Berlusconi condannato per corruzione del senatore De Gregorio, ma arriva la prescrizione
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NAPOLI, 9 LUGLIO 2015 – La Procura di Napoli, dopo sei ore di camera di consiglio, ha condannato in primo grado sia Berlusconi che Lavitola a tre anni di reclusione, con la pena accessoria di cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e li ha condannati in solido, insieme con Forza Italia, al risarcimento dei danni, da definire in sede civile, nei confronti del Senato della Repubblica, costituitosi parte civile attraverso l'avvocatura dello Stato.
L'accusa è quella di aver corrotto con tre milioni di euro l'allora senatore Sergio De Gregorio, per il suo passaggio dall'Italia dei Valori al centrodestra, nel tentativo di sabotare l'esecutivo di centrosinistra nell'ambito della cosiddetta “Operazione Libertà”; di far in sostanza cadere il governo Prodi, nel periodo che va dal 2006 al 2008. Nella requisitoria del pm Vincenzo Piscitelli, si parla dell'Operazione Libertà come un “colossale investimento economico diretto ad ottenere l'unico risultato che interessava all'uomo Berlusconi, ossessionato solo dalla volontà di mandare a casa Prodi e di prenderne il posto”.
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Il verdetto cadrà ad ogni modo in prescrizione il prossimo 6 novembre: se si calcolano i 90 giorni per il deposito delle motivazioni e i 45 per l'impugnazione, il processo di appello avrà inizio quando sarà tutto coperto dalla prescrizione, come hanno spiegato gli avvocati di Berlusconi Niccolò Ghedini e Michele Cerabona. “Prendiamo atto di una assurda sentenza politica al termine di un processo solo politico costruito su un teorema accusatorio risibile”, ha commentato il Cavaliere a caldo; anche Romano Prodi ha lasciato un commento subito dopo il verdetto: “All'epoca arrivavano rumors sulla compravendita dei senatori. Se ne avessi avuto la certezza, sarei ancora presidente del consiglio. Ad essere lesa è stata la democrazia, non la mia persona”.
Altri commenti piovono su Twitter: il capogruppo dei deputati di Sel Arturo Scotto scrive “Oggi Prodi sarebbe premier e la storia avrebbe avuto altro corso. La destra ha rubato 10 anni all'Italia”. Il dito è invece puntato contro la sentenza, dall'altro schieramento; così si esprime Mariastella Gelmini di Fi: “E' un altro sfregio alla Costituzione. I giudici del Tribunale di Napoli hanno ferito mortalmente l'articolo 67, cioè il principio dell'esercizio parlamentare 'senza vincolo di mandato'”. In molti, in Forza Italia, si appellano al fatto che negli anni tanti sono stati i repentini cambi di casacca di deputati e senatori per riassettare determinati equilibri politici; ma la differenza la definisce il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo: “Il processo ha riguardato non l'insindacabilità del voto parlamentare, ma il condizionamento del voto. Un voto espresso per un pagamento, e non per libera scelta politica”.
Foto: espresso.repubblica.it
Dino Buonaiuto