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"Blue Valentine" di Derek Cianfrance, autopsia di una love story contemporanea
Blue Valentine è il secondo lungometraggio scritto e diretto da Derek Cianfrance; è stato presentato in gara al Sundance Film Festival 2010 e nella sezione Un Certain Regard del 63º Festival di Cannes. Uscito nelle sale statunitensi nel dicembre 2010, in Italia il film viene distribuito il 14 febbraio 2013, con più di 2 anni di distanza.
Attraverso la visione di Blue Valentine ci si domanda non tanto “come è possibile che questo amore sia finito?” quanto, in maniera più cruda e più realistica, “questo amore come poteva non finire?” Il film racconta una love story ultra moderna impregnata, se pure in modo sottile ed a tratti ambiguo, di tutte le conseguenze - prevedibili - di scelte consolatorie, riparatrici di sogni infranti o mai neppure osati dai due giovani protagonisti, i quali scelgono di sposarsi per esorcizzare, attraverso il rapporto di coppia, i traumi precedenti e la loro fragilità, condividendo una figlia che non appartiene con certezza ad entrambi, dopo aver persino tentato di annullarne l’esistenza con un aborto. Le premesse per un’unione poco romantica ci sono tutte ed il film certo non ardisce di ribaltare questa infelice partenza; l’indagine cerca di ricomporne l’equilibrio ma il finale lo riconsegna a pezzi nelle mani di un’amara realtà, ancor più amara di quella di partenza: l’inevitabile separazione. [MORE]
Cindy e Dean sono sposati da sei anni. Poiché la loro relazione è entrata in crisi, Dean organizza una notte nella "camera del futuro" di uno squallido motel di periferia. Inevitabilmente, insieme ai ricordi dei momenti felici, affiorano i problemi e le liti furiose.
Il film procede con un’alternanza di scene dal presente e di flashback dal passato che raccontano l’evoluzione della storia d’amore. Passato e presente sono rappresentati con l’utilizzo alternato di una fotografia diversa: pellicola 16mm per il passato e digitale ad alta definizione per il presente.
Tutto il film è deprimente e claustrofobico; colori e inquadrature, primi piani soffocanti, sono volti a sottolineare come la realtà sia per definizione insoddisfacente ed ancorata alla necessità di compromessi e scelte molto lontane dagli ideali perseguiti nei sogni. Questo non significa che non si viva bene lo stesso, che non si possa amare lo stesso. Come? Trasformando in love story il bisogno di protezione, le illusioni romantiche, l’incapacità di osare la vita un passo più in là della porta di casa o di pagare il prezzo per l’aspirazione autentica ad una felicità che si teme irraggiungibile. Lo strumento più adeguato a gestire la realtà è il controllo, l’equilibrio, la ragione, binari sicuri all’interno dei quali incanalare la propria esistenza, non proprio perfetta, non immune da delusioni e disincanto. Cosa c’è di più veritiero, in fondo, di un simile quadro di vita affettiva contemporanea? E non stupisce, se si pensa che il regista proviene dall’esperienza del documentario. Il film non conduce in un mondo altro che possa sublimarne o trasfigurarne l’amarezza ma taglia a fette una realtà di coppia che tutti vorrebbero non vedere, mostrando l’autopsia degli adattamenti emotivi alle frustrazioni della vita reale.
A nessuno verrebbe in mente di sapere, dai personaggi delle love story hollywoodiane, come sia andata poi a finire, dopo molti anni da quel romantico happy end, non tanto per l’indiscrezione della domanda quanto per l’indiscrezione di un’indagine che non compete al territorio della favola. Porre la domanda in un contesto realistico equivale dunque a sezionare, scandagliare un’emotività alienata, in cui i presupposti dell’amore vero non sono presi in considerazione neppure al principio. Il sogno romantico è cortocircuitato, disattivato, attraverso la conoscenza del passato, per nulla roseo, dei due protagonisti che si mettono in relazione con un sentimento quasi necessario alla sopravvivenza, di cui è davvero difficile non intuire, non presagire, le possibili e feroci conseguenze.
In un modo sottile, sotterraneo - paradossalmente ribaltato - il significato del film potrebbe essere però identico a quello proposto dalla love story hollywoodiana (anche se il regista dimostra chiaramente di volerne prendere le distanze, nella tematica e nello stile): sarebbe allora un monito silenzioso - contenuto nell’antefatto (il passato dei protagonisti) - a sognare, ma a farlo bene, con responsabilità, ponendo nella realtà le solide fondamenta di un amore, tanto romantico quanto reale, che potrà conservare e preservare il proprio lieto fine in una serena quotidianità.
"Nei sogni cominciano le responsabilità" - Delmore Schwartz
Il film, nonostante la grave pecca dell’assenza di sceneggiatura, confinata a dialoghi improvvisati e conversazioni di senso quasi inesistente, ha il merito di realizzare efficacia e bellezza attraverso un’intuizione geniale del regista per l’inquadratura. Ad eccezione di innovazioni stilistiche e ribaltamenti dei punti di vista classici con cui si affronta la love story, Blue Valentine non ha altro di originale che essere l’esperimento riuscito di un moderno Scene da un matrimonio.
Titolo originale: Id.
Interpreti: Ryan Gosling, Michelle Williams, Faith Wladyka, John Doman, Mike Vogel, Marshall Johnson, Jen Jones, Maryann Plunkett, James Benatti, Barbara Troy, Carey Westbrook, Ben Shenkman
Origine: USA, 2010
Distribuzione: Movies Inspired
Durata: 112'
(In foto una scena del film)
Gisella Rotiroti