Parola e Fede
Avvento 2015 - Prima domenica
L’Avvento del Signore è un tempo particolare di grazia e di misericordia che il Padre Celeste, ci concede di vivere perché il nostro incontro con Lui che viene, non sia superficiale, sterile, vano, ma ricco di ogni frutto di redenzione.
Di domenica in domenica ci lasceremo interrogare dal Vangelo secondo Luca. La divina Parola che è scesa su Giovanni il Battista e sulla Madre di Gesù dovrà indicare al nostro cuore la via da percorrere e sollecitare la nostra volontà per una immediata e pronta obbedienza alla divina sapienza, perché anche noi possiamo divenire “segni e sacramenti” di vera salvezza.
Non si tratta allora di fare questa o quell’altra cosa, ma di impostare la nostra vita personale, familiare, sociale, politica, economica, ecclesiale su quanto il Signore ci chiede. Se faremo di noi stessi un’offerta al Signore come Giovanni il Battista e come la Vergine di Nazaret, il mondo vedrà Dio in noi e ogni uomo potrà aprire il suo cuore ad una grande fede. Ognuno deciderà come prepararsi bene a questo incontro durante questo periodo santo d’Avvento.[MORE]
Vangelo della I Domenica di Avvento - C
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Commento
La storia è una fornace di sofferenza. Il peccato dell’uomo è il fuoco che mai si spegne, anzi ogni giorno si riaccende con più vigore, per divorare e distruggere ogni vita. Dove non arriva la malattia giunge il vizio, dove il vizio si ferma continua la stoltezza, se non falcia la morte fisica, vi è il terrore che priva di serenità e sicurezza. Dove non si muore per fame ci si uccide per il troppo cibo. Siamo tutti avvolti, conquistati, devastati, ridotti a brandelli dal buio etico. Oggi anche il genere uomo e donna è stato intaccato da questo virus letale. Siamo governati da una idolatria rapinatrice di ogni vera speranza. Dobbiamo confessare che non vi è più salvezza per alcuno? Dobbiamo dichiararci sconfitti dall’orrendo peccato del mondo che sotto le sue multiformi modalità e tattiche sempre nuove toglie la pace dal cuore dell’uomo? Siamo tutti in una caldaia di pece bollente dalla quale nessuno di noi potrà più venire fuori?
Gesù ci mette in guardia. Vi sarà un tempo in cui anche la creazione uscirà dal suo ordine naturale e creerà angoscia e terrore. Questo però accadrà prima della venuta del Figlio dell’uomo per il giudizio finale. Infatti finirà questo vecchio mondo, perché il Signore dovrà fare i nuovi cieli e la terra nuova. Dopo, nell’eternità, tutto sarà diverso. Quelli che Gesù porterà con sé entreranno nella gioia eterna, nella pace che mai più verrà meno. Coloro invece che Gesù non potrà portare con sé, finiranno nel tormento eterno. Il fuoco da essi acceso sulla terra con il loro peccato li avvolgerà. Essi saranno come il roveto ardente di Mosè. Arderanno per l’eternità, ma non si consumeranno. È come se essi stessi fossero l’alimento del fuoco eterno.
Non c’è allora alcuna salvezza per l’uomo? Sì, la salvezza c’è. Ha però un caro prezzo da pagare. Essa non è liberazione dalla fame, dalla malattia, dalla sofferenza, dal dolore, dalla paura e neanche dallo spavento o dal terrore. Neanche dalla morte violenta essa è liberazione. Il prezzo da pagare è porre ogni attenzione a non cadere mai nel peccato, né in pensieri, né in parole, né in opere, né in omissioni. Questa è la parte negativa, o distruttiva. Si deve distrugge il peccato nel nostro corpo, anima, spirito. Poi vi è la parte costruttiva che chiede una crescita quotidiana nelle virtù della fede, speranza, carità, giustizia, prudenza, fortezza, temperanza. È questo un prezzo che si deve pagare ogni giorno. Mai chi vuole la salvezza eterna deve abbandonarsi al peccato. Chi si concede al vizio, al male, all’idolatria, alla corruzione difficilmente riuscirà e venirne fuori. Anzi, chi è nel peccato, spesso viene ucciso dallo stesso peccato che commette e trascinato nel fuoco eterno. È quel fuoco che lui ha acceso sulla terra per gli altri che ora lo avvolgere per l’eternità senza consumarlo.
Gesù mette in guardia ogni uomo perché non cada in tre crepacci dai quali difficilmente potrà uscire: il crepaccio delle dissipazioni, quello delle ubriachezze, e l’altro degli affanni della vita. Le dissipazioni tolgono alla vita ogni finalità eterna. Per esse si vive in una accidia spirituale perenne. Con le ubriachezze si perde la coscienza del bene, del male, del giusto, dell’ingiusto. L’uomo viene anche privato dell’uso della volontà. Diviene un corpo immondo, incapace di governarsi. L’uomo si fa non uomo. Con gli affanni della vita le cose del tempo e le aspirazioni verso di esse fanno dimenticare l’eternità. Inoltre quando le cose conquistano il cuore, divengono esse il dio dell’uomo e la vera speranza muore, assieme alla fede e alla carità.
Buon cammino di Avvento a tutti. Mettiamoci in marcia.
Don Francesco Cristofaro
www.donfrancescocristofaro.it