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Batman... ends: Nolan scrive una lettera di fine trilogia
HOLLYWOOD, 24 LUGLIO 2012 - Anche i burtoniani più intransigenti, fans sempiterni del ghigno di Jack Nicholson\Joker, ammetteranno, probabilmente, come Christopher Nolan abbia riformulato con pienezza creativa l’identità di Batman, oltre che il concetto stesso del “film con supereroi”. Con Il cavaliere oscuro - Il ritorno, la trilogia dedicata all’uomo pipistrello si chiude: ed il sigillo è una lettera di addio dello stesso regista.
Si tratta di uno scritto destinato ad apparire nel libro The Art and Making of The Dark Knight Trilogy, il cui contenuto è stato in queste ore svelato in perfetto stile “spoiler” – ma più innocuo – attraverso il forum SuperHeroHype.
Di seguito, le parole di Christopher Nolan nella propria lettera di addio (trad. nostra):[MORE]
"Alfred. Gordon. Lucius. Bruce... Nomi che hanno finito per significare tanto per me. Oggi, mancano tre settimane dal mio addio a questi personaggi ed al loro mondo. È il nono compleanno di mio figlio. È venuto al mondo mentre la Tumbler veniva messa insieme nel mio garage, con pezzi a caso da diversi kit. Tanto tempo, tanti cambiamenti. Un passaggio da set dove qualche scontro a fuoco o un elicottero erano eventi straordinari, a giornate di lavoro in cui folle di comparse, demolizioni di interi edifici o caos a centinaia di metri di altezza sono all’ordine del giorno.
La gente mi chiede se avevo pianificato sin dall’inizio una trilogia. È come sentirsi chiedere se hai pianificato di crescere, sposarti, avere figli. La risposta è complicata. Quando io e David abbiamo iniziato a grattare la superficie della storia di Bruce, ci siamo lasciati intrigare da quello che sarebbe potuto venire in seguito, ma poi ci siamo tirati indietro, non volendo addentrarci troppo nel futuro. Non volevo sapere più cose di quelle che poteva sapere Bruce; volevo viverle con lui. Dissi a David e Jonah di mettere tutto quello che sapevano in ogni film man mano che lo creavamo.
Cast e gruppo hanno dato tutto, nel primo film. Niente era stato risparmiato. Niente conservato per la volta successiva. Hanno costruito un’intera città. Poi Christian e Michael e Gary e Morgan e Liam e Cillian hanno cominciato a viverci. Christian ha preso una bella fetta della vita di Bruce Wayne e l’ha resa assolutamente coinvolgente. Ci ha portati nella mente di un’icona pop, senza farci mai percepire la natura immaginifica dei metodi di Bruce.
Non avevo mai pensato di realizzare un secondo film – quanti buoni sequel esistono? Perché sfidare la sorte ai dadi? Ma una volta capito a cosa sarebbe arrivato Bruce, e quando ho cominciato a vedere i primi contorni dell’antagonista, ho sentito che era necessario. Abbiamo rimesso insieme la squadra e siamo tornati a Gotham. Era cambiata in quei tre anni. Più grande. Più realistica. Più moderna. E una nuova forza del caos stava salendo alla ribalta. La versione definitiva del clown malvagio, portata in vita con terribilità da Heath. Non avevamo conservato nulla, ma c’erano cose che non eravamo riusciti ad implementare la prima volta: una tuta di Batman con collo flessibile, le riprese con l’IMAX. Ed altre che ci avevano spaventato – distruggere la Batmobile, bruciare i soldi sporchi del cattivo per mostrare un completo distacco dal modo convenzionale di agire. Abbiamo fatto, delle sicurezze proprie di un sequel, vere e proprie occasioni per rischiare, e ci siamo avventurati verso i recessi più oscuri di Gotham.
Non avevo mai pensato di realizzarne un terzo – quanti grandiosi “secondi sequel” esistono? Ma ho cominciato ad interrogarmi su come potesse finire il viaggio di Bruce, ed una volta che io e David l’abbiamo scoperto, ho dovuto io stesso farne esperienza. Dovevamo tornare a quello che a stento avevamo osato sussurrare in quei primi giorni nel mio garage. Stavamo facendo una trilogia. Ho richiamato tutti, ancora, per un altro giro a Gotham. Quattro anni dopo, era sempre lì. Sembrava perfino un po più pulita, un po più ordinata. La magione dei Wayne era stata ricostruita. Facce familiari erano tornate – un po’ invecchiate, un po’ più sagge... ma non tutto era come sembrava.
Gotham era marcia fino alle fondamenta. Un nuovo male sgorgava dalle viscere. Bruce pensava che la città non avesse più bisogno di Batman, ma Bruce si sbagliava, proprio come mi ero sbagliato io. Batman doveva tornare. E penso dovrà sempre farlo.
Michael, Morgan, Gary, Cillian, Liam, Heath, Christian . . . Bale. Nomi che hanno finito per significare tanto per me. Il tempo trascorso a Gotham, a prendermi cura di una delle più grandi e durature figure della cultura popolare, ha costituito l’esperienza più stimolante e gratificante che un regista si possa augurare. Mi mancherà, Batman. Mi piace pensare che anche io mancherò a lui. Ma lui, non è mai stato così sentimentale”.
Antonio Maiorino