Politica
Berlusconi, "Dell'Utri, diciannove anni di sofferenza e di gogna"
ROMA, 12 MARZO 2012- La sentenza della Cassazione su Marcello Dell’Utri, che di fatto, ha annullato la sentenza d'appello che condannava a sette anni il senatore per concorso esterno in associazione mafiosa, come era immaginabile, sta scatenando forti polemiche. Dure prese di posizioni da parte dei pm antimafia, nei confronti del sostituto procuratore della Cassazione Iacoviello che nella sua requisitoria ha definito il concorso esterno. "un reato a cui non crede più nessuno".
In particolare, secondo il procuratore aggiunto a Palermo, Antonio Ingroia, “Spero che questa sentenza non si trasformi nel colpo di spugna finale al cosiddetto metodo Falcone, perché da due decenni siamo testimoni di un’instancabile opera di demolizione del lavoro della magistratura siciliana, iniziato dal pool antimafia di Falcone e Borsellino, e proseguito, dopo la loro morte, nel solco giuridico da loro aperto”. Ingroia, si dice, "Sorpreso, ma non troppo, dall’esito del verdetto, che non ha assolto Dell’Utri", aggiungendo che, “Nessuna refluenza sulle indagini sulla trattativa”, che vede indagato lo stesso Dell’Utri. A ciò si aggiungono anche le parole affidate ad un'intervista su ‘Repubblica’ del procuratore di Torino, Giancarlo Caselli che ha definito "imbarazzanti" le dichiarazioni di Iacoviello, ricordando che "il Csm è intervenuto in altri casi per frasi molto meno pesanti".
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Tuttavia, in contrapposizione al coro degl'indignati, ci sono anche i sostenitori di Dell'Utri. A Caselli, replica Fabrizio Cicchitto, “Evidentemente al dottor Caselli sono saltati i nervi se invoca addirittura provvedimenti disciplinari del Csm nei confronti del sostituto procuratore Iacoviello per l’arringa fatta e per quello che ha detto sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa”. Il presidente dei deputati Pdl, prosegue sostenendo che, "Il reato di concorso esterno “consente dei margini incredibili di discrezionalità anche a pubblici ministeri politicizzati per cui va eliminato o comunque profondamente rivisto, come sostiene anche uno che se ne intende come Luciano Violante”.
Ed in merito, anche Silvio Berlusconi rompe il silenzio, affidando il suo commento ad un post sul suo profilo Facebook, che definisce l'iter giudiziario "una cosa incredibile: Diciannove anni di sofferenza e di gogna". Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha affermato, "Ho letto commenti violenti sulla sentenza Dell'Utri da parte del partito della magistratura. Quando le sentenze erano di loro gradimento, dicevano che le sentenze non si commentano". Prosegue Alfano, "La magistratura è divisa in partiti che per eufemismo si chiamano correnti; correnti che fanno congressi e che hanno iscritti".
Sui Pm, ci va giù pesante anche Osvaldo Napoli, vice capogruppo del Pdl, "L'annullamento del processo d'appello contro il senatore Marcello Dell'Utri è stato motivato dal Pg Francesco Iacoviello con un elegante perifrasi che resa in termini spicci sta a significare: fumus persecutionis. Insomma la Cassazione ha depennato la norma giuridica cara ai Torquemada straccioni secondo cui 'il sospetto è l'anticamera della verità' e ha riportato per un attimo l'Italia nel novero dei Paesi a elevata civiltà giuridica. I commenti di qualche magistrato a quella sentenza lasciano basiti. Sostenere che 'i giochi sono aperti', significa che qualche magistrato 'gioca' con la libertà e la carcerazione di una persona. E' lecito chiedersi se il Csm esista ancora come organo di autogoverno dei magistrati o se non sia ridotto a un cenacolo di perditempo".
Comunque sia, affinchè si conoscano le motivazioni della Quinta sezione della Suprema Corte, secondo voci fondate, ci vorranno ben più dei canonici trenta giorni fissati in Cassazione per il deposito delle sentenze. Tuttavia, anche se ciò dovesse succedere, c'è il rischio reale che il processo d'appello bis, a Palermo, potrebbe cadere in prescrizione, fissata al 30 giugno del 2014 o poco più in là. Questo perchè come sottolineano le fonti della Cassazione, "si tratta pur sempre di un processo complesso che deve ripartire da zero non solo perché in piedi è rimasta solo la sentenza di primo grado, ma perché le motivazioni saranno ampiamente demolitorie dei passaggi della sentenza di condanna e quasi nulla verrà salvato".
(Fonte Ansa, Adnkronos)
Rosy Merola