Politica
Beni culturali: si dimette Carandini
ROMA, 15 MARZO - Il Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, l’archeologo Andrea Carandini, si è dimesso dal suo incarico in polemica con la politica di tagli attuata dal governo. Carandini era stato nominato il 25 febbraio 2009 dal ministro Sandro Bondi e aveva preso il posto di Salvatore Settis, dimessosi a sua volta in seguito ad una polemica con lo stesso ministro.[MORE]
È lo stesso Carandini a spiegare le ragioni che lo hanno portato a rassegnare le dimissioni in una lettera pubblicata oggi dal Corriere della Sera. “Sono giunto alla conclusione, molto amara, che nella politica italiana hanno vinto, da ultimo e finora, gli avversari della cultura e dei beni culturali tutelati dallo Stato, che, non potendo abolire il Ministero, sono riusciti a deprivarlo di uomini e mezzi per neutralizzarlo”. Un taglio che interessa, quindi, sia i fondi destinati al Ministero che il personale: “Rispetto a soli sei anni fa, il finanziamento è calato del 70%” – scrive Carandini – “possiamo contare solamente su 102 milioni per curare il paesaggio e patrimonio storico e artistico, un obbligo imposto dalla Costituzione, cui il Ministero non è più in grado di ottemperare”.Carandini potrebbe, però, tornare sulle sue decisioni qualora si verificasse un cambiamento di rotta, una “svolta nella direzione, nei mezzi e negli uomini, senza la quale la prognosi per questo Ministero è la morte”.
Non si sono fatte attendere le reazioni dell’opposizione. “Il Governo sta lasciando morire un settore fondamentale per il prestigio e il futuro economico del Paese” - ha dichiarato Rosi Bindi – “dov’è finito il Ministro Bondi? E Berlusconi, davanti a un tale sfacelo ha qualcosa da dire o, non avendo la cultura niente a che fare con i suoi processi, non gli interessa?”. Anche nella maggioranza c’è chi invita il Governo a ripensare la politica dei tagli. Secondo Bruno Murgia, parlamentare del PdL membro della commissione Cultura alla Camera, “il Governo deve raccogliere il grido d’allarme lanciato da Carandini, ripristinando i fondi per valorizzare il vero patrimonio italiano che è il paesaggio con la sua cultura”.
Le dimissioni di Carandini si uniscono, così, a quell’ondata di proteste che sta attraversando il mondo della cultura italiana. Pochi giorni fa ha annunciato le sue dimissioni anche il presidente dell’Accademia di Santa Cecilia, Bruno Cagli, dopo la diffusione della notizia di un taglio di 27 milioni di euro al Fondo Unico dello Spettacolo. E proprio contro i tagli al Fus il presidente del sindacato degli attori, Giulio Scarpati, durante la manifestazione a difesa della Costituzione, ha annunciato uno sciopero generale della Cultura “entro fine mese”.