Politica

Beppe Grillo agli azionisti: "Eni sistema corruttivo, depreda ed impoverisce Paesi in cui investe"

ROMA, 13 MAGGIO 2015 - Beppe Grillo scende ancora in trincea. Teatro di battaglia l'assemblea degli azionisti Eni, prima azienda italiana per fatturato e ampio respiro internazionale. Grillo ha chiesto la parola dinanzi a soci, consiglio d'amministrazione ed azionisti, replay dell'arringa dinanzi a quelli del Monte Paschi di Siena del 2013, quando l'istituto di credito era sull'orlo del fallimento e dello scandalo.
Quanto duro sarebbe stato l'intervento del comico genovese lo si poteva capire già dall'incipit, quando ha attaccato “il solito cda che tratta il fossile, perchè fossili sono le idee”, chiara critica alla politica dell'Ente nazionale idrocarburi, continuativa nella prevalenza di interesse per le fonti di origine fossile.

[MORE]Il comico Beppe Grillo, al secolo Giuseppe Piero Grillo, così indicato come azionista per delega di 2 azioni Eni, non ha risparmiato accuse forti al modus operandi dell'ente: “Eni ha dato vita ad un sistema corruttivo di portata internazionale. È naturale ricordare le inchieste, il sistema di corruzione, in particolare nel continente africano: le tangenti affidate in Algeria per la costruzione di gasdotti, quelle versate in Nigeria per la concessione decennale dell'estrazione petrolifera a largo delle coste nigeriane”. Inevitabile, parlando di procedimenti giudiziari che coinvolgono Eni ed i suoi quadri, non fare riferimento al caso-De Scalzi. L'attuale amministratore delegato del cane a sei zampe fu coinvolto nell'indagine per corruzione internazionale sulla concessione OPL 245 in Nigeria, intercettato in una telefonata quando ricopriva la carica di direttore generale di Eni stessa.
Il sostegno del governo a queste pratiche criminose è evidente se si guardano le nomine pubbliche dei quadri aziendali di Eni e delle controllate: tutti nomi di navigata esperienza politica, spesso conosciute alle procure, per ultima la nomia di Claudio De Scalzi”. Sul nome del manager si erano levate le critiche del Movimento 5 Stelle alla nomina, per una questione di opportunità politica (“Basterebbe inserire negli statuti delle società partecipate dallo Stato e quotate in borsa un apposita clausola in materia di requisiti di onorabilità e di connesse cause di decadenza”, aggiunge Grillo).

Per tutta la durata dell'intervento del leader dei grillini, persistente è stato il tema della questione estera dell'ex gioiello di Enrico Mattei. “Eni, di fatto, costruisce sulla corruzione internazionale la politica estera dei vari governi di destra, di sinistra, compreso quest'ultimo che non saprei dove collocare. Il governo, proprietario del 30% attraverso il Ministero dell'Economia e Finanza e Cassa Depositi Prestiti, fa finta di non vedere”. A cosa allude Grillo quando rimarca la cecità delle istituzioni governative italiane, è ben facile da capire quanto difficile da spiegare nel terzo millennio: la schiavitù dei popoli sottomessi al Dio Denaro. “L'altra gamba dell'Eni è il dissesto politico e sociale dei Paesi che depreda ed impoverisce attraverso le tangenti. In Algeria, Nigeria, Egitto, Libia, Tunisia, in Congo, l'instabilità politica religiosa e sociale garantisce ad Eni ampi margini di manovra per i suoi affari ed alimenta l'esasperazione politico-sociale dei Paesi dove investe. Ed insieme a gente beneficiaria del sistema corruttivo che ingabbia lo sviuppo dei Paesi del Terzo Mondo”. Attacco frontale e diretto al sistema del neo-capitalismo moderno. Imputazione alla globalizzazione, rea d'aver creato un sistema di multinazionali padroni del mercato e, perciò, del lavoro. E, quindi, della vita, unita a filo diretto all'interesse delle sorelle della finanza mondiale. Spiega Grillo:“Dietro la gestione così scellerata di un'azienda pubblica strategica ci sta la volontà di svincolare Eni da qualsiasi controllo pubblico e gettarla in pasto ai privati. E con le privatizzazioni siamo andati sempre incontro a servizi scadenti, licenziamenti, aumenti delle tariffe. Il disegno è chiaro, dietro la spogliazione della sovranità degli Stati nazionali c'è la fame di profitto di poche multinazionali e del mondo speculativo: l'euro e i trattati internazionali servono a questo. L'Italia è una preda succulenta”.

Il riferimento alla collusione fra economia-finanza-governo è, da sempre, tema fondamentale del fenomeno grillino, pronto a dar battaglia, come dimostrano l'attività parlamentare del Movimento 5 Stelle e le spesso plateali contestazioni, alle lobby e alla loro influenza sulla cosa pubblica.
Le mani al cielo tinte di nero, come intrise di petrolio, a Palazzo Madama sono fresche nella memoria, soprattutto degli ambientalisti meridionali. Era il tempo dell'approvazione, poi concordata, sullo Sblocca-Italia, provvedimento del governo che si prefiggeva l'obiettivo di innescare, tra l'altro, uno sviluppo del Belpaese dal punto di vista energetico. E che, secondo i Cinque Stelle, palesava il sacrificio del territorio italiano sulla via delle lobbies degli idrocarburi, e quindi un favore anche alle royalties che aziende petrolifere, come Eni, dovrebbero riconoscere alle Autorità governative del territorio. L'azionista Giuseppe Piero Grillo, dinanzi alla Presidente Emma Marcegaglia, ne fa riferimento: “Questo meccanismo è pronto a fare disastri anche in Italia, dove la chiave di volta è lo Sblocca-Italia. Ci siamo battuti con tutti i mezzi democratici per contestarlo: è una follia. Lo Sfascia-Italia, il paradiso delle trivellazioni e del petrolio, elimina ogni intermediazione fra governi e multinazionali: non serve valutazione di impatto ambientalie, basta l'ok di un governo colluso e può iniziare la festa. Noi, il Paese del Sole, andiamo a trivellare la Basilicata, la Sicilia. È questo il futuro dell'azienda”. Di certo, il Beppe Grillo azionista dell'Eni, sembra che proprio non sia soddisfatto.

Salvatore Remorgida