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Attacco chimico in Siria: Mosca "fake news", pieno sostegno al presidente Al Assad

MOSCA, 05 APRILE - "La Russia e le sue forze armate continueranno le operazioni per sostenere le azioni anti-terrorismo per liberare il paese, condotte dalle forze armate della Repubblica Araba Siriana". Con queste parole il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, ai microfoni di Russia Today, ha espresso la posizione del governo dopo l’atroce attacco chimico avvenuto in Siria.[MORE]

Si evince che il gioco delle alleanze non sia cambiato, anzi il presidente Russo, Vladimir Putin, ha espresso dubbi sull’identità della persona che ha ordito l’attacco con il sarin, non concordando con l’opinione pubblica occidentale che ha già dato un nome al carnefice, Bashar Al Assad, senza che siano state rinvenute prove che attestino la sua colpevolezza.

Intanto gli Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno deciso per una bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Il documento esprime la “condanna” dell’attacco chimico a ed obbliga il presidente siriano Bashar al Assad a “cooperare con il meccanismo di inchiesta” delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, Opac. Secondo le informazioni divulgate dall’agenzia russa Tass, la bozza prevede, inoltre, che il governo siriano fornisca i dati sui piani di volo e tutte le altre informazioni relative alle operazioni aeree alle due commissioni di inchiesta, compreso l’accesso immediato alle basi aeree dalle quali sarebbero stati lanciati gli attacchi chimici.

Ma cosa spinge il presidente Putin nel voler sostenere Al Assad, oramai già condannato dalla comunità internazionale? Per rispondere a questa domanda bisogna considerare alcuni punti fondamentali: la Russia ha sempre considerato la questione siriana come una vicenda che doveva essere gestita all’interno dei confini nazionali, come prevede il concetto di sovranità, concetto entrato in crisi dalla vicenda libica, che ha portato al rovesciamento del regime del colonnello Gheddafi, che ha posto in essere le basi della cosiddetta “responsability to protect”. Intanto gli anni sono trascorsi e la guerra civile ha avuto risonanza mondiale anche per l’ingresso sulla scena di numerose milizie di combattenti, per la maggior parte legate ad Al qaeda.

Un tragico episodio, simile a quello perpetrato ieri, provocò la morte di numerose persone con il gas sarin. Lo sdegno portò ad un accordo che permise agli ispettori Onu di controllare i siti di stoccaggio delle armi chimiche di proprietà governative. Il Cremlino non poteva aver la certezza dell’innocenza di Al Assad, ma la cooperazione sulle armi chimiche risultava essere nell’interesse del presidente siriano. Nel caso in cui il regime di damasco avesse usato nuovamente armi chimiche, non avrebbe potuto più contare sul sostegno russo. Parliamo di una vicenda accaduta anni fa. Se la tragedia di ieri fosse stata ordita dal regime non avrebbe avuto logica, né nei guadagni militari, dato che la zona era abitata da civili e non da ribelli, né positiva da un punto di vista di immagine mediatica. Numerosi sono i dubbi sulla vicenda e per avere un quadro definito della situazione bisogna solo aspettare.  

 

Immagine da: cnsnews.com

Caterina Apicella