Politica

Berlusconi, tra futuro e passato: «Con Monti ancora austerità, in Europa ero temuto»

ROMA, 24 DICEMBRE 2012 - «Non ho letto l'agenda Monti, sono stato impegnato, me l'hanno raccontata i miei collaboratori». Non è una premessa incoraggiante per ottenere una risposta in merito alla famigerata Agenda Monti, da ieri pubblicata on line e che quindi ha smesso di essere un’idea astratta sostenuta da Bersani ed i centristi, per avvicinarsi ad un programma politico stilato da Mario Monti, passato da Professore a generale in attesa (o meglio alla scelta) di un esercito.

Tuttavia, Silvio Berlusconi non si sottrae su Tgcom24 da un rapido giudizio sull’Agenda, anche se è costruito da informazioni ottenuti da terzi. Non importa perché la parola Monti è e sarà sempre associata alla parola austerità: «I nostri timori erano fondati: si va verso interventi sempre ispirati all'austerità economia, con il mantenimento dell'Imu e l'arrivo di altre imposte. Non ci sono altri elementi innovativi, ma soltanto una distanza da ciò che è la realtà economica italiana rispetto alla visione che ne ha un professore abituato a dare lezioni da una cattedra. Un programma stereotipo di quello che l'Europa vuole imporre ai Paesi mediterranei e che porta diretto alla recessione». In questa risposta ci sono gran parte dei leit motiv che caratterizzeranno la prossima campagna del Pdl: negazione dell’Imu, guerra al rigore imposto dai tecnici, frecciate all’Europa germanofila. In più si aggiunge la visione di un Monti realmente Professore, cioè che impartisce lezioni su materie che ha solo studiato e mai affrontato adeguatamente sul campo.[MORE]

A proposito di un’Italia dalla credibilità in picchiata durante e per causa del suo governo, Berlusconi risponde sicuro: «Si è detto che in Europa con me l'Italia non avesse credibilità. Io in Europa non ero irriso, ma temuto». I sorrisini di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy a proposito dell’allora premier italiano, però, esprimevano tutt’altro sentimento rispetto al timore o al rispetto.

Infine, il Cavaliere difende a spada tratta la sua campagna napoleonica in televisione, sostenendo che sia stata non solo un successo di share, ma anche un vantaggio in termini di consensi nei sondaggi: «Grazie a poche apparizioni in tv, con alti share ho già portato a casa un 5% in più rispetto al 15%. Oggi il Pdl è già al 20%. Mancano due mesi alle elezioni e ho fiducia che possiamo arrivare al 40% e vincere elezioni, per il male mio e il bene dell'Italia» ha affermato sempre sul quotidiano romano. Il Presidente è sicuro: assalterà anche il cuore della roccaforte nemica, il Servizio Pubblico del rosso Michele Santoro.

Foto: acmilanmania.it

Giovanni Gaeta