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Bielorussia: attentato terroristico nella metropolitana di Minsk

 MINSK, 12 APRILE - Dopo quattro mesi di forte tensioni, alla fine la questione bielorussa è esplosa, purtroppo letteralmente.
Il 19 dicembre 2010 le urne dichiaravano indiscutibile vincitore delle elezioni governative Aleksandr Lukašenko: indiscutibile per l’80% dei voti raccolto, ma sicuramente non per i metodi poco ortodossi (per essere cauti), da dittatura sovietica vecchio stile (per essere critici), [MORE]esercitati prima durante e dopo la campagna elettorale. In effetti sono soprattutto le repressioni dei giorni successivi, arresti e torture per oppositori politici o semplici contestatori, che hanno avviato il Paese verso un inevitabile isolamento europeo e internazionale: le sanzioni, soprattutto di carattere economico, hanno lo scopo di colpire il leader, quel Lukašenko che guida l’esecutivo fin dal 1994 (attualmente è al suo quarto mandato consecutivo) in un perenne stato di democrazia apparente, ma di fatto tutta la pressione si scarica sulle sempre più insopportabili condizioni socio-economiche di incolpevoli cittadini.

Così infine questa pressione non ha retto: nel tardo pomeriggio di ieri, intorno alle 18 ore locali (le 17 in Italia), un ordigno è stato fatto detonare nella stazione di Oktiabrskaia (nella capitale Minsk), all’arrivo di due treni (provenienti da opposte direzioni). Il bilancio provvisorio è di 11 morti e 100 feriti. La televisione russa ha proposto le prime riprese dal luogo dell’accaduto: le dichiarazioni dei testimoni, confermate dalle immagini, raccontano di un vasto cratere scavato fra i binari, di sangue sparso un po’ ovunque e di una ampia cortina di fumo nero che ha invaso la stazione.

Sul posto, oltre ai soccorritori, è giunto presto anche il Presidente, per testimoniare da vicino il suo cordoglio per le vittime, ma ha preferito non rilasciare annunci. Sono invece intervenuti con rapidità gli inquirenti, che non hanno avuto dubbi sull’identificare il gesto come un atto terroristico, alla luce delle prime indagini e dei primi rilievi scientifici.

I detrattori del governo invece ipotizzano l’inizio di una strategia della tensione che riesca a distrarre il popolo dai problemi reali del Paese (di cui accennavo in precedenza).

Di fatto, questo è il primo attentato terroristico nella storia della Bielorussia, segno evidente che sul territorio si viva un livello di tensione palpabile, che probabilmente ha appena superato pericolosamente i livelli di guardia.