Estero

Bielorussia alle urne, l'opposizione invita al boicottaggio

MINSK, 23 SETTEMBRE 2012- Da qualche ora, sono ufficialmente aperti i seggi in Bielorussia, dove tra le polemiche dell'opposizione, oltre 7 milioni di cittadini saranno chiamati a decidere del rinnovamento della camera bassa del Parlamento; ma se il 20 per cento circa degli aventi diritto ha già detto la sua sfruttando negli scorsi giorni la possibilità del voto anticipato, il Paese guarda col fiato sospeso all'ipotesi di un mancato raggiungimento del quorum del 50 per cento, in un clima di tensione in cui numerosi partiti hanno invitato gli elettori al boicottaggio.[MORE]


Così il Fronte Popolare e l'Unione Civile hanno deciso di ritirare dalla corsa i propri candidati, dopo che il governo Lukašenko ha respinto ancora una volta le richieste per la liberazione di alcuni prigionieri politici, da mesi al centro del dibattito nazionale; in quella che Condoleezza Rice e Guido Westerwelle hanno definito in diverse occasioni "l'ultima dittatura d'Europa", insomma, torna a salire la tensione, in occasione delle ennesime elezioni legistlative che dovrebbero portare al rinnovo totale di una Camera di 110 Parlamentari, in grado tra l'altro di eleggere il Primo Ministro e decidere di cambiamenti costituzionali.


In carica dal 1994, grazie anche al successo di un referendum indetto nel 2004 che abolì limiti per i mandati presidenziali, Lukašenko ha collezionato in quasi diciotto anni di governo critiche e accuse da parte di oppositori interni ed esterni, compresi i maggiori governi Occidentali, e in particolare gli Stati Uniti, in eterna polemica con il Paese già dal 1995, quando l'esercito bielorusso uccise due cittadini americani che partecipavano ad una gara in mongolfiera per aver invaso senza visto lo spazio aereo nazionale.


Le successive elezioni che lo hanno confermato al potere nel corso degli anni sono state perennemente offuscate da polemiche di ogni tipo; all'ultima tornata elettorale, tenutasi in anticipo nel 2010, gli oppositori ricevettero intimidazioni, e centinaia di persone furono arrestate e malmenate dalle forze dell'ordine durante manifestazioni contro il governo.


Come già accadde nel 2006, l'OSCE criticò risultati e metodi della schiacciante vittoria di Lukašenko (che ottenne il 79,65 per cento dei voti), e numerosi ambasciatori occidentali boicottarono la cerimonia di inaugurazione del nuovo governo nel 2011, rinnovando le accuse di brogli elettorali.

(immagine da: www.ilpost.it)

Simona Peluso