Cronaca

Berlusconi non molla e Bossi tradisce gli ideali della Lega per servirlo

ISEO, 27 SETTEMBRE 2011 - Il Governo va avanti, grida un premier in delirio. Va avanti con le urgenze, anche se non si capisce per chi sono. O meglio, tutti capiscono a chi servono, visto che al primo posto viene collocata nuovamente una legge sulla giustizia e sulle intercettazioni. Di crisi ancora non ne parla Silvio Berlusconi, e comunque viene dopo. Nulla di nuovo sotto il sole verrebbe da dire in questo Paese, dove il sole sembra brillare eterno, anche se la notte si avvicina. Cascasse il mondo, arrivasse il default, saltasse l'intero sistema , lui , il Cavaliere non ha alcuna intenzione né di fare un passo indietro, né di anticipare il voto.[MORE]

Come una statua, immobile ed eterna, come una mummia di Tutankhamon che sfida le intemperie ed i secoli, lui lì che ripete il suo ritornello , il Governo è solido, lavora, e va avanti. Che cosa poi faccia veramente non si capisce con precisione, e neanche importa. Attorno a Berlusconi il caos, il deserto totale o quasi. Nel Pdl nessuno oramai gli crede più, tutti aspettano il peggio, ognuno dentro di sé riconosce finita una parabola. In coro, ma a bassa voce, tutti si augurano che il Cavaliere decida presto di abbandonare, di ritirarsi a vita privata, ammessa che la sua vita lo possa ancora essere. O almeno che lasci libero il paese, che sollevi tutti da un incubo. L'opposizione dal canto suo fa quadrato . Bersani invoca e prega per un governo di emergenza. Di Pietro sbraita e invoca giustizia, quella vera. Fini e Casini, si augurano presto nuove elezioni. Peggio di così l'Italia non potrebbe andare, i sacrifici chiesti pesano, altri ne arriveranno.

Il consenso del Premier è in caduta libera. Persino i suoi vecchi sostenitori lo vogliono al più presto fuori dai piedi. La Confindustria gli spara contro tre volte al giorno, la piccola e media impresa lo vede come il fumo negli occhi e gli addita tutte le sue enormi colpe. I sindacati, si sa, si preparano oramai in gruppo, o quasi, allo sciopero generale. Si capisce però che nessuno dei nostri onorevoli se ne voglia andare, se vanno ora non ritornano più, è la loro fine che temono, non solo quella del premier. E senza Berlusconi, molti di loro, non sarebbero proprio nessuno. In queste condizioni le colpe maggiori sono della Lega. La base mormora, recalcitra, protesta, sbatte la porta. Il disagio è diffuso, palpabile, si taglia a fette. Ma i posti ottenuti nel governo del paese o nei consigli di amministrazione dei vari enti, valgono bene una protesta anche diffusa. Per ora, rispolverando un vecchio motto, la Lega Nord "tiene duro". Di staccare la spina non ne vuole sentir parlare. Alzano solo un poco i toni, un po' di fumo negli occhi dei sostenitori e si ritorna a parlare di secessione.

E gli elettori ? in ritirata hanno rotto le fila per ingrossare l'esercito degli astensionisti. "Carpe diem", cogli l'attimo dicevano gli antichi, ma qui il momento è passato e nessuno riesce a cogliere le novità o non ne ha il coraggio. Milanesi è salvo, e il Parlamento sembra sempre più una fortezza sotto assedio. Tra pochi giorni si ritornerà alla carica con il ministro Romano. E lì si parla di mafia, anche se di concorso esterno. Ancora una volta Umberto Bossi e la Lega salveranno un governo allo sfascio ? Salveranno Romano ? Pare di sì. Dicono lo faranno per lealtà. Verso chi non si sa. Verso il Premier di certo, verso Romano anche. Ma dove sono finite le antiche battaglie ? Dove sta l'orgoglio antico che dicevano appartenesse ad un popolo intero, quello padano. Svanito, oppure perso. I palazzi romani hanno ammorbidito i toni, cambiato le consuetudini, fatto vedere altre prospettive. La Roma ladrona è diventata di colpo anche per i leghisti la città eterna, e loro sperano che duri, in eterno. E allora Bossi va avanti tranquillo, dice che salverà anche Romano, e che lo farà assieme a Maroni. Lunga vita al governo dunque. Bossi assieme a Berlusconi, continueranno a dividersi tutto, l'Italia, il governo, il potere. Nessuno pare per ora li possa fermare. Bossi e compagni di una sola cosa devono temere, che prima o poi arrivino anche per loro i leghisti della Padania..

Ivan Zatti