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Atomkraft? Nein danke! La Germania abbandona il nucleare

BERLINO, 30 MAGGIO – Atomkraft? Nein danke! Questo è lo slogan simbolo delle numerose manifestazioni die giorni scorsi che hanno portato il governo tedesco ad unirsi alla volontà della popolazione e a dire no al nucleare. Nucleare? No grazie! Storica decisione di Berlino che aveva già bloccato alcuni reattori dopo la tragedia di Fukushima. Nel corso di un vertice della coalizione di governo che si è svolto la notte scorsa, la Germania è giunta ad un accordo che prevede l’addio dell’energia nucleare.[MORE]


Il ministro dell’ambiente tedesco Norbert Röttgen (CDU) ha annunciato la chiusura di tutte le centrali entro il 2022 e la disattivazione, entro il 2011, di tutti gli impianti tranne tre che resteranno in funzione per eventuali crisi energetiche. I leader dei vari partiti si sono riuniti nell’ufficio del cancelliere Angela Merkel per mettere a punto un accordo arrivato solo al termine di una sessione durata dodici ore in cui sono stati coinvolti anche i partiti dell’opposizione, Socialdemocratici e Verdi. Diverse sono state le critiche e le insoddisfazioni da parte dei liberali. La Fdp voleva inserire nell’accordo una clausola che permettesse di rivedere in futuro uno stop al nucleare ma Röttgen è stato categorico. "E' definitivo: l'ultima data per le ultime tre centrali nucleari è il 2022", ha detto Röttgen dopo il vertice. "Non ci saranno clausole di revisione". La decisione è stata presa alla luce dei dati della Commissione Etica per il nucleare, l’agenzia indipendente appositamente creata per valutare le conseguenze dell’uscita dal nucleare. Tra le 35 pagine del documento della Commissione si può leggere come non ci siano dubbi sulla necessità dell’abbandono dell’atomo e che nessuna delle 17 centrali tedesche garantisca i massimi livelli di sicurezza. “In ogni caso, per evitare che in futuro possano verificarsi disastri nucleari in Germania, l’uscita è obbligatoria e inevitabile” sottolinea la Commissione.


L’abbandono del nucleare dovrà ovviamente essere accompagnato da forti investimenti nel campo delle energie rinnovabili e da un miglioramento della rete di distribuzione e dell’efficienza energetica. Rinunciando all’energia nucleare la Germania perderà il 22% dell’energia a propria disposizione che recupererà con altre fonti tra cui soprattutto l’energia eolica. La maggiore economia europea sta stanziando già da molto tempo miliardi di euro per usare le fonti rinnovabili in modo da soddisfare i suoi bisogni. Inoltre i costi derivanti da questo cambio di rotta non saranno così insostenibili. I documenti del ministero per l’ambiente dimostrano che dal punto di vista economico, per i privati, l’uscita dal nucleare comporterebbe un aumento del costo della bolletta di soli 30 euro annui.
Così, mentre la Germania offre un esempio importante di modernità ed ecosostenibilità, in Italia si continua ad ostacolare il vicino referendum, previsto per il 12 e 13 giugno. “Siamo convinti che il nucleare sia un destino ineluttabile” sostiene Silvio Berlusconi. Ma forse la popolazione italiana è più matura di quanto non lo siano i suoi rappresentanti dato che già più di venti anni fa si era dimostrata, con il referendum del 1987, decisamente antinucleare. L’esito del voto pose termine all’esperienza elettronucleare italiana con la chiusura delle poche centrali funzionanti ma il referendum non vietava in modo esplicito la costruzione di nuove centrali. A livello mondiale è diffusa ed affermata l’opinione sulla pericolosità ed inefficacia dell’energia nucleare. Gli incidenti nucleari e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi hanno probabilmente il più grande impatto sull’opinione pubblica.


Nel frattempo, mentre il decreto Omnibus potrebbe rendere il prossimo referendum del tutto inutile, gli italiani all’estero hanno iniziato a votare. A decidere sulle politiche energetiche italiane sembra quindi debba spettare alla Corte di Cassazione. “Confidiamo nel giudizio della Corte che potrà ristabilire il diritto degli italiani ad esprimere il proprio parere su un tema importante come il nucleare”. Questa la speranza di Greenpeace, espressa in un comunicato dopo un blitz degli ambientalisti nel corso della finale di Coppa Italia allo stadio Olimpico di Roma. Cinque attivisti, durante il primo tempo dell'incontro, hanno calato dalla copertura della Tribuna Tevere un grande striscione con la scritta "Da Milano a Palermo fermiamo il nucleare". “Noi italiani abbiamo ben capito che la manovra del Governo è solo il disperato tentativo di derubarci del diritto di esprimere quello che sentiamo e vogliamo: mai più nucleare in Italia”, spiega Salvatore Barbera, responsabile della campagna Nucleare di Greenpeace. “Il tentativo di tappare la bocca agli italiani avrà, però, l’effetto opposto. Il 12 e 13 giugno sapremo rispedire al mittente, votando Sì al referendum, il folle progetto di riportare il nucleare in Italia”.


Mentre in Italia il governo discute ed ostacola, la Germania agisce diventando così la prima potenza industriale a rinunciare all’energia atomica.
 

Filomena Maria Fittipaldi