Estero

Bengasi, due autobomba esplodono nei pressi di una moschea

BENGASI, 24 GENNAIO - Due autobomba sono esplose, intorno alle 21:00 di ieri, nei pressi di una moschea di Bengasi, nel quartiere di Al Salmani. Il bilancio, secondo la stima delle autorità libiche, è di 33 morti e una settantina di feriti. Fonti locali riconducono l’attentato allo Shura Council of Benghazi Revolutionary, una coalizione di milizie integraliste islamiche che comprende anche il noto gruppo Ansar al-sharia. [MORE]

A perdere la vita nell’attentato anche alti esponenti degli 007 di Bengasi: tra loro Ahmed Alfaytori, capo del Dipartimento delle Unità Investigative. Soltanto feriti, invece, Almahdi Al Fellah, capo Internal security e State security, e Belkasim Al Oblaidi, membro del Direttorato della Sicurezza di Bengasi. Le autobomba sono esplose a distanza di una decina di minuti l’una dall’altra, molto vicine alla moschea Baiat al Ridwan, coinvolgendo nella deflagrazione decine di civili e anche un’ambulanza, sul posto per soccorrere i feriti della prima esplosione.

Non un caso, forse, che ad essere colpita così duramente sia stata proprio la città di Bengasi. Il capoluogo della regione orientale libica della Cirenaica è la roccaforte del generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico. Obiettivo degli attentatori sarebbe stato un altro leader militare, il generale Mahdi Falah, direttore del controspionaggio dell’intelligence libico, rimasto ferito nell’attentato.

La missione Onu in Libia ha condannato immediatamente l’attentato in una nota: “L’attentato avvenuto nel quartiere al Salmani, quartiere residenziale di Bengasi, ha provocato numerose vittime tra i civili. Si tratta di un attacco diretto e indiscriminato contro un luogo sacro e in violazione del diritto internazionale, da considerare al pari di un crimine di guerra contro i civili”.

Claudio Canzone

Fonte foto: lastampa.it