Economia
Bce, dal 2008 al 2010: 4 milioni di posti di lavoro in meno
MILANO, 11 OTTOBRE 2012 - L'ultimo bollettino diffuso dalla Banca Centrale Europea evidenzia che, dal primo trimestre del 2008 (inizio della crisi) al primo trimestre del 2010, il tasso di occupazione nell'Eurozona si è contratto di 1,7 punti percentuali, al 64,2%, pari ad oltre 4 milioni di posti di lavoro. Nel suddetto bollettino, inoltre, si legge che, "Nonostante la gravità della crisi, l’adeguamento dell’occupazione è stato relativamente contenuto a livello aggregato. Le imprese hanno mostrato una netta preferenza per forme di flessibilità interna, come la riduzione degli straordinari e il ricorso agli accordi lavoro a orario ridotto, contribuendo a mitigare la correzione dei livelli occupazionali (misurata in unità). La riduzione delle ore lavorate totali nell’area dell’euro (-4,5%) è stata infatti sensibilmente più marcata rispetto al calo del numero di occupati (-2,6%), tra il primo trimestre del 2008 e i primi tre mesi del 2010".
Per la Bce, nel secondo trimestre del 2010 la disoccupazione di lunga durata ha invece toccato il 67,3% della disoccupazione totale, con un aumento di 7 punti percentuali rispetto al primo trimestre del 2008, a partire dal quale "le condizioni dei mercati del lavoro nell’area dell’euro sono peggiorate drasticamente”, con un evidente aumento del tasso di disoccupazione, che nel luglio del 2012 ha raggiunto l’11,3%, corrispondente a 4 punti percentuali in più rispetto al primo trimestre del 2008 quando si posizionava al 7,3%, pari al valore minimo dall’introduzione dell’euro.
Un altro dato importante sottolineato dalla Bce, riguarda il fatto che la flessione dell'occupazione tra i singoli paesi dell’area dell’euro ha assunto dimenzioni diverse, comprese tra il -16 e il 0,4%. Ad esempio: in Belgio, Germania e Lussemburgo è diminuito meno dell’1%, mentre in Estonia e Irlanda il numero di posti di lavoro è diminuito di oltre il 15%, Grecia e Spagna più del 10%. [MORE]
Per l’Istituto di Francoforte, la crisi “ha interessato prevalentemente i settori manifatturiero e delle costruzioni”. Inoltre, “i lavoratori più giovani e quelli meno qualificati hanno risentito maggiormente della crisi, in particolare questi ultimi. I lavoratori più giovani sono stati particolarmente colpiti dalla crisi. Va notato, per contro, che durante la crisi i livelli occupazionali dei lavoratori più anziani (55-64 anni) sono chiaramente aumentati. Questo miglioramento delle condizioni nel mercato del lavoro per i più anziani potrebbe essere il risultato delle numerose riforme adottate recentemente in diversi paesi, in particolare quelle pensionistiche che mirano a favorire la permanenza dei lavoratori più anziani nel mondo del lavoro”.
Per quanto concerne le previsioni per il futuro, secondo la Bce, gli ultimi indicatori economici confermano “il perdurare della debolezza dell’attività nel terzo trimestre, in un contesto caratterizzato da elevata incertezza, ma i rischi per le prospettive economiche sono orientati al ribasso. “Il consiglio direttivo si attende che l’andamento dell’economia dell’area rimanga contenuto nel breve periodo e che successivamente evidenzi un recupero solo molto graduale”. Per far fronte a questa situazione, la Bce avverte che occorre effettuare “riforme incisive dei mercati del lavoro e dei beni e servizi”. Si registrano per contro i progressi rimarchevoli nella correzione del costo del lavoro e dell’andamento delle partite correnti".
Infine, il consiglio della Banca centrale ha dichiarato di essere pronto a partire con gli acquisti dei titoli di Stato dei Paesi in difficoltà sugli spread, “sempre che le condizioni imposte dai programmi siano integralmente rispettate. Il piano anti-spread ha allontanato i timori di 'scenari nefasti'. Tuttavia, le riforme strutturali sono altrettanto essenziali del risanamento dei conti pubblici e delle misure tese a migliorare il funzionamento del settore finanziario”.
(Fonte: Il Fatto Quotidiano)
Rosy Merola