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Risultati Assemblea Nazionale Pd: Renzi si dimette e si procede al "congresso"
ROMA, 19 FEBBRAIO - Assemblea nazionale del Pd, all’ordine del giorno la presa d’atto delle dimissioni del segretario Matteo Renzi. Orfini ha dato per due ore la possibilità, prevista dallo statuto, di candidarsi alla segreteria. Ma nessuno ha raccolto l'invito: "Sono scaduti i termini - ha spiegato Orfini nel corso dei lavori - e non sono state presentate candidature. Quindi non eleggeremo un nuovo segretario, al termine dell'assemblea sarà automaticamente indetto il congresso. Nei prossimi giorni convocherò la direzione".[MORE]
L’idea del congresso è stata appoggiata anche da Fassino che interviene esclamando “il congresso lo dobbiamo fare perché veniamo da due sconfitte pesanti, le amministrative e il referendum e abbiamo di fronte due passaggi impegnativi, come il referendum sui voucher e gli appalti, e le amministrative”.
“Non la data di un congresso. Non la qualità dei legami tra noi. Non è una lotta di potere. Oggi in gioco c’è molto di più: spezzare il filo su cui ha camminato la sinistra italiana per oltre un quarto di secolo”. Afferma Gianni Cuperlo.
Francesco Boccia “La scissione non è una vittoria di alcuni e una sconfitta di altri, è la morte di un progetto politico. Io ho chiesto il congresso il 5 dicembre, ora apriamo il congresso, confrontiamoci in una conferenza programmatica e poi chiedo di avviare un congresso anche nei 4 mesi che ha detto Orfini”.
Matteo Renzi nel discorso iniziale ha sottolineato l’importanza della riunione del partito affermando che: "La scissione ha le sue ragioni che la ragione non conosce. La nostra responsabilità è verso il Paese e quelli che stanno fuori. Adesso basta: si discuta oggi ma ci si rimetta in cammino. Non possiamo continuare a stare fermi a discutere al nostro interno". La lotta intestina sta dando spazio all’avanzata di Beppe Grillo, spiega l’ex presidente, in questo momento trovare un punto d’incontro alla spaccatura del Pd sembra l’unica speranza per ristabilire una guida interna per il Paese.
Walter Veltroni, primo segretario del Pd, ha voluto ricordare a tutti i presenti le radici storiche e fondamentali del Partito, vero e unico simbolo di unione in questa fase storica della sinistra. “Se la sinistra è minoranza sono in minoranza i diritti, le esigenze dei più poveri. La sinistra non ha diritto di essere minoranza per scelta ma deve conquistare consensi ampi e non sarà con la parola d’ordine della rivoluzione socialista che questo accadrà. –continua sul punto- Il Pd nacque per fusione non per scissione e oggi rischia di rompersi il più grande partito della sinistra europea per una una questione che appare interna, di procedure e di tempi, che non sarà capita”.
La minoranza non si arrende e continua a sottolineare tutti i punti che hanno portato alla frammentazione del partito. In particolar modo Enrico Rossi è intervenuto: “abbiamo posto lo stesso problema che milioni di cittadini pongono e che avvertono il Pd come un partito non più di sinistra. Abbiamo provato ad avanzare alcune idee,invece è stato alzato un muro e non abbiamo avuto nessuna risposta”.
Sentimento di chiusura avvertito anche da Gianni Cuperlo “Le parole gufi, slealtà, sono state un momento di umiliazione. Non siamo mai stati davvero fino in fondo un gruppo dirigente, la dialettica è divenuta conflitto”.
Laura Carrara
Fonte foto: ilpost.it