Societa'

Bergoglio, i due anni di un francescano e onorevole politico

ROMA, 22 MARZO 2015 - Un modo nuovo d'esser Papa ed un modo nuovo d'esser Chiesa: i due anni di Jorge Mario Bergoglio indicano la strada della revoluciòn a stampo argentino all'interno del Vaticano. Una rèvolucion innanzitutto comunicativa, ma che va, anche, più a fondo nel sistema-Chiesa.

La semplicità di verbo è sinonimo di reale volontà di contatto con la gente: il crocifisso in ferro, la scelta di vivere a Santa Marta, anche simbolicamente, rappresentano gesti per avvicinarsi al fedele. Per il gesuita che ha dedicato il suo papato a Francesco, certamente simboli per il rilancio della propaganda vaticana, ma anche segni tangibili di una svolta, della casa di Cristo che torna ad issare le propri radici fra la gente, dopo anni in cui simbolo ne era stato l'attico di Bertone. Rendersi partecipe della vita quotidiana, non solo della parte spirituale, è il modo per mostrarsi complice ed alleato dei più deboli, comportamento da cui trapela la forte portata ideologica di Bergoglio: il Papa può e deve farsi portavoce e megafono della sofferenza. Obiettivo è la conversione generale, non necessariamente religiosa, ma fondamentalmente morale. La sua azione si incardina su questo passaggio chiave: la riscoperta del legame fra vita spirituale ed etica civile, legame scemato, negli ultimi anni, anche nella Chiesa, soprattutto nei piani di mezzo dei funzionari del clero. Francesco può definirsi politico vero, se consideriamo la politica nell'accezione più nobile del termine: servizio. Un Papa al servizio del popolo.

[MORE]“Ricordiamo questo: peccatori si, corrotti mai. 'Ma padre, io sono un benefattore della Chiesa! Metto la mano in tasca e do alla Chiesa’. Ma con l’altra mano, ruba: allo Stato, ai poveri. Non parla di perdono, qui Gesù, a questi corrotti”. Parole sante. O Sante Parole: mai fu più azzeccata l'aggettivazione. I sepolcri imbiancati legati all'abitudine della tangente: così definendoli, Bergoglio dimostra che i corrotti proprio non riesce mandarli giù. Parole come macigni che riecheggiano nel Paese dove gli scandali Tangentopoli prima ed Expo, Mose, Mafia Capitale ora, non sono bastati a far percepire la gravità del problema. E nei giorni in cui membri ciellini vengono travolti proprio da quel 'rischio di autoreferenzialità' rimproveratogli da Francesco, tutto sembra assumere forma endemica del sistema. Il richiamo contro la corruzione, piaga di cui soffre anche la Chiesa ed ambienti legati ad essa (per stessa ammissione di Bergoglio), è di quelli che fan rumore: che, per tradurle, basterebbe dire 'legge contro la corruzione, ora!', sperando che qualcuno accenda, dopo anni di falsi impegni, evidentemente, le protesi acustiche.

Il passaggio sulle cooperative rosse, richiamo al valore sociale delle stesse (“contrastare e combattere le false cooperative, quelle che prostituiscono il proprio nome di cooperativa, cioè di una realtà assai buona, per ingannare la gente con scopi di lucro contrari a quelli della vera e autentica cooperazione”), gli è valso il titolo di Papa comunista, paradosso nostrano degli stessi giorni in cui un ministro di sinistra smantella l'articolo 18, bandiera dell'ideologia berlingueriana. Il no al capitalismo (“dove non c’è lavoro manca la dignità, conseguenza di una scelta mondiale, di un sistema economico che porta a questa tragedia”) fa invidia a Landini: presto il Che, sulle felpe, verrà sostituito dal rivoluzionario Bergoglio.
Uomini 'sinistri' a destra, un Papa a sinistra.

Anche perchè questo Pontefice lancia il guanto di sfida alla parte conservatrice dell'Italia integralista. Non demonizza il diverso perchè, per lui, un diverso non esiste. “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte”.
Spesso, il fondamentalista non è islamico. Magari è il signore della porta accanto, quello del 'tutti a casa 'sti immigrati e sti terùn'. Bergoglio dispensa un buon pensiero anche per loro: “Gesù, Maria e Giuseppe hanno sperimentato che cosa significhi lasciare la propria terra ed essere migranti: minacciati dalla sete di potere di Erode, furono costretti a fuggire e a rifugiarsi in Egitto. Bisogna superare pregiudizi e incomprensioni”. Per Bergoglio, un cristiano non è razzista. E non si può essere cristiani ad personam.
Cos'è, se non lotta all'integralismo religioso, il monito sulla paternità responsabile? Il suo “Alcuni credono che per essere buoni cattolici si debba fare come i conigli” va di pari passo con il “feconda una donna ogni volta che l'ami, così sarai uomo di fede: poi la voglia svanisce e il figlio rimane e tanti ne uccide la fame”, dell'anarchico (?) De Andrè: Francesco traccia la via per una Chiesa moderna, che sappia uscire dal conservatorismo esasperato. Una Chiesa cosciente della realtà dell'epoca in cui viviamo.

La stessa epoca che è sul filo di un equilibrio precario per l'instabilità di un Medio Oriente scosso dallo Stato Islamico. Francesco, anche in questo, si è dimostrato schietto e fermo su posizioni di confronto ed apertura, nel clima interventista di un Italia frustata. “C'è la minaccia che ogni Stato si senta in diritto di massacrare i terroristi, e con i terroristi cadono tanti che sono innocenti”. Per simili dichiarazioni, certo meno autorevoli, il cinquestelle Di Battista fu definito terrorista. Papa grillino? No, Papa che conosce il valore della pace. Papa che non subisce l'influenza delle lobby delle armi. Nel segno di Giovanni XXIII, garante della pace in piena Guerra Fredda.

Un immaginifico parlamentare, l'onorevole Giorgio Bergoglio, quanti richiami si sarebbe preso a furia di parlar di pugni in faccia al calunniatore della madre e di amministratori disonesti: “Onorevole Bergoglio, la richiamo all'ordine!”, lo rimproverebbe il Presidente. Per fortuna, nessuna espulsione dall'Aula potrà fermare Bergoglionella sua versione politica. Il fuoco amico, però, è dietro l'angolo: lo Ior è, ormai, banca per pochi ricchi (protetti dal segreto bancario): la struttura, nata per il finanziamento alle opere religiose, appare poco ecumenica e più economica. La Curia romana è, quasi, una casta: Francesco l'ha definita l'ultima corte europea con tanto di privilegi, fortemente legata a logiche di potere. Non trascurabile anche il fattore conservatorismo: la Curia è ancora rigidamente ancorata a sovrastrutture che devono, secondo il Pontefice argentino, essere superate. Non a caso, la scelta di indire un Anno Sacro, il Giubileo, in anticipo e spiazzando tutti: Bergoglio sa, considerando la sua veneranda età, che è il momento giusto per infierire un colpo di modernità a Roma. Prima di arrendersi a forze interne, apparentemente amiche, ma che spingono in direzione ostinata e contraria.
Scardinare questo fronte d'opposizione interna non sarà facile, ma riportare la Chiesa di Roma ai valori fondanti è sempre stato il suo obiettivo guida.

Onorevole Bergoglio, la richiamano all'ordine. Lei, però, continui pure.
 
 
Salvatore Remorgida
 
(ph. primocanale.it)