Cronaca

Blitz di Coldiretti Calabria al porto di Corigliano, prodotti agricoli anonimi in entrata

Riceviamo e pubblichiamo

CORIGLIANO CALABRO (CS) - In numeri sono presto detti: 5600 addetti in Calabria nella filiera del grano, 1milione e duecentomila quintali produzione dimezzata rispetto agli ultimi dieci anni, un prezzo al quintale che nella nostra regione è stato quest’anno di 13 € al quintale - per avere una idea il prezzo equo ai produttori dovrebbe essere di almeno 23 € al quintale – il prodotto simbolo della dieta mediterranea che una volta trasformato viene utilizzato nelle varie “formulazioni” che, in questi anni, hanno avuto i prezzi triplicati. [MORE]

Anche per questo stamane, alcune centinaia di imprenditori agricoli della Coldiretti Calabria guidati dal presidente regionale Pietro Molinaro, hanno presidiato il Porto di Corigliano dove è attraccata una nave mercantile con 26milacinquecento quintali di grano –l’equivalente di circa mille ettari di produzione – sembra proveniente dalla Francia e che poi, trasformato, all’insaputa dei cittadini-consumatori va a finire sulle tavole facendo diventare tutto magicamente italiano. Un pacco di pasta su tre - denuncia la Coldiretti - è fatto con grano straniero ma i consumatori non lo sanno perché non e' obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. Continua la battaglia della Coldiretti per richiedere l’approvazione definitiva della Legge sull’etichettatura che impone l’obbligo di indicare in etichetta il luogo di origine della materia prima. “Non é più tollerabile il furto d’identità che si consuma ogni giorno ai danni degli agricoltori, che è poi anche un inganno per i consumatori – ha spiegato il presidente di Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro. -. Dopo la manifestazione di Luglio scorso nel Porto di Gioia Tauro, che aveva compiuto una “operazione verità” sui succhi di agrumi che arrivano in Calabria da varie parti del mondo e hanno messo in crisi il comparto agrumicolo con prezzi irrisori pagati ai produttori e con fenomeni di sfruttamento della manodopera per i quali la coldiretti ha sempre chiesto “tolleranza doppio zero”, adesso è il turno del porto di Corigliano dove transitano tonnellate e tonnellate di prodotti - nei prossimi giorni sono previsti in piena campagna arrivi di clementine da altre nazioni– che spacciati per made in Italy compromettono la nostra agricoltura e dove l’arrivo di grano di provenienza incerta, sta facendo quasi scomparire in Calabria questa coltura che una volta, rappresentava una fonte di reddito per la nostra economia tanto da contribuire ad essere una regione considerata granaio d’Italia. "Un danno evidente – conclude Molinaro - a carico degli imprenditori calabresi, che non riescono a spuntare prezzi equi e remunerativi, e a carico dei consumatori, che non sanno con quale grano sono prodotti il pane, la pasta e gli altri prodotti derivati che acquistano".