Politica

Manifestazione per l'assemblea di minoranza Pd al via

ROMA, 18 FEBBRAIO – La manifestazione della minoranza Pd a Roma è cominciata al Teatro Vittoria sulle note di Bandiera Rossa e a presentarla c’è Peppino Caldarola, mentre in platea siedono Massimo D'Alema, Pier Luigi Bersani, Michele Emiliano, Roberto Speranza, Enrico Rossi. [MORE]

"I margini di trattativa ci sono sempre, dipende dalla volontà delle persone e sopratutto dobbiamo sapere che il Pd non è proprietà di alcuni capi che litigano tra di loro. Il Pd è proprietà di alcuni milioni di persone che ci hanno creduto, che ci credono e che non vogliono questa divisione". È quanto afferma il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini, che stamani su Twitter aveva scritto il seguente messaggio:

“Non vi chiedo "Fermatevi", vi dico "Fermiamoci". Per il nostro popolo dopo una scissione non ci saranno innocenti,saremo tutti colpevoli #Pd”

Durante il suo intervento, il governatore toscano e candidato alla segreteria Enrico Rossi ha precisato che "se si pensa di fare un congresso in poche settimane, una una conta per riconsegnare la guida del partito al segretario noi non ci stiamo. Il Pd è per sua natura un partito plurale e di centrosinistra, se si pensa di abolire la sinistra o che finisca per non contare nulla la responsabilità della spaccatura ricade su chi non vuole capire".

Roberto Speranza ha parlato alla platea dicendo di aver avuto un colloquio con Matteo Renzi: "Mi ha cercato e ho parlato con lui, come giusto sia perché è il segretario. Gli ho chiesto se la vediamo solo noi la scissione che c'è già stata in parte del nostro mondo?. Se non c'è una presa di consapevolezza sarà normale un nuovo inizio. Se il congresso non è il tentativo di rimettere insieme un mondo ma è solo rivincita o plebiscito a me non interessa entrare".

Invece, Massimo D'Alema ha annunciato che domani non parteciperà all'assemblea del Pd.

Il ministro Graziano Delrio è intervenuto per stemperare le polemiche nate dopo la lamentela per cui Renzi non avesse fatto neppure una telefonata per evitare la scissione.
"Sono per Matteo un fratello maggiore - dice a Repubblica - e come i fratelli maggiori ho il dovere di dirgli quello che ritengo serva", e gli ho detto: "'Devi togliere ogni alibi per evitare la rottura nel partito'" e gli ho "chiesto di essere flessibile, il più possibile in questa fase, in ballo c'è il futuro dell'Italia e del Pd". In effetti telefonata tra Renzi e Emiliano c'è poi stata: "Mi ha ascoltato. Infatti ci siamo sentiti a nostra volta". Secondo il ministro, la scissione "va evitata in ogni modo e stiamo lavorando per questo, ne vedremo l'esito".

Intervistato dal Corriere della Sera, Delrio continua: "La scissione sarebbe la frattura nella diga, che oggi è ancora solida contro i populismi e la rabbia sociale. Ma io sono anche convinto che nessuno possa imputare a Renzi il minimo di responsabilità". Al segretario, Delrio non rimprovera niente nel merito: "Renzi ha fatto ogni sforzo possibile, si è mostrato sempre disponibile a seguire le indicazioni della minoranza. Lui voleva fare il congresso a dicembre, poi ha accettato di posticiparlo, quindi gli hanno chiesto che il partito fosse contendibile con primarie aperte. E infine dai candidati, Rossi, Speranza, Emiliano e anche Cuperlo, si è alzata la richiesta prepotente del congresso subito".

Il partito necessita di solidità, ma ora pare brancolare nel buio.

Fonte immagine ilfattoquotidiano

Claudia Cavaliere