Politica

Berlusconi ci prova ancora. Serve un decreto contro le mie intercettazioni

ROMA, 15 SETTEMBRE 2011 - Questa volta la colpa è stata dei cinesi. Il classico quarto d’ora di ritardo del premier agli appuntamenti col presidente Napolitano non è mancato. Quella delegazione orientale era molto felice di fare business in Italia che non se ne voleva andare e cacciarli via sarebbe stato brutto e poco elegante.[MORE]

Meglio tardi che mai, allora, avrà pensato Berlusconi, anche perché di cose da dire ne aveva ben tante e molto scottanti. In totale il faccia a faccia con il Capo dello Stato è durato solo venti minuti, venti noiosi minuti in cui ha parlato solo Berlusconi: <<Adesso vorrebbero interrogarmi senza l’avvocato difensore e accompagnato dai carabinieri>>, e poi <<Fanno uscire questo fiume di intercettazioni>>, compresa quella con Tarantini che sarebbe un disastro se finisse sui giornali di tutto il mondo, sebbene in parte vi sia finita già perché il tabloid tedesco «Bild» parla di «insulti» alla cancelliera Angela Merkel.

A questo punto la svolta della conversazione: <<Qui ci vorrebbe un bel decreto>>, evocando un provvedimento d’urgenza circoscritto a quelle fughe di notizie che potrebbero cagionare un danno grave sul piano delle relazioni internazionali. Una sorta di decreto salva-Merkel per intenderci. La “attesa” proposta indecente è spuntata nel bel mezzo del discorso, durante i continui sfoghi di Berlusconi contro i magistrati, i quali gliene combinano di tutti i colori.

Nello stesso tempo, Napolitano, che lo aveva ascoltato con paziente silenzio per tutto il suo sfogo, ha chiuso la questione ricordandogli che cosa pensa di una simile eventualità. Impraticabile, con un secco no. Per di più, sembra, che il presidente della Repubblica, abbia chiesto al premier che fine avesse fatto quella legge che stava facendo sulle intercettazioni e, siccome giace ormai dimenticata, ha fatto capire a Berlusconi dove stanno i presupposti di necessità ed urgenza che sono richiesti per emanare un decreto?

Sarebbe apparso, secondo fonti molto attendibili, davvero infastidito Giorgio Napolitano, uomo a cui non piace sicuramente essere il bersaglio di una ulteriore prova di forza soprattutto nel tema intercettazioni, problema che deve essere si affrontato, ma con gli ampi dibattiti di un disegno di legge e non con la formula di un decreto.

A Berlusconi, che era salito sul Colle per raccontare come era andata il giorno prima a Strasburgo e a Bruxelles, è stato ricordato il sarcastico requiem di un anno fa che lui stesso si era concesso: <<Che fine ha fatto quella legge? Dite che è finita su un binario morto? Ah, bene…>>.

Inoltre, è stato esortato ad andare oltre e a «misurarsi con i problemi della crescita», come da tempo Napolitano sollecita in sinergia con Mario Draghi.

Carmine Mainiero