Cronaca
Berlusconi: "Bunga Bunga? Solo un ballo"
ROMA, 23 OTTOBRE 2011 – Torna a far parlare di sé il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E ancora una volta i temi politici lasciano spazio alle confessioni sulla vita privata del Premier, costretto ormai da tempo a camminare sulle punte per non finire sommerso nel mare di scandali che lo riguardano.[MORE]
"Quando qualcuna delle mie ospiti diceva: dopo cena facciamo un po' di 'bunga-bunga' si riferiva a fare quattro salti. A cui io, peraltro, non partecipavo a causa di un antico e sempre rispettato fioretto". Così racconta Berlusconi in "Questo Amore", il nuovo libro scritto da Bruno Vespa e che già da ieri occupa con le sue anticipazioni le prime pagine di molte agenzie stampa.
Si sa, a volte l'attacco è la miglior difesa. E se poi si presenta anche l'occasione di mettere in mezzo stampa e procura, l'affare è fatto. “Devono scusarsi i porno giornalisti e i porno magistrati che mi hanno ricoperto di calunnie", dichiara il Premier. La solita mistificazione della realtà, insomma.
Dopo le accuse si passa poi alle scuse e Berlusconi ribadisce di non aver avuto in nessun modo l'intenzione di offendere la sensibilità delle persone cattoliche. Così il presidente del Consiglio si dice dispiaciuto che “le versioni fornite dai giornali di alcune cene svoltesi in casa mia abbiano potuto turbare i sentimenti di qualcuno. Ma io, cattolico, ho avuto sempre un profondo rispetto per la religione e per la sensibilità di chi la pratica.”
Segue poi un escursus personale sulle convizioni religiose del Premier, evidentemente con l'obiettivo di aumentare l'efficacia della sua arringa difensiva. “Ma io, cattolico, ho avuto sempre un profondo rispetto per la religione e per la sensibilità di chi la pratica. Le mie radici - prosegue Berlusconi - si saldano in quei valori cristiani e quindi umani con i quali sono cresciuto in famiglia e nell'ambiente ecclesiale della scuola salesiana, e che poi ho trasmesso ai miei figli. Figuriamoci, dunque, se posso permettere che in casa mia si compiano atti blasfemi".
Bunga Bunga, giornalisti, magistrati. Tutti ingredienti diversi che finiscono in un unico calderone, a cui poi si aggiunge anche qualche riferimento alle intercettazioni. “Io non ho un cellulare. Tutte le chiamate passano attraverso la mia segreteria. Una volta – continua – avevo anch’io un cellulare, ma non l’ho più potuto tenere da quando constatai di essere non controllato, ma ipercontrollato. Le pare – afferma - un paese civile e libero questo?”
Poi improvvisamente la stoccata di Vespa, che per poco non soprende Berlusconi con un secco affondo: “Ma le pare ammissibile – chiede il conduttore – usare un cellulare panamense per parlare con Lavitola?”, il premier: “Non ho usato nessun cellulare panamense. Lavitola chiamava ripetutamente Alfredo (il maggiordomo di Palazzo Grazioli a Roma, ndr), che aveva da me avuto la raccomandazione di non passarmi alcuna telefonata. Lavitola – prosegue Berlusconi – pensò che io non mi fidassi dei normali telefoni, e allora disse ad Alfredo che gli avrebbe fatto avere dei telefoni sicuri. Alfredo me ne parlò, ma io rifiutai l’offerta e commentai che quelli erano sistemi da criminalità organizzata. Una sera Alfredo si affacciò alla porta del mio studio con un cellulare in mano. “Dottore, mi disse, Lavitola ha chiamato almeno venti volte, vuole rispondergli almeno una volta?”. Ci parlai, ma con il convincimento che il cellulare fosse quello di Alfredo”.
Berlusconi pulito e Alfredo colpevole. Questa è la sintesi della risposta del Cavaliere, che ancora una volta riesce a tirare fuori dal suo cilindro la verità che più lo aggrata. Come sempre, del resto.
Riccardo Marcucci