sarà diffida
«Propongo un metodo perché le ordinanze regionali siano coerenti con il Dpcm». E' quanto ha detto il ministro per le Autonomie e gli Affari regionali Francesco Boccia, alle Regioni in video-conferenza. In sostanza, secondo quanto si apprende, se ci saranno ordinanze non coerenti, con allentamento delle misure, il ministro Boccia invierà una lettera indicando le parti incoerenti e la richiesta di rimuoverle. Se questo non dovesse avvenire allora il governo impugnerà l'ordinanza.
In base ai dati dei monitoraggi delle prossime due settimane, ha aggiunto il ministro «si può pensare ad aperture diverse regione per regione». «Tutto dipenderà dal numero dei contagi e dalla tenuta della sanità territoriale. Se l'R0 rimane sotto l'uno si potrà procedere, altrimenti no», il ragionamento fatto. Importante sarà poi la presenza sul territorio dei Covid Hospital e delle strutture per la quarantena dei positivi fuori dal proprio domicilio.
Il ministro ha comunque sottolineato di voler evitare impugnazioni auspicando che si possa andare avanti in un clima di collaborazione magari con un confronto preventivo anche sulle ordinanze.
Le Regioni di centrodestra: adattare le norme ai territori
E in una lettera inviata al governo e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella le Regioni di centrodestra chiedono di “passare dalla logica dell’uniformità alla logica dell’uguaglianza, attraverso una modifica dell’assetto del Dpcm del 26 aprile e la messa a punto di un sistema di collaborazione tra Governo e Regioni, in cui il primo adotti le linee guida di riferimento e le seconde possano adattarle alle specifiche condizioni dei territori, calibrando le aperture delle varie attività produttive anche con l’applicazione di regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, laddove la situazione epidemiologica risulti migliorata e i modelli previsionali di contagio in sostenuta decrescita”.
«La salute – afferma il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti - è il primo e imprescindibile obiettivo, ma non può essere l’unico. Per questo è indispensabile contemperare la doverosa tutela della salute con la salvaguardia del tessuto economico, non solo per limitare allo strettissimo indispensabile la compressione delle più importanti libertà fondamentali dei cittadini ma anche per evitare che la gravissima crisi economica in atto diventi irreversibile, con le catastrofiche conseguenze sociali correlate».
Sulle parole del ministro Boccia, Toti ha commentato durante il punto stampa sull'emergenza coronavirus in Regione: «Tutti i governatori di centrodestra d'Italia chiedono di ripristinare al più presto la Costituzione repubblicana, che prevede nel suo Titolo V potestà legislativa a Stato, Regioni e concorrente. Non credo non ci sia nulla da impugnare, eviterei fossi il Governo anche solo di immagine provvedimenti di tipo analogo».
La lettera dei governatori di centrodestra al governo e a Mattarella
I governatori del centrodestra, tra cui il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, hanno scritto una lettera al premier Giuseppe Conte e al presidente Sergio Mattarella: «La fase 2 è una fase nuova, che si giustifica per una progressiva diminuzione dell'emergenza. E’ essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto dell'assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione. È necessario giungere a una "normalizzazione dell'emergenza", che consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione».
«La Fase 1 dell'emergenza Covid ha visto un accentramento dei poteri normativi in capo al Governo, secondo lo schema decreto-legge + dpcm attuativi che ha posto problemi di compatibilità con la Costituzione, sia con riferimento al coinvolgimento parlamentare, sia con riferimento al rispetto delle competenze regionali», proseguono i governatori.
«Tale accentramento è stato comunque responsabilmente accettato dalle Regioni a causa dell'assoluta emergenza e del principio di leale collaborazione tra livelli di governo, ma il protrarsi, anche nell'attuale fase di superamento della stretta emergenza, di risposte eccezionali, date rigidamente con atti del Presidente del Consiglio dei Ministri sprovvisti di forza di legge, potrebbe portare alla luce criticità anche notevoli circa la tenuta di un impianto giuridico basato su atti amministrativi che, in quanto tali, sono sì successivamente sindacabili innanzi al giudice amministrativo e, per ciò che concerne le Regioni, anche presso la Corte Costituzionale, ma che sfuggono al controllo preventivo da parte del potere pubblico e costituzionale», si legge nella lettera, firmata dai presidenti di Lombardia, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, oltre che dal presidente della provincia autonoma di Trento.
«Le Regioni propongono, in presenza di una data situazione epidemiologica riscontrabile oggettivamente e certificata dall'Autorità sanitaria delle singole Regioni e sottoposta ad uno scrupoloso controllo del Governo, di garantire la possibilità di poter riaprire la propria attività a tutti coloro che rispettino le misure già previste dal DPCM del 26 aprile 2020 e dai protocolli di sicurezza aziendali», conclude la lettera dei governatori del centrodestra.(IlSecoloXIX)